Sold-out alla sala della biblioteca comunale Castiglioni, lo scorso sabato. Un pienone, con gente in piedi, assiepata, che è stata attenta, amichevolmente presa dall’incontro relativo al poeta Remo Pagnanelli, quella sera in veste di critico d’arte. Dopo il saluto del vicesindaco Stefania Monteverde, ha dato l’inizio alla conferenza la sorella di Pagnanelli, Sabina, che ha ideato questo particolare incontro, insieme all’Associazione Art Club Studio di Macerata. Serata davvero particolare perché ben 15,artisti (Bartolini, Basili, Caggiano, Carletti, Craia, Del Bianco, Donati, Grelloni, Iacomucci, Migliorelli, Pannocchia, Pantana, Piccardoni, Spagnuolo, Zampetti) hanno esposto le proprie opere, ognuna della quali a “commento” di alcuni testi di Remo. La mostra sarà aperta al pubblico fino alla fine del mese di febbraio.
Magistrale l’intervento del Professor Roberto Cresti docente di Storia dell’arte (e di Estetica) presso la nostra Università. Magistrale poiché, non rinunciando alla “complessità” è partito dagli studi critici di Remo, quelli relativi ad alcuni autori quali Scipione e Peschi, fra gli altri, ma soprattutto dagli approfondimenti di teoria dell’arte, ovvero ai saggi sulla percezione dell’opera, di estetica, di “pedagogia del fatto estetico”. Su questi, in particolare, il Professor Cresti si è soffermato. Tesi di fondo, la seguente:
Pagnanelli, che aveva a suo favore una enorme e sterminata “lettura” e approfondimento di grandi Maestri del Novecento (Longhi, Brandi, De Benedetti, Ricoeur, e una foltissima schiera ermeneutica di richiamo, da Jung a Lacan), si diceva, non si era affatto “aggregato” alla pletora dominante dello strutturalismo e della semiotica, “era lontano - ha detto Cresti - dalle Chiese e dalle ideologie totalitarie”. Di qui la sua posizione, modernissima, di “solitudine” dello studioso, che in verità aveva (e ha) parenti illustri nel secondo Novecento, più in Francia che in Italia. Remo propone nei saggi teorici l’idea di una estetica che abbia una sua funzione “regolatrice” o comunque una direzione etica (anche qui la lezione di Luciano Anceschi). Ma è proprio analizzando i testi poetici che Cresti ha “scovato” il nucleo fondante dei versi, o, se si vuole, della poetica: esiste una simmetria profonda tra immagine e parola, un connubio quasi alchemico, generatore di immagini nei confronti delle quali l’autore si sente come liberato. Ut pictura, si può dire, che immagine e verso siano “sintetici” e costituiscano una unità indissolubile. Pur nell’omaggio profondo e alto ad una musicalità di tono medio e pacato, quella che Remo amava di più, presente nel poeta a lui più “interno”, Vittorio Sereni (sul quale si era laureato), Cresti ha delineato una personalità “forte”, un “individualismo non vittimistico”, un tipo di critica affatto astratta, ma sempre consapevole della “storia” del poeta indagato, è il caso del saggio su Fortini, nonché l’approccio al “cinema”, a questa “arte in movimento” sulla quale Pagnanelli anche aveva scritto e definito come il “supergenere dell’arte” . Vi è modernità e fedeltà alla tradizione, vi è una irritazione, quasi leopardiana per le “ magnifiche sorti e progressive”. Insomma, Remo , pur nella sua breve vita, ha concentrato una potenza e una lucidità quasi profetica di lettura che oggi viene a mancare. Si direbbe, proseguendo con Leopardi, la lotta per una “verità” , per una poesia concepita come “organismo vivente” e “martirion”, contrapposta alla “funesta voce delle gazzette”.
Il prossimo incontro in programma, previsto per Sabato 10 febbraio alle ore 17 presso la biblioteca comunale, è dedicato interamente alla poesia. Per la presentazione del volume “Quasi un consuntivo”, che raccoglie una selezione di poesie di Pagnanelli, un parterre di donne : la curatrice del volume Daniela Marcheschi, la direttrice della biblioteca Alessandra Sfrappini e la professoressa e scrittrice Lucia Tancredi , coordina i lavori Maurizio Verdenelli . Daranno voce ai testi poetici Piero Piccioni e Fulvia Zampa .
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