Investimenti a Singapore per evitare il fisco: recuperati sei milioni dalla Finanza di Porto Recanati
Con l'illusione di non pagare le tasse investendo in un "paradiso fiscale", ora rischiano di vedere sfumare il loro capitale.
Le Fiamme Gialle di Porto Recanati hanno smascherato un’organizzazione di carattere transnazionale priva delle necessarie autorizzazioni dell’Autorità di Vigilanza. Evasi circa 6 milioni di euro e denunciata una persona. Coinvolti decine di risparmiatori.
La Guardia di Finanza di Porto Recanati ha eseguito una mirata attività di intelligence ed articolate investigazioni nel campo della sicurezza economico-finanziaria, volte al contrasto dei fenomeni di abusivismo nell’esercizio di attività finanziarie nonché di gestione e raccolta del risparmio, da parte di soggetti non provvisti delle prescritte autorizzazioni dell’Autorità di Vigilanza.
Il monitoraggio dei flussi finanziari e le analisi di rischio, basate anche sull’incrocio delle informazioni presenti nelle molteplici banche dati disponibili, hanno consentito ai finanzieri di portare alla luce una rete di soggetti, operanti su tutto il territorio nazionale, che proponevano investimenti vantaggiosi e redditizi, da eseguire mediante bonifici diretti a Singapore, noto “paradiso fiscale”.
Ma le operazioni finanziarie ed i flussi di denaro non seguivano vie regolari e all’insegna della trasparenza, infatti le transazioni di denaro avvenivano per il tramite di una società con sede a Londra, per poi approdare nel “paradiso fiscale”.
Le indagini, che hanno avuto anche una proiezione transnazionale, hanno consentito agli investigatori di individuare e seguire le tracce dei reati che generano profitti illeciti, anche in presenza di sofisticate tecniche fraudolente, nonché gli effettivi mittenti e beneficiari delle somme movimentate.
La complementare attività fiscale ha permesso di recuperare a tassazione circa sei milioni di euro, con la denuncia all’Autorità Giudiziaria di una persona.
Decine, i risparmiatori privati coinvolti, per i quali, oltre a scattare pesanti sanzioni amministrative, conseguenti al mancato rispetto degli obblighi dichiarativi per gli investimenti e le attività di natura finanziaria detenute all’estero, c’è anche il rischio non solo di non ricevere gli attesi guadagni ma addirittura la perdita dei capitali investiti, per essersi rivolti, anziché a banche e intermediari abilitati, ad operatori privi dei requisiti di onorabilità e professionalità.
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