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Cronaca San Ginesio

San Ginesio, incontro su legalità e cyberbullismo al liceo "Gentili": i carabinieri salgono in cattedra

San Ginesio, incontro su legalità e cyberbullismo al liceo "Gentili": i carabinieri salgono in cattedra

Un appello a non restare indifferenti contro quello che non va, a partire dai più piccoli soprusi della vita quotidiana, è stato lanciato questa mattina dal maggiore Giulia Maggi, comandante della compagnia carabinieri di Tolentino e dal luogotenente De Giorgi comandante della stazione dei carabinieri di San Ginesio, intervenuti al liceo Alberico Gentili di San Ginesio, accolti dalla 1° Collaboratrice del Dirigente Scolastico Alessandroni Tiziana per un incontro formativo sulla cultura della legalità e cyberbullismo introdotto da Santoni Emanuela, docente di Diritto ed Economia , agli alunni delle classi prima, seconda e terza degli indirizzi scienze umane e linguistico.

I militari hanno privilegiato esempi concreti: da coloro che riprendendo una scena violenta con il telefonino pensano di agire per il bene collettivo, testimoniando con le immagini un delitto, mentre in realtà come è stato illustrato dai carabinieri si tratta di fare un passo indietro, di pensare che sarà sempre l'altro ad impegnarsi per evitare la violenza. È proprio il disimpegno morale, cioè l'indifferenza per quanto sta accadendo, il primo elemento che permette ai bulli che prendono di mira una persona in condizione di particolare fragilità, di dare luogo a soprusi e vessazioni che mettono la vittima in uno stato di profonda soggezione e prostrazione psicologica. Particolarmente delicata e a rischio, come descritta dalle parole dei due militari presenti, è l’età dell’adolescenza anche se il bullismo non è reato in sé per sé può portare a commettere azioni illegali, per cui anche chi è minore viene sanzionato.

Dopo un breve esame delle diverse tipologie di reato e dei rischi che chiunque può correre di diventare vittima di un bullo, nelle parole del maggiore e del luogotenente alcuni consigli per evitare che queste violenze possano verificarsi e propagarsi. La prima cosa è il fare rete tra le diverse componenti della famiglia, della scuola ed i servizi sociali, le forze dell’ordine in chiave preventiva e anche avere il coraggio di dire che le cose non vanno, proprio perché dal silenzio e dall'appoggio di persone a lui vicine, il bullo trae la forza per continuare con le sue prepotenze. «Va bene segnalare, è giusto segnalare», lo hanno ripetuto più volte il maggiore Maggi e il luogotenente De Giorgi «basta, questo non fa ridere nessuno», un'altra frase suggerita dai militari.

È stato proiettato un video illustrativo delle molteplici attività dell'arma dei carabinieri e successivamente un breve filmato in cui Nicola Gratteri, il magistrato in prima linea contro la criminalità, avverte i giovani di essere consapevoli che un giorno prenderanno in mano il proprio futuro, che però è profondamente condizionato da come gli adulti di oggi lo hanno plasmato per asservirlo alle loro necessità di potere. È stato poi proposto l'esempio di un fatto di cronaca avvenuto a Milano, in cui un ragazzino è stato torturato su una sedia con i fili elettrici, i suoi aguzzini hanno avuto una condanna a quattro anni di reclusione.

«Chi subisce, subisce non solo dal gruppo ma anche dall’indifferenza delle masse, perché non viene riconosciuto come una persona degna di valore», ha detto il maggiore Maggi. Il luogotenente De Giorgio ha poi avvisato sui rischi connessi all'uso dei cellulari e dei social network, evidenziando come in caso di condotte illegali, conseguono responsabilità a livello familiare, civile, penale e sociale.

Toccante l’esempio di una ragazzina, che per un gesto d’affetto ripreso dai compagni di classe e amplificato dai social, è stata tacciata di essere di facili costumi, subendo un periodo di forte fragilità emotiva, connessa a depressione. In questo caso è stato evidenziato come la rete efficace, tra scuola e servizi sociali e sanitari, abbia evitato conseguenze peggiori. È stata evidenziata poi la pervasività, l’anonimato, l'indebolimento delle norme etiche, che si nascondono dietro al fenomeno del cyberbullismo, cioè tutti quegli atti vessatori che vengono rilanciati e amplificati grazie al mondo digitale.

«È come mettere qualcosa in mondovisione pubblicare sui social», hanno avvisato i militari, richiamando alla necessaria responsabilità verso sé stessi e gli altri, segnalando le situazioni più critiche, perché se certi fenomeni accadono è quando la collettività si mette i paraocchi e non si assume la responsabilità collettiva di controllare e segnalare i comportamenti socialmente devianti.

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