Da Valsantangelo di Pievetorina ci arriva un esempio di grande attaccamento alle tradizioni ed al territorio da parte di un sacerdote ottantenne, Don Candido Pelosi, che dopo il terremoto è rimasto sul posto e ha coinvolto in questa occasione i suoi parrocchiani a perpetuare la ricorrenza di S Antonio Abate.
S. Antonio è un santo simpatico alla gente, ma lui, che è vissuto nel deserto torrido dell'Egitto, ha scelto per la sua festa il giorni più freddi dell'inverno.
Ma i tenaci residenti di questi paesi terremotati non si sono scoraggiati e vogliono conservare le tradizioni.
Orfani della chiesa, danneggiata dal sisma, nella cappella ricavata nella casa parrocchiale di Valsantangelo, hanno organizzato una bella celebrazione.
Sfidando la strada gelata, in Panda e Jeep, o arrancando a piedi con qualche scivolone, si è raccolto un variopinto gruppetto di persone, dal paese, da Massaprofoglio,da Casavecchia, da Pievebovigliana, da Roma.
Nella messa, il parroco don Candido Pelosi, ha ricordato la figura del santo patrono degli animali, modello di austerità, di amore a Dio, di servizio ai poveri, "per dire grazie al Signore che ci dà il necessario per vivere e ci vuole fratelli".
E stare così, insieme, nella preghiera, nel canto, stretti gli uni vicini agli altri, è stato un momento consolante, dopo tanta solitudine di gente, scappata dai paesi, dispersa dai luoghi amati, incerta per il futuro.
E poi il dono del pane, un pane morbido e fresco, portato dai fratelli Piero e Paolo Morelli, dal loro forno di Ostia, per questo incontro, voluto particolarmente da loro stessi.
Lo scambio della pace, la benedizione del pane, la preghiera a s. Antonio: segni del cuore, e infine... un grazioso gesto di gentilezza, espresso con un cioccolato caldo, offerto ai presenti.
La gente del posto non vuole scappare, ma rimanere testimone nella terra dei padri, costruendo l'avvenire e sperando in tempi migliori.
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