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Cronaca Tolentino

Omicidio Lucentini, la vedova Stefania Leonardi rompe il silenzio dopo 4 anni: "Nessun risarcimento"

Omicidio Lucentini, la vedova Stefania Leonardi rompe il silenzio dopo 4 anni: "Nessun risarcimento"

Ancora nessun risarcimento per Stefania Leonardi, la vedova del carabiniere Emanuele Lucentini ucciso dal collega Emanuele Armani all'interno della caserma dei carabinieri di Foligno il 16 maggio del 2015 (leggi l'articolo). Non accenna a placarsi lo strazio per l'inspiegabile e improvvisa perdita subita dalla famiglia del militare cinquantenne, originario di Tolentino.

Stefania ha urlato il suo dolore quest'oggi durante la trasmissione "La Vita in Diretta", a pochi giorni di distanza dall'intervista rilasciata a La Nazione che ha rotto un silenzio protrattosi per quattro anni a seguito della tragica scomparsa del marito: "A intervalli regolari siamo stati risucchiati dalla corrente della burocrazia legale con tutto ciò che ne consegue a livello emotivo ed economico, senza ricevere alcun risarcimento" ha dichiarato. 

All'epoca dei fatti decisiva ai fini della condanna di colpevolezza fu la perizia balistica svolta dal super consulente Marco Piovan nel maggio del 2016  all'interno della caserma dei carabinieri di Foligno dove avvenne l'omicidio (leggi l'articolo): "Il caso era chiaro fin dall’inizio. Ci sono voluti quattro anni e migliaia di euro spesi per arrivare a definire una vicenda che da subito si era chiara: Emanuele Armeni ha ucciso, Emanuele Armeni voleva uccidere". 

Secondo la vedova, Armeni poteva essere fermato prima vista l'inclinazione emersa durante il processo a puntare per gioco le armi da fuoco contro i colleghi: "Un delitto di estrema gravità - afferma Stefania Leonardi - perchè commesso da un appartenente all'Arma dei carabinieri in danni di un collega". Nonostante il giudice avesse previsto 500mila euro di provvisionali subito esecutive, ad ora la famiglia non ha ricevuto nulla in quanto l'assassino risulta nullatenente: "Oltre al dolore e alla grande fatica per reimpostare la vita, ho subito anche l’umiliazione di sentirmi usata dai miei legali, non trovando nemmeno il supporto di fiducia, tutela e umanità che in questi casi è fondamentale". 

Al momento la famiglia Lucentini si è rivolta agli Giovanni Ranalli e Francesco Leti per provare a ottenere un risarcimento.

 

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