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Cronaca Macerata

Processo Oseghale, proiettate immagini shock del corpo di Pamela. Depone il medico legale Tombolini

Processo Oseghale, proiettate immagini shock del corpo di Pamela. Depone il medico legale Tombolini

L'articolo contiene informazioni dettagliate sulle condizioni del corpo di Pamela Mastropietro non adatte a persone particolarmente sensibili: 

Il primo a deporre nella quarta udienza del processo a Innocent Oseghale in merito al terribile omicidio di Pamela Mastropietro è stato il medico legale Antonio Tombolini. È stato lui a svolgere la primissima autopsia sul corpo della povera ragazza diciottenne. Il giorno del ritrovamento del suo corpo Tombolini ha lavorato dalle 11:00 del mattino sino alle ore 23:00 della sera. 

Al momento dell'apertura delle valigie in cui era contenuto il corpo di Pamela lo stesso Tombolini ha affermato come vi fosse un forte odore di varechina da lui stesso definito "tanto forte da sembrare di essere in piscina". 

In aula vengono proiettate le immagini del corpo di Pamela Mastropietro, seguendo l'esposizione di Tombolini sulle condizioni del corpo della ragazza al momento del ritrovamento: "È stato svolto un lavaggio accurato volto a cancellare qualsiasi traccia di contatto fisico con la deceduta". 

Secondo quando riportato nella relazione depositata il 5 febbraio si è trattato "di cadavere di giovane adulta depezzato e deposto in due valigie così suddiviso: testa in una valigia avvolta da due sacchetti di plastica blu, seconda valigia con le altre parti anatomiche. Seni apportati, braccia e gambe". 

Per tutto il tempo della deposizione del medico legale, Oseghale ha mantenuto lo sguardo rivolto verso la propria interprete non visionando alcuna delle immagini proiettate mentre Alessandra Verni, la mamma di Pamela, non è riuscita a tratennere la commozione.

 "Arti superiori depezzati al livello delle spalle e poi dei gomiti. Arti inferiori depezzati all'altezza del bacino. I femori erano scheletrizzati, privati quindi dei tessuti molli. Si constatava anche una agopuntura all'altezza del polso della mano sinistra - ha spiegato Tombolini -. Una agopuntura praticata quando la giovane era in vita in quanto si è ravvisata un'infiltrazione ematica che evidenzia come sia stata bucata la vena sottostante. La giovane si è quindi iniettata endovena una sostanza estranea. Ci sono inoltre molte striature all'altezza dell'avambraccio sinistro che non sarebbero riconducibili ad un laccio emostatico, dato che sono molteplici. Inoltre l'iniezione è avvenuta con un ago di 2,5 millilitri: una anomalia, una cosa non convenzionale perché chi si inietta la sostanza usa al contrario un ago sottile e corto. Non da 25 millilitri che invece è grande."

"Il capo presenta una pressione frontale, con la lingua pinzata tra i denti che poteva far ricondurre a uno strangolamento. Un lavaggio accurato con la candeggina che ha determinato alopecia nella parte dei capelli e che li ha quindi sfaldati. I tessuti molli del collo non sono valutabili" - ha proseguito il medico legale -. Alla proiezione della foto del capo la mamma di Pamela, Alessandra Verni, si è messa sul banco con la testa poggiata come per non continuare a vedere quanto veniva proiettato. 

"Il torace era senza diaframma. Si è proceduto poi con un lavaggio accuratissimo a voler togliere qualsiasi molecola di DNA per eliminare ogni traccia di persone presenti - ha proseguito Tombolini -. Nell'emitorace destro si notano due lacerazioni al penultimo e all'ultimo spazio intercostale: entrambe riferibili ad arma da taglio utilizzata appositamente.  Si segnala la presenza di una forte lesione che potrebbe essere riconducibile a un coltello da cucina come a un machete. Lesione molto ampie che sono state prodotte quando la giovane era ancora a cuore battente. Poi ci sono quattro tagli inferti al fegato con un'arma da taglio". 

 "Le viscere addominali sono state anch'esse lavate accuratamente e risposte in sacchetti di colore azzurro - ha continuato -. Entrambi i seni sono stati amputati alla loro base. Risulta l'asportazione della vescica e della parte vaginale molto accurata con la chiara volontà di alterare la presenza di un rapporto sessuale precedentemente avuto: questo è inossidabile. Poi si nota l'amputazione del monte di Venere lavato sempre con candeggina per le motivazioni sopra citate."

"C'è anche una lesione al cuoio capelluto, prodotta sicuramente in vita, che è superficiale. Un colpo - puntualizza Tombolini - che potrebbe essere compatibile con una caduta a terra ma anche come una botta lieve. Non è comunque una caduta mortale e il cervello è inoltre privo di lesioni". 

Secondo Tombolini, a domanda delle parti civili, "sono stati usati non meno di cinque litri di varechina se non di più ed è un lavoro per il quale ci vogliono cinque o sei ore. Appena visto i pezzi nelle valige abbiamo pensato, a una prima impressione, che fosse un lavoro che era stato fatto in ambito agricolo, da una persona abituata a sezionare maiali. È un lavoro fatto in maniera estremamente intelligente e la procedura di lavaggio è estremamente accurata. C'è una logica 'raffinata' dietro a tutto questo". 

La conclusione dell'autopsia di Tombolini, consegnata alla dottoressa Ciccioli, è la seguente: "si è trattato o di overdose o di un colpo d'arma da taglio a livello della porzione bassa laterale dell'emitorace destro. La lesione macroscopica al costato potrebbe essere stata fatta a cuore battente, ma sottolineo potrebbe in quanto presenta un'anomalia: è asimmetrica e la ferita sanguina in un punto e non in un altro". 

In conclusione Tombolini ha supposto quindi che le lesioni non siano state inferte mentre la 18enne romana era in vita.

 

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