Entro in redazione e ripenso con un brivido a quelle tre ore agghiaccianti: cosa mi attende?
Entro in redazione...le luci sono spente, a quest’ora oramai sono solo.
Cammino al buio verso la scrivania, accendo la lampada da tavolo e sprofondo nella mia poltrona.
Guardo un punto avanti a me: il fascio di luce illumina le fotografie appese alla parete, quelle di una vita che mi sono inventato, sempre sopra le righe, spesso al limite…da inviato di guerra a paparazzo d’assalto.
Ed ora...in cosa mi sto infilando? Una giornata adrenalinica, non meno di altre giornate, ma questa volta arrivo a sera tarda che non riesco a dormire: quello che ho ascoltato oggi mi ha travolto.
Eppure sono stato sequestrato dai serbi, durante la guerra balcanica, per 48 lunghissime ore, cosa mi può scuotere più di quell’esperienza? Forse l’ignoto, forse ciò di cui non mi sono mai occupato in tutti questi anni di carriera?
Ciò che ho ascoltato seduto all’aperto per tre interminabili ore, in cui neppure il gelido vento del nord è riuscito a farmi alzare da quella sedia e a distogliermi dallo sguardo magnetico del mio interlocutore , si è trasformato in immagini. Immagini terribilmente vere nella loro crudezza che a fatica riesco a sostituire con le luci del Natale che filtrano dalla mia finestra.
Cosa fare ? Scordarmi della forza travolgente di ciò che ho ascoltato e visto? Incontrarmi nuovamente con questo oscuro personaggio per farmi raccontare ancora di più della sua vita? E poi? Per farci cosa? E se ci scrivessimo un libro? Già...questa potrebbe essere un’idea....un libro.
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