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Cronaca Tolentino

Controverso, visionario, sognatore, ribelle: don Francesco Cocilova lascia a Tolentino un segno indelebile

Controverso, visionario, sognatore, ribelle: don Francesco Cocilova lascia a Tolentino un segno indelebile

Grande l'affetto dei tolentinati dimostrato dopo aver appreso la notizia della tragica scomparsa di Don Francesco Cocilova.

Don Francesco, 79enne, deceduto dopo essere stato investito stamattina a Montelupone, ha guidato per anni la comunità religiosa dello Spirito Santo di Tolentino che lo ricorda come un pezzo di storia della città, visionario e coraggioso, pieno d'umanità e vicino ai fedeli.

Una chiesa costruita dal nulla, un teatro oggi sfogo fondamentale per tante attività e incontri dopo l'incendio del Vaccaj, il modo sui generis di impartire la benedizione pasquale o di celebrare la messa. Ma soprattutto, l'ombra che don Francesco nel 2010 sia stato allontanato quasi "forzosamente" da quella che era la sua casa. Un allontanamento che aveva ferito profondamente quel parroco umile e stravagante, sempre in giro a bordo della sua Vespetta verde, con i sandali anche d'inverno.

C'è tanto affetto nel ricordo dei tolentinati, che chiedono a gran voce che i funerali vengano celebrati proprio a Tolentino nella "sua" chiesa, Ma c'è anche malcelata amarezza.

"Strano, sui generis, sognatore, prete, imprenditore, precursore, buono, disponibile, a volte intrattabile". Così lo ricorda dalla sua bacheca Facebook Marco Salvatori. "Tutti i ricordi che ho della mia infanzia legati alla Chiesa, passano dalla sua figura. Dal suo pulmino blu, dalla sua vespetta verde mare, dai suoi sandali anche in inverno, dalle sue lecca lecca che ti faceva sudare, dalla sua Chiesa avveniristica, tanto contestata ma oggi solida e attiva dopo il terremoto, dai suoi “mesi di Maggio”, dai suoi ritiri spirituali a Caccamo, dalla sua sala giochi poi diventata ritrovo per anziani, dalle sue benedizioni fatte sui pianerottolo di ogni palazzo, appuntamento primaverile che assumeva aspetti folkloristici. Ci sono delle figure che ti entrano dentro da bambino e non ti lasciano mai, neanche quando se vanno lontano. Ciao Don Francì, sei stato immenso!"

Tanti i messaggi che si sono susseguiti da stamattina e che raccontano di come don Francesco, a Tolentino fino al 2010 quando è stato spostato al Sacro Cuore di Macerata diventanto Parroco Emerito e sostituito da don Sergio Fraticelli, non abbia mai superato il dolore di essere stato allontanato da Tolentino.

"Hanno fatto del tutto per cacciarlo dalla nostra comunità - si legge ancora su Facebook - e dalla sua chiesa tanto amata e creata con tanta difficoltà e sacrifici. Per lui fu un colpo enorme e quando siamo andati a trovarlo a Macerata ci ha accolto con la sua risata ma con le lacrime agli occhi. Certo era una persona con i suoi pregi e tanti difetti, ma è stato l'unico sacerdote di cui mi sono fidata". E ancora: "Mi dispiace... un caro amico.Voleva vivere a Tolentino, nella sua parrocchia, ma purtroppo qualcuno in alto non ha voluto".

C'è proprio don Francesco, infatti, dietro la costruzione del Tempio dello Spirito Santo che ha ospitato numerosissimi sfollati che si sono trovati impauriti e senza un tetto all'indomani del sisma che ha sconvolto la comunità tolentinate. Un struttura che, insieme all'attigua sala multimediale, resterà segno indelebile del passaggio del religioso in città.

"Quanti ricordi - si legge ancora su Facebook - i lecca lecca alla fine della messa (quello alla Cola il più ambito e non si riusciva mai a prenderlo), "piripicchio, piripacchio", i tornei di biliardino dopo il catechismo, le sgridate a chi non si presentava con uno dei genitori al catechismo, i sandali anche con -5, la vespetta col paravento davanti, le prediche "io non sono questo corpo". A scuola ci insegnava anche culti diversi dal cristianesimo, era molto preparato. La chiesa "Spirito Santo" progettata interamente da lui, all'avanguardia, con i televisori per proiettare le immagini relative al Vangelo del giorno, l'altare con un significato preciso. Quando l'hanno mandato via dalla "sua" chiesa ci rimase molto male. Era un grande prete. Riposa in pace".

Un prete pieno di pregi, ma anche di difetti, umano, vicino alla gente "strano - come scrive l'avvocato Marco Romagnoli - perchè lo era, ma coraggioso, perchè lo era... Se ne va un pezzo di storia della nostra Città... la struttura sacra e parrocchiale che ci ha lasciato è un patrimonio prezioso (voglio ricordare come ora sia tornato ad essere frequentato da tanti ragazzini, sia un punto di riferimento per associazioni che si occupano degli "ultimi" e come sia stato indispensabile nei giorni del sisma)... Ciao Don Francesco".

E a Romagnoli fa eco l'assessore Alessandro Massi Gentiloni Silveri che lo ricorda come "Un parroco vicino a tante famiglie, un parroco attento allo sviluppo ed alla crescita della comunità e dei giovani, fautore della realizzazione della Chiesa, dell'oratorio e del Teatro nel quartiere Repubblica".

Se c'è chi lo ricorda per l'umanità non manca chi ricorda i suoi sandali, indossati anche d'inverno, la sua vespa verde e la sua bicicletta, la stessa che stamattina portava sottobraccio nel momento dell'investimento. "Te ne sei andato - scrive un'altra tolentinate - con la tua bici. Che pedalavi in tutte le stagioni con ogni temperatura e ogni tipo di clima e quei sandali che indossavi anche con il freddo e il gelo. Ho sempre stimato e apprezzato la tua coerenza. Eri un burbero dal cuore grande e generoso. Testardo ma giusto umile e modesto. La parte più bella e vera della chiesa".

Una "chiesa" che per molti tolentinati dovrebbe ospitare l'ultimo saluto a Don Francesco come ricordato nel post di un'altra cittadina che scrive: "Povero Don Francesco, se abbiamo la Chiesa dello Spirito Santo con tutti gli annessi e solo opera sua; i miei figli battezzati, comunicati e cresimati li. La sua idea di responsabilizzare i genitori nel catechismo, la benedizione nelle case con i condomini riuniti nei pianerottoli per tirarci fuori dall'indifferenza, le battute sagaci, le sue risatine, i giochini coi bambini con i lecca lecca, la lambretta azzurra, quel pulmino scassato, i sandali e la sua barba da espiazione, un originale certamente, ma quanto mi dispiace. Riposa in pace Don Francesco. Chissà se potessero fare il funerale nella Chiesa da lui costruita".

(Foto Carlo Torresi)

 

 

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