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Cultura Macerata

Effettuato a Macerata il trapianto di microbiota intestinale

Effettuato a Macerata il trapianto di microbiota intestinale

Presso l’ospedale di Macerata è stato effettuato, per la prima volta nelle Marche il trattamento della colite pseudomembranosa da Clostridium Difficile mediante trapianto fecale.

l’intervento è stato eseguito dal dottor Giuseppe Feliciangeli dell’Unità Operativa di Gastroenterologia. “Il trapianto di microbiota intestinale, meglio noto come trapianto fecale, è una procedura già conosciuta nell’antica Cina e routinariamente eseguita in campo veterinario. Da alcuni anni è stata dimostrata la sua efficacia nel trattare una grave forma di infezione intestinale, la colite pseudomembranosa da Clostridium Difficile. Tale infezione insorge spesso nelle persone, prevalentemente anziane, sottoposte a cicli di antibioticoterapia per altre malattie. Le sue complicanze, a volte, possono mettere a rischio la vita dei pazienti. Fino ad ora l’unico rimedio per la colite da Clostridium Difficile era la somministrazione di ulteriori cicli di antibiotici, spesso con scarso successo. L’intervento è stato effettuato su di un paziente, maschio di 71 anni, affetto da patologie cardiache e renali, sofferente da infezione da Clostridium difficile, che oltre sei mesi di terapia antibiotica non erano riusciti a debellare. Ecco allora che viste le esperienze precedenti, nel mondo ed in Italia, la struttura medica ha deciso di ricorrere al trapianto fecale. Il materiale fecale ottenuto da un donatore sano, nel nostro caso da un congiunto stretto del paziente, è stato opportunamente preparato e "iniettato" con un colonscopio nella parte iniziale del colon. L'intervento ha dato buon esito. A due settimane dall’intervento, gli esami effettuati sul paziente non rivelano più tracce del germe del Clostridium Difficile e le sue condizioni cliniche sono notevolmente migliorate. Afferma il dr. Feliciangeli, che “il nostro risultato conferma la bontà del trapianto fecale nella cura della colite da Clostridium Difficile refrattaria (cioè resistente) agli antibiotici. In questo caso abbiamo utilizzato questa terapia, non ancora riconosciuta dal Servizio Sanitario Nazionale, a scopo compassionevole, cioè come ultima spiaggia, vista l’urgenza del caso dovuta alle condizioni cliniche del paziente, ed ovviamente dopo aver ottenuto il suo consenso. L’obiettivo futuro sarà quello di organizzare un protocollo sperimentale nelle Marche per confermare i dati finora in nostro possesso”.

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