Dopo la conferenza stampa di venerdì mattina, non sembrano esserci dubbi sulla triste sorte della povera Rosina e su cosa sia potuto accadere quel 24 dicembre tra le 17.00 e le 17.30.
A questo punto, la considerazione, che angosciosamente e tristemente ci resta dentro è: da quanto tempo stava soffrendo e quanto ha sofferto Rosina nei suoi ultimi minuti di vita!
Oggi, i maltrattamenti che Rosina subiva dai propri familiari, non sono più “malevoli supposizioni” come da alcuni sostenuto, ma certezze: sono certezze confermate dalle attività svolte nel corso delle indagini, e dalle considerazioni fatte dagli stessi inquirenti oltre che da chi, con un minimo di sensibilità, ha osservato con un certo sospetto il contegno dei familiari subito dopo il delitto, anche nel corso delle interviste rilasciate.
Nessun dolore, nessuna emozione fatta trasparire. Solo un preciso resoconto dell’accaduto, una fredda ricostruzione di quella che sarebbe stata la dinamica omicidiaria, senza tener nel minimo conto del decesso di Rosina.
Molti si interrogano sul “movente” del delitto forse per rispondere all’umana necessità di chidersi il “perchè” l’animo umano possa essere capace di tanta crudeltà verso un altro essere umano. Tanto più quando “l’altro essere umano” è un familiare, un congiunto.
Ciò che caratterizza il comportamento criminale tra le pareti domestiche può dirsi spesso imputabile alla frantumazione dei legami familiari accompagnata da un’ assenza del codice etico di comportamento. Un soggetto privo di riferimenti etici, entrando in conflitto con il nucleo familiare, quando premedita un omicidio nei confronti di un congiunto, spesso pone le ragioni economiche alla base del crimine, ma non si tratta solo di questo.
Alla base si tratta di personalità alla ricerca dell’ immediata realizzazione della propria utilità, spesso cresciute con tali dis-valori, che vivono proiettando la loro istintualità ed istintività verso la soddisfazione di quel “tutto e subito” che, in ambito criminale, diventa un agire con inaudita violenza per realizzare il beneficio ritenuto primario per il proprio ego; e già questa violenza è di per se stessa soddisfazione del proprio bisogno.
Queste dinamiche, nel delitto intra familiare, si riversano nella famiglia, ma in realtà proprio da certe famiglie traggono origine, perchè l’accesa conflittualià interna e la mancanza di un codice etico impediscono qualsiasi tipo di comunicazione che è alla base del vivere insieme e della coesione familiare.
Il rispetto tra le mura domestiche resta un termine vuoto per mancata adesione a quei valori che ne insegnano il più profondo significato.
I soggetti cui mancano tali valori fondamentali, spesso non mancano di intelligenza, possono essere astuti ma mancano spesso di sincerità , di rimorso, e non provano sensi di colpa. Sono soggetti incapaci di amare, con tratti fortemente narcisistici, molte volte inclini alla violenza e che ritengono spesso gli altri responsabili dei propri problemi.
Arianna regista dell'omicidio, il figlio Enea esecutore materiale. Questa secondo il il Procuratore della Repubblica Giovanni Giorgio la verità riguardo la morte di Rosina Carsetti, la donna trovata senza vita la sera della vigilia di Natale nella villetta di via Pertini, a Montecassiano.
Le ragioni dietro l'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Macerata nei confronti di Arianna Orazi ed Enea Simonetti, rispettivamente figlia e nipote di Rosina Carsetti, sono state snocciolate questa mattina nel corso di una conferenza stampa indetta presso l'Auditorium dell'Università di Macerata, in via Padre Matteo Ricci, affollata di cronisti.
Ad Arianna ed Enea si contesta il reato di concorso in omicidio volontario premeditato pluriaggravato dalla minorata difesa della vittima, mentre - alla sola Orazi - di aver diretto e organizzato la cooperazione dei complici nonché di aver maltrattato la povera Rosina.
La presunta rapina avvenuta per mano di un "ignoto uomo mascherato" millantata dalla famiglia per provare la propria innocenza è stata esclusa dalla Procura sulla scorta degli elementi probatori emersi durante le indagini.
LEGGI ANCHE: IL MOMENTO DEL TRASFERIMENTO IN CARCERE DI ROSINA ED ENEA (VIDEO)
Riguardo la posizione del marito settantanovenne della Carsetti, Enrico Orazi, il Procuratore Giorgio spiega: "Durante un colloquio ha chiesto perdono a Dio per quanto aveva fatto, evidenziando che lui ha solo assecondato quanto chiestogli, e che non avrebbe potuto comportarsi diversamente. Il giudice ha ritenuto che esistano gravi elementi indiziari anche a suo carico, ma trattandosi di una persona di 78 anni non si è potuta prevedere alcuna misura di custodia cautelare in carcere, in quanto la legge non lo prevede per gli ultra settantenni. Come Procura abbiamo contestato ad Enrico Orazi una condotta omissiva, in quanto non ha impedito l’uccisione della moglie. Rosina aveva evidenziato al marito che era sua intenzione separarsi".
Presente alla conferenza stampa anche il Tenente Colonnello Nicola Candido, comandante Provinciale Carabinieri di Macerata, che in apertura di conferenza ha sottolineato: "Il resoconto che ci è stato fatto nell’immediatezza del reato dai tre familiari di Rosina ci ha fatto riflettere, visto che sin da subito sono emerse alcune incongruenze nei racconti dei tre protagonisti. Abbiamo, in seguito, approfondito le indagini con un primo sopralluogo che, ci tengo a precisare, è stato molto dettagliato".
"Anche il resoconto fatto dai tre congiunti durante le successive audizioni in caserma ci ha confermato più di un dubbio, visto che le versioni non erano coincidenti - aggiunge -. Tra queste segnalo il racconto del nipote che in un primo momento ci aveva indicato, in pieno lockdown, di aver fatto un giro per Macerata il giorno dell'omicidio. Un elemento che ha contribuito ad accrescere le perplessità".
"Mi ha colpito personalmente il fatto che non sia stata spesa nessuna parola per la vittima, nei resoconti non si è mai tenuto conto che un congiunto stretto fosse scomparso", ha sottolineato amaro il Tenente Colonnello Nicola Candido.
Il Procutore Giovanni Giorgio nella sua esposizione non ha riferito tutti i dettagli delle indagini, per "non fare in modo che possa essere occasione di aggiornamento per aspiranti criminali" e ha inoltre ringraziato "ragazzi e ragazze dei carabinieri che hanno lavorato intensamente, gomito a gomito, contraendo anche il Covid”.
LA RICERCA SU INTERNET - "Abbiamo potuto appurare che la signora Arianna Orazi aveva cercato di acquisire su Internet più notizie possibili circa l’omicidio commesso in danno della signora Renata Rapposelli, non a caso anche lei strozzata da prossimi congiunti. La signora ha detto di averlo fatto per curiosità, ma secondo le nostre indagini la ricerca è rientrata nel piano criminoso realizzatosi nel tempo".
LE DUE VERSIONI DI ENEA - "Enea Simonetti la notte del 25 dicembre in un primo momento ha riferito circostanze compatibili con quelle della madre e del nonno, ma in una seconda versione rilasciata durante la notte ha spontaneamente dichiarato che non vi era stata alcuna rapina, e che lui aveva aderito ad una messinscena posta in essere dal nonno e dalla madre essendosi verificato un incidente mortale a Rosina".
"Lui ha riferito di avervi aderito per amore del nonno e della madre, uniche persone a cui voleva bene, dichiarandosi estraneo all’omicidio. Il sostituto procuratore Vincenzo Carusi ha avviato un'attività investigativa urgente che ha portato ad accertare come Arianna Orazi abbia immediatamente redarguito il figlio dato che, nel caso specifico, non poteva esserci verificato un incidente in quanto uno “strozzamento” - come riferito dalla stessa Orazi in dialetto maceratese - non avrebbe mai potuto essere valutato come un incidente. Sottolineo come a questo punto delle indagini, l’ipotesi dello "strozzamento" non era ancora nota a nessuno" ha evidenziato il procuratore Giovanni Giorgio.
LA RICERCA SU INTERNET - "Abbiamo potuto appurare che la signora Arianna Orazi aveva cercato di acquisire su Internet più notizie possibili circa l’omicidio commesso in danno della signora Renata Rapposelli, non a caso anche lei strozzata da prossimi congiunti. La signora ha detto di averlo fatto per curiosità, ma secondo le nostre indagini la ricerca è rientrata nel piano criminoso realizzatosi nel tempo".
LE DUE VERSIONI DI ENEA - "Enea Simonetti la notte del 25 dicembre in un primo momento ha riferito circostanze compatibili con quelle della madre e del nonno, ma in una seconda versione rilasciata durante la notte ha spontaneamente dichiarato che non vi era stata alcuna rapina, e che lui aveva aderito ad una messinscena posta in essere dal nonno e dalla madre essendosi verificato un incidente mortale a Rosina. Lui ha riferito di avervi aderito per amore del nonno e della madre, uniche persone a cui voleva bene, dichiarandosi estraneo all’omicidio".
"Il sostituto procuratore Vincenzo Carusi ha avviato un'attività investigativa urgente - ha aggiunto il procuratore Giorgio - che ha portato ad accertare come Arianna Orazi abbia immediatamente redarguito il figlio dato che, nel caso specifico, non poteva esserci verificato un incidente in quanto uno “strozzamento” - come riferito dalla stessa Orazi in dialetto maceratese - non avrebbe mai potuto essere valutato come un incidente. Sottolineo come a questo punto delle indagini, l’ipotesi dello "strozzamento" non era ancora nota a nessuno" ha evidenziato il procuratore Giovanni Giorgio.
LA CONVERSAZIONE MADRE/FIGLIO - "Sempre nel corso della stessa chiacchierata la signora Orazi ha segnalato al figlio che l’uccisione della Carsetti non sarebbe mai stata attribuita ad una persona di 70 chili (il nonno). Né tantomeno a lei. Al ragazzo veniva consigliato di non dire mai a nessuno quello che lui aveva fatto, visto che alla fine gli inquirenti avrebbero indicato come responsabile dell’omicidio il “nonno Enrichetto”. Enea, a sua volta, si è vantato con la madre del ‘macello’ fatto nella mansarda, e di aver rifilato due sganassoni (schiaffi ndr) in faccia al nonno di cui uno particolarmente violento. Tutti elementi utili alla messinscena. Anche ad Arianna sono state diagnostiche delle lesioni, che noi abbiamo sempre legato alla messinscena. Nella stessa conversazione tra i due è stato confermato come la finestra della villetta fosse danneggiata da tempo. Ipotesi confermata dai nostri accertamenti".
GLI ERRORI COLTI DA ARIANNA - "Sempre nella stessa conversazione Arianna ha confidato al figlio di aver commesso due errori. Il primo quello di non aver addormentato i cani: come poteva un rapinatore entrare in una villetta all’esterno della quale c’erano due cani piuttosto grossi e che abbaiavano con continuità? Il secondo è stato quello di non aver detto agli inquirenti di essersi trattenuto nel garage dell’abitazione per un lasso di tempo apprezzabile. La signora, infatti, aveva considerato che tra il momento del rientro di Enea a casa e quello delle telefonata al 112 sono trascorsi appena 6 minuti. Lasso di tempo che ci è apparso sin da subito piuttosto ristretto".
Fondamentali per la Procura si sono rivelate le indagini svolte dal dottor Russo, consulente informatico. In particolare, Russo ha recuperato lo scampolo di una chat intrattenuta su Instagram da madre e figlio, in cui lei chiede ad Enea se le conversazioni sul social potessero essere cancellate.
"Forse per via della sua inesperienza sul social - ha sottolineato Giorgio -, la signora non ha cancellato la chat in cui invita il figlio a raggiungerla a casa perché 'ha cominciato a studiare il piano'. Era il 16 dicembre. Proprio per questo, secondo noi, c'è stata una premeditazione. L'omicidio è stato elaborato sicuramente dal 16 dicembre sino a realizzarsi il giorno della Vigilia di Natale. Sosteniamo che la scelta del giorno non sia stata casuale, visto che si tratta di una giornata di lockdown totale, in cui si giustificava la contestuale presenza di tutti e tre gli indagati in casa e che non fosse strano che nessuno fosse in negozio".
L’AMORE DEI VICINI PER ROSINA - “La signora non era apprezzata dai familiari, ma aveva tanti vicini che le volevano bene. Due persone si erano presentate a casa per farle un regalo il 24 dicembre, ma nessuno ha risposto a chi era all’esterno e chiamava la signora Rosina né tantomeno sono giunte risposte alle chiamate pervenute alla villetta. Le venivano date non più di 10 euro al giorno e per garantirsi un tenore di vita maggiore aveva venduto alcuni preziosi, che in alcuni casi sono stati comprati per spirito di solidarietà da chi la conosceva. Abbiamo anche acquisito testimonianze da chi ha visto la signora riportare delle ecchimosi, a seguito di una colluttazione con la figlia”.
IL MOVENTE – “La decisione di sopprimere la signora Carsetti è stata incentivata dal fatto che gli indagati avevano saputo che il giorno 29 dicembre si sarebbe recata da un avvocato. È emerso un quadro di forte deterioramento dei rapporti interpersonali tra i familiari. L’omicidio si è consumato tra le 17:00 e le 17:30 del 24 dicembre” ha concluso il procuratore Giorgio.
Arrivano ad una svolta le indagini sull'omicido di Rosina Carsetti, avvenuto la sera della vigilia di Natale nella villetta di via Pertini, a Montecassiano.
A conclusione di un'articolata attività di indagine, diretta dalla Procura della Repubblica di Macerata, i carabinieri del Comando Provinciale hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Macerata nei confronti di Arianna Orazi ed Enea Simonetti, rispettivamente figlia e nipote della vittima.
I reati contestati sono, per entrambi, di concorso in omicidio volontario premeditato pluriaggravato dalla minorata difesa della vittima, mentre - alla sola Orazi - si contesta di aver diretto e organizzato la cooperazione dei complici nonché di aver maltrattato la povera Rosina.
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Il Giudice ha ritenuto coinvolto nell'esecuzione dei delitti anche il marito settantanovenne della Carsetti, Enrico Orazi, nei cui confronti non sono, in ogni caso, state adottate misure cautelari personali a causa - attualmente - di insussistenti motivi.
Ai tre il Procuratore della Repubblica Giovanni Giorgio e il sostituto procuratore Vincenzo Carusi, hanno contestato ulteriori reati, tra cui quello di concorso in simulazione di rapina, dai suddetti denunciata come commessa da un "ignoto uomo mascherato".
Il reato in questione - valutato dal Gip come provato a livello gravemente indiziario - è stato ritenuto aggravato dalla finalità di conseguire l'impunità rispetto all'omicidio pluriaggravato contestato.
Le indagini di natura finanziaria sono state curate dal nucleo di Polizia Economica Finanziaria della Guardia di Finanza di Macerata.
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La legge numero 211 del 20 luglio 2000 ha riconosciuto il 27 gennaio giorno della memoria in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani internati nei campi nazisti.
Le storie di 16 cittadini della provincia di Macerata deportati e internati avranno voce nel “Giorno della Memoria”, la cui ricorrenza verrà celebrata nei comuni di rispettiva residenza nel rispetto della normativa anticovid con la consegna delle medaglie d'onore concesse dal Presidente della Repubblica su proposta della presidenza del Consiglio dei Ministri.
Quindici medaglie saranno consegnate dal Prefetto Ferdani, unitamente ai Sindaci di rispettiva residenza agli eredi degli insigniti mentre una sarà consegnata al signor Bruno Baldassarri, classe 1920 sopravvissuto ai lager, ancora in vita e residente a Tolentino.
"La cerimonia costituirà un giorno fondamentale per rammentare come l'Olocausto e le tragedie che ne sono derivate non si esauriscono nel tempo, ma costituiscono tragici eventi che sono parte della storia e dell'essenza stessa dell'umanità. È fondamentale quindi un impegno che si rivolga a ciascuno di noi per mantenere la memoria di coloro che hanno superato la soglia dell'orrore e per operare invece a favore dell'armonia tra gli uomini" ha ricordato il Prefetto Ferdani.
Di seguito si riportano i nomi delle persone insignite:
COMUNE
MEDAGLIE
MACERATA
MARCHEGIANI Pacifico
VECCHI Sante
POTENZA PICENA
CENTO Idolo
NATALI Gino
CIVITANOVA MARCHE
CAMELI Concetto
CICCARELLI Ulderico
MASSI Celestino
CORRIDONIA
SALVATELLI Mariano
TOLENTINO
BALDASSARRI Bruno
CANZONETTA Antonio
SCARPACCI Ezio
ZANETTI Mario
BELFORTE DEL CHIENTI
MEO Vincenzo
CAMERINO
MARAVIGLIA Corrado
CINGOLI
TOBALDI Pietro
MONTECASSIANO
PORFIRI Giuseppe
Cosa sta raccontando Rosina? Quali dettagli sta aggiungendo alla sua storia, che potrebbero aiutare a raggiungere la verità di quanto accadde quel 24 dicembre?
Nello scorso articolo Rosi ci ha “parlato” “da un punto di vista “medico legale”: l’autopsia ci ha detto che Rosina “ha ricevuto violente percosse : a raccontarlo i molteplici traumi e le lesioni riscontrate sul corpo della 78enne: una clavicola e 14 costole rotte ( che la famiglia ritiene possano essere imputabili alle operazioni di rianimazione del 118....)”
Rosina ci parla anche attraverso i racconti che amici e parenti ci fanno di lei.
Oggi sappiamo che sono ben 20 le persone vicine a Rosina sentite dagli inquirenti, e sono state tutte concordi ( eccezione fatta per il secondo figlio della vittima, Enea, che porta lo stesso nome del nipote di Rosina) nel raccontare di una donna vessata non tanto da un punto di vista fisico, quanto psicologico e morale.
I famigliari, intervistati a Quarto Grado, “la ricordano” così.
La figlia di Rosina, alla domanda di un’ inviata della trasmissione, è stata certamente convincente nel sostenere che nè lei nè nessun altro famigliare ha mai usato violenza contro la madre. Probabilmente la stessa giornalista ha posto la domanda in modo fuorviante, chiedendole “lei non le ha mai alzato un dito?” ; ma le violenze testimoniate dalle amiche della vittima racconterebbero di altro tipo di violenze, non per questo meno gravi.
Marito e figlia sono concordi nell’ affermare che “Rosi si lamentava sempre con tutti, lo ha sempre fatto”.
Cos’ altro dicono gli attori sopravvissuti di questa vicenda? Non ci soffermiamo sul loro racconto della sera dell’omicidio: di fronte alle loro contraddizioni o illogicità si potrebbe obiettare che potrebbero essere il naturale effetto dei momenti di tensione e di angoscia vissuti mentre erano in balia del rapitore .
Soffermiamoci però sulle poche parole che spendono per ricordare la loro cara. Oltre ad essere una “lamentosa” per il marito, era affettuosa con lui? Silenzio. Poi “si coi figli, ma anche si faceva rispettare, se doveva fare urli li faceva”.
Prosegue il ritratto di una donna “autoritaria”, con la quale pare che il marito non abbia mai avuto litigi esclusivamente grazie al suo assecondarla in tutto, al suo “stare zitto” e “darle tutto quello che chiedeva , gonne scarpe, pelliccia, aveva tutto”.
“Aveva anche la macchina per potersi spostare”, “dormiva sempre sul divano”, e “ecco, questo si, chiedeva sempre soldi soldi soldi”.
Pare il caso ricordare, in aggiunta, per ricostruire il più oggettivamente possibile il contesto familiare in cui viveva Rosina, che a fine Novembre aveva chiamato il 112 per una discussione, poi degenerata in lite, con il nipote. Proprio quel nipote che dice “a mia nonna non mancava niente”. Lei invece voleva che i Carabinieri rimproverassero Enea per i toni irriguardosi usati contro di lei...
Potrebbe essere vero che a Rosina non mancavano beni materiali. Forse non aveva la liquidità desiderata in questo periodo difficile per molti. Ma...se per caso le fosse mancato “altro”? E se avesse lamentato “altro”?...
Certamente le parole, tutte le parole, necessitano di riscontri oggettivi, ma ad oggi, al di la della ricostruzione del marito, della figlia e del nipote di Rosina, quali riscontri oggettivi abbiamo della presenza di un uomo incappucciato nella villetta di Montecassiano?
L’autopsia ci ha “detto” che Rosina è morta il 24 dicembre, tra le 16.30 e le 18.30 dopo che le sono state inferte violente percosse: a “raccontarlo” i molteplici traumi e le lesioni riscontrate sul corpo della 78enne: una clavicola e 14 costole rotte ( che la famiglia ritiene possano essere imputabili alle operazioni di rianimazione del 118....).
Quindi in base ai racconti dei familiari ci troveremmo di fronte ad una violenza inaudita, agita solo nei confronti della povera Rosina, ricordiamo di 78 anni, all’esito della quale la donna sarebbe stata strangolata a mani nude. Più “fortunati” sarebbero stati il marito e la figlia di Rosina, i quali sarebbero usciti totalmente “illesi” dal tentativo di rapina.
A questo punto verrebbe da chiedersi come mai il presunto assassino avrebbe scaricato la sua rabbia proprio nei confronti di quella che sembrerebbe, per età e fisicità, la più debole della famiglia.
Spesso, quando le rapine finiscono male, ciò accade per la reazione delle vittime che si oppongono; sembrerebbe difficile pensare che Rosina abbia opposto una resistenza tale da esacerbare la rabbia del rapinatore.
Il difensore della famiglia Orazi ha precisato, in un’intervista televisiva di qualche giorno fa, che stando alle ricostruzioni, il rapinatore/assassino si sarebbe scagliato prima su Rosina che si trovava al piano superiore, per poi scendere al piano inferiore e immobilizzare il marito e la figlia.
Anche nel caso si assumesse per veritiera tale ricostruzione, alla luce di un dato scientifico inconfutabile, cioè quello dell’ aggressione esitata nella morte della donna, potrebbe lasciare qualche perplessità l’inerzia dei familiari di lei, che non avrebbero tentato di scappare nè di chiamare i soccorsi, nonostante le più che probabili grida/ rumori, conseguenti alla feroce aggressione.
Un altro elemento che rende ancor più controverso questo delitto sarebbe la visualizzazione occasionale di un biglietto, filmato dalle telecamere della redazione di Pomeriggio 5 la mattina del 15 gennaio 2021, nella macchina in uso alla figlia ed al nipote di Rosina.
Su tale post it compaiono appuntate le seguenti voci:
- Cisl, con chi ha parlato Rosi
- Tabulati utenza fissa ottobre novembre dicembre
- Il nome dell’amica di Rosi,(oscurato per motivi di privacy)
- Amico Enea
- Numero Bracalente
Il biglietto, ad una prima e superficiale vista, parrebbe scritto da una mano femminile. Ripetiamo che è stato visualizzato nell’auto in uso alla figlia ed al nipote di Rosina. Ci parrebbe di escludere che sia stato scritto dalla mano di Enea; e per la grafia, e perchè, se così fosse, la voce “ Amico Enea”, sarebbe diversa: il ragazzo avrebbe più probabilmente scritto direttamente il nome del suo amico.
Quando è stato scritto questo post-it ?
Perchè vi è riportato il nome dell’amica di Rosi, ma soprattutto, perchè quell’amica di Rosi oggi ritratta ciò che ha detto?
Perchè si fa riferimento a “amico di Enea?” Forse è quell’amico con cui Enea, secondo fonti ufficiose, sarebbe stato visto dopo l’omicidio, la sera stessa, intorno alle 18.30 / 19.00 sul piazzale antistante il supermercato vicino alla villetta dove si era recato per la spesa poco prima delle 18 ( e quindi con la nonna Rosina già deceduta).
Potrebbe essere un semplice biglietto, insignificante nel suo contenuto. Certo che alcuni dettagli di questa terribile vicenda sembrano infittire di mistero anche quello che potrebbe essere un semplice post it.
Venne strangolata, con ogni probabilità con una pressione esercitata sul collo a mani nude, Rosina Carsetti, 78enne trovata senza vita nel cucinino di casa la sera della vigilia di Natale nella villetta di via Pertini a Montecassiano. Lo rivela, confermando le precedenti anticipazioni, la relazione preliminare del medico legale depositata da Roberto Scendoni alla Procura di Macerata che rende note inoltre che sul corpo dell'aziana erano presenti fratture multiple degli elementi costali cusati dallo schiacciamento dovuto alla compressione della gabbia toracia.
Il referto autoptico della Procura aggiunge che sono state riscontrate delle modeste lesioni in altre parti del corpo mentre sull'ora della morte, il lasso di tempo indicato dagli esami tanatocronologici, riferisce il procuratore Giovanni Giorgio, è quello compreso tra le 16:30 e le 18.30: compatibile con l'ipotesi di omicidio (se tra le 17 e le 18) o con la rapina (verso le 19-19.30).
Sono tutt'ora in corso degli accertamenti di natura informatica e scientifica.
Indagati per concorso in omicidio volontario, favoreggiamento, simulazione di reato, tre familiari della vittima che, il 19 dicembre, si era recata in un centro antiviolenza prospettando presunti soprusi in casa. Gli indagati - il marito della 78enne, Enrico Orazi, la figlia Arianna Orazi e il figlio 20enne di quest'ultima, Enea - hanno parlato di una rapina commessa quella sera da un malvivente solitario, con volto coperto e calzari, che avrebbe chiuso in un bagno Enrico Orazi, schiaffeggiato e legato per i polsi Arianna e poi avrebbe soffocato Rosina, scappando con circa 2 mila euro. I due sarebbero stati poi liberati da Enea tornato dal supermercato.
Tale ricostruzione non convince gli investigatori: i carabinieri proseguono le indagini anche scientifiche sui luoghi; in corso anche verifiche sui dispositivi informatici, con l'ausilio di un consulente, in uso alla famiglia. La difesa - gli avv. Andrea Netti e Valentina Romagnoli - ribadisce la tesi della rapina, rileva la presenza di segni di effrazione su una portafinestra del cucinino, che dà sul retro della villetta, da cui sarebbe entrato il rapinatore. Anche su tale elemento, però, gli inquirenti sono molto cauti. Sul corpo di Rosina trovate altre lesioni ed ecchimosi, secondo la difesa non riconducibili a percosse o altri segni di violenza ma alle manovre rianimatorie praticate dai sanitari.
Continuano le indagini dei carabinieri, coordinati dal procuratore capo Giovanni Giorgio e dal sostituto procuratore, Vincenzo Carusi, all'interno villetta di via Pertini a Montecassiano, dove la sera del 24 dicembre scorso era stata trovata senza vita Rosina Carsetti, 78 anni.
Gli accertamenti si concentrano, su due piste: quella indicata dagli avvocati del team difensivo, secondo i quali l'aggressore sarebbe entrato dalla finestra e quella dell'omicidio a sfondo familiare. A indicare agli inquirenti questo orientamento investigativo, oltre che l'assenza di tracce di terzi nella villetta, anche la richiesta di aiuto della vittima, pochi giorni prima della morte.
Nel frattempo sarebbero emersi i primi riscontri dall’autopsia eseguita dal medico legale Roberto Scendoni sul cadavere di Rosina, che avrebbero portato alla luce nuovi elementi utile per la ricostruzione dei tragici fatti avvenuti durante la serata della Viglia di Natale 2020. Sul corpo della vittima infatti sarebbero stati trovati dei segni dovuti a percosse oltre a quelli riferibili al soffocamento. Perciò l’anziana sarebbe stata picchiata pesantemente prima di morire.
Una dinamica che mal si concilia con il racconto dei familiari che, secondo quanto da loro riferito, sarebbero stati immobilizzati e legati da un rapinatore, che si sarebbe accanito unicamente contro Rosina, restando praticamente illesi.
Anche la trasmissione di approfondimento giornalistico di Rete Quattro "Quarto Grado" ha trattato il caso di Rosina Carsetti, la donna di 78 anni trovata senza vita la sera della Vigilia di Natale nella sua abitazione in via Pertini, a Montecassiano.
Proprio su questo caso si è aperta la prima puntata dell'edizione 2021 della trasmissione.
Gli inviati del programma hanno raccolto le testimonianze del figlio di Rosy, Enea Orazi e della nuora Monica Orazi, i quali l'hanno dipinta come "una persona solare, con un carattere forte. Un'amante del bello, le piaceva vivere".
"Mia madre non era segregata - ha aggiunto il figlio -, periodicamente mi veniva a fare visita. I rapporti con sua figlia Arianna e con suo nipote Enea non erano difficili".
È stato ricostruito come la villetta, dove si è consumata la morte della donna, fosse stata comprata da Rosina e dal marito Enrico 25 anni fa (con i risparmi di una vita) e come lì siano andati a vivere da un anno anche la figlia Arianna e il nipote Enea. Proprio a lui, nel giugno scorso, è stata intestata l'abitazione.
Su Enea si è concentrata l'attenzione dell'inviata Ilaria Mura, attraverso un servizio in cui è stata offerta la descrizione dei suoi spostamenti nell'ultimo giorno di vita di Rosina. In particolare i dubbi si sono concentrati sull'ora di buco che c'è tra la sua presenza in un supermercato di Montecassiano (lo scontrino dei suoi acquisti riporta l'orario delle 18:07) e il rientro a casa dopo le 19.
Ospite della trasmissione, in collegamento, l'avvocato Andrea Netti a cui è stata affidata la difesa dei familiari - indagati per omicidio volontario, favoreggiamento e simulazione di reato - assieme al legale Valentina Romagnoli.
"A mio avviso le indagini si sono eccessivamente concentrate su un delitto cucinato in casa - ha affermato -. Fin dall'inizio si è sostenuto che all'interno della villetta non ci fosse stata alcuna effrazione. Il 29 dicembre, però, è accaduto qualcosa di estremamente importante. Nella cucina è stato rinvenuto, durante un sopralluogo, un segno d'effrazione: la finestra è stata trovata rotta".
"L'ora di buco di Enea? Non abbiamo un alibi riscontrabile per lui, ma abbiamo una serie di attività da lui fatte prima e dopo di andare al supermercato che non sono compatibili con il profilo di un omicida". Secondo la versione del legale il ragazzo sarebbe rimasto a vedere dei video sul proprio cellulare all'interno della sua auto.
I presunti maltrattamenti subiti da Rosina in famiglia vengono derubricati come "bufala" dall'avvocato Netti, il quale ha aggiunto: "L'auto le è stata sottratta in quanto a febbraio aveva creato un incidente e prendeva dei medicinali, come lo Xanax che sono incompatibili con la guida. Anche io avrei tolto l'auto a mia madre".
Nella puntata che andrà in onda la settimana prossima, lo stesso avvocato Netti ha dichiarato di avere testimonianze che escludono le voci riguardanti i presunti maltrattamenti subiti dalla donna tra le mura domestiche.
Come già preannunciato nei giorni scorsi, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere i familiari indagati per la morte di Rosina Carsetti, la donna di 78 anni trovata senza vita la sera della Vigilia di Natale nella sua abitazione in via Pertini, a Montecassiano.
Il marito Enrico Orazi, la figlia Arianna Orazi e il nipote Enea Simonetti si sono presentati nella mattinata odierna al Comando Provinciale dei Carabinieri di Macerata, per essere sottoposti all'interrogatorio voluto dalla Procura per chiarire alcuni aspetti della vicenda, ancora avvolta nel mistero.
I tre non hanno rilasciato alcuna dichiarazione agli inquirenti, continuando a sostenere come quella notte vi fu una rapina durante la quale Rosina sarebbe stata soffocata. Per la difesa, affidata agli avvocati Andrea Netti e Valentina Romagnoli, il malvivente avrebbe chiuso il marito della vittima in bagno, schiaffeggiato e legato la figlia per i polsi, - entrambi liberati dal nipote tornato a casa - scappando con circa 2mila euro; in quei frangenti avrebbe soffocato l'anziana.
Gli accertamenti dei carabinieri alla villetta di via Pertini, con un sopralluogo, dovrebbero proseguire sabato 9 gennaio.
Incremento della videosorveglianza in diversi comuni del Maceratese.
La sicurezza urbana integrata prende vita nel 2017 allo scopo di incrementare il controllo del territorio attraverso l’ottimale utilizzo di dotazioni e risorse umane.
Per i progetti presentati nell’anno 2020 sono risultati beneficiari dei contributi i Comuni di Caldarola, Camerino, Castelsantangelo Sul Nera, Civitanova Marche, Fiastra, Montecassiano, Penna San Giovanni, Porto Recanati, Serrapetrona, Treia e Urbisaglia.
Questi i Comuni che a seguito dell'approvazione della graduatoria definitiva da parte del Ministero dell'Interno otterranno infatti i finanziamenti statali, per un importo complessivo di € 231.896,85, per la realizzazione di impianti di videosorveglianza.
"Un importante risultato - ha commentato il Prefetto Flavio Ferdani - che assicurerà ai Sindaci dei Comuni le opportunità preventive e repressive dei sistemi di videosorveglianza; infatti le potenzialità offerte dagli apparati tecnologici consentiranno di far fronte ai fenomeni di delinquenza diffusa e predatoria, contribuendo ad incrementare la sicurezza percepita oltre che quella reale in particolari zone".
La realizzazione di tali progetti, frutto di un percorso avviato con la preventiva sottoscrizione di un patto tra il Prefetto ed i Sindaci dei Comuni, consentirà agli enti beneficiari dei finanziamenti di assicurare più elevati standard di vivibilità e un maggiore decoro della città grazie ad appositi sistemi di videosorveglianza installati nelle zone più esposte a fenomeni delittuosi.
Sono iniziati questa mattina i rilievi e gli accertamenti del SIS Sezione investigazioni scientifiche di Ancona e del nucleo investigativo dei Carabinieri di Macerata all'interno villetta di via Pertini a Montecassiano, dove la sera del 24 dicembre scorso era stata trovata senza vita Rosina Carsetti, 78 anni.
Presente nell'abitazione anche uno degli indagati, il nipote della vittima Enea Simonetti, accompagnato dal suo legale Valentina Romagnoli che ha parlato a suo nome.
"Il ragazzo è molto dispiaciuto per tutto quello che è successo - ha esordito l'avvocato - la scorsa settimana ha perso una persona cara e oggi sta vivendo una vicenda che dal punto di vista umano lo prova in maniera irreversibile. Questa mattina era presente alla villetta perché era necessaria la presenza".
I rilievi della Scientifica proseguiranno, presumibilmente fino al pomeriggio.
Da ricordare come gli interrogatori degli indagati sono fissati per il 7 gennaio, ma la difesa ha preannunciato che si avvarranno della facoltà di non rispondere. Conferito l'incarico per verifiche tecniche all'analista forense Luca Russo per gli accertamenti sui telefoni e il materiale informatico sequestrato.
Proseguiranno domani rilievi e accertamenti dei carabinieri della Scientifica nella villetta di via Pertini a Montecassiano dove la sera del 24 dicembre scorso era stata trovata senza vita Rosina Carsetti, 78 anni. I familiari conviventi della donna - il marito Enrico Orazi, la figlia Arianna Orazi e il figlio di quest'ultima Enea - avevano riferito di una rapina commessa da un malvivente solitario e che l'anziana sarebbe morta forse a seguito di un malore contestuale all'irruzione o soffocata dallo stesso.
La Procura - il procuratore Giovanni Giorgio e il pm Vincenzo Carusi - ha invece indagato i tre per concorso in omicidio, favoreggiamento, simulazione di reato e maltrattamenti: il 19 dicembre, la donna - morta per soffocamento secondo l'autopsia - si era rivolta a un centro antiviolenza lamentando presunte tensioni e soprusi. Gli interessati negano gli addebiti, ribadendo la tesi della rapina finita male: il marito della vittima, secondo la versione difensiva, sarebbe stato chiuso in bagno dal rapinatore, - corpulento, con il viso coperto da una maschera -, la figlia schiaffeggiata e legata per i polsi mentre il nipote li avrebbe liberati appena tornato dal supermercato.
Durante un recente sopralluogo nella villetta a schiera, la difesa - rappresentata dagli avv. Andrea Netti e Valentina Romagnoli - aveva rilevato segni di effrazione sulla portafinestra del cucinino che dà sul retro da cui sarebbe entrato il rapinatore. Sul punto, la Procura parla di "valutazioni difensive". In questo contesto vi sono gli accertamenti avviati, che proseguiranno domani nelle restanti parti dell'immobile: riguarderanno anche la portafinestra alla ricerca di impronte o altri elementi utili per l'inchiesta.
Gli interrogatori degli indagati sono fissati per il 7 gennaio ma la difesa ha preannunciato che si avvarranno della facoltà di non rispondere. Conferito l'incarico per verifiche tecniche all'analista forense Luca Russo per gli accertamenti sui telefoni e il materiale informatico sequestrato.
(Fonte: Ansa)
"Tutti gli accessi alla villetta sono stati effettuati nel pieno rispetto delle regole procedurali e correttezza scientifica, indossando calzari e solo dopo che il personale specializzato dei carabinieri di Ancona aveva isolato i dati materiali ritenuti di interesse investigativo e senza mai che il difensore abbia mosso rilievi nei verbali appositamente redatti anche con la sua partecipazione o comunque in memorie scritte". Lo precisa, in una nota, il procuratore Giovanni Giorgio riguardo l'omicidio di Montecassiano, rispondendo all'avvocato Andrea Netti che difende i familiari della vittima.
Il legale aveva sostenuto, nei giorni scorsi, che la scena del crimine sarebbe stata compromessa dall'eccessivo numero di persone entrate all'interno della villetta, da qui le puntualizzazioni della Procura di Macerata.
L'avvocato Netti aveva inoltre parlato di un indumento, trovato all'interno della villetta, che sarebbe potuto appartenere solo al presunto rapinatore e anche su questo c'é la risposta del procuratore Giorgio:
"Del presunto indumento indossato dal rapinatore, il difensore ha preferito parlare genericamente - afferma Giorgio - solo ai rappresentanti della stampa e mai nel corso delle ispezioni sinora effettuate anche con dettagliate videoriprese, all'interno della villetta in presenza dei suoi assistiti, o comunque nelle opportune sedi istituzionali con le modalità previste dal codice di procedura penale".
L'attività investigativa- conclude il procuratore nella nota - continua a svilupparsi con il massimo impegno nel rispetto del segreto investigativo ., consentendo agli indagati e ai loro difensori di esporre pienamente il loro punto di vita anche in occasione dei loro programmati interrogatori" .
Si sono svolti oggi alla 15 nella chiesa della frazione Valle Cascia di Montecassiano i funerali della 78enne Rosina Carsetti, trovata morta la sera della vigilia di Natale nella villetta a schiera di via Pertini.
Il rito religioso avrebbe dovuto svolgersi il 28 dicembre a Sant'Egidio tant'è che inizialmente il nullaosta era anche stato concesso ma la mancanza della firma del procuratore, aveva portato alla revoca e allo slittamento della cerimonia che nel primo pomeriggio di oggi è stata celebrata da don Franco Pranzetti.
Nella chiesa sono state ammesse circa 15 persone tra familiari e amici stretti. Oltre Arianna Orazi e Enea Simonetti, rispettivamente figlia e nipote di Rosina, al funerale hanno partecipato anche il marito Enrico Orazi e il figlio della coppia Enea Orazi. La funzione religiosa è durata circa mezz'ora dopodiché il carro funebre, attorniato da una piccola folla di amici e conoscenti, venuti a porgere l'ultimo saluto a Rosina, ha trasportato il feretro verso il cimitero per la sepoltura.
Oltre al funerale questa mattina si è anche svolta, alla presenza dei legali di difesa, gli avv. Andrea Netti e Valentina Romagnoli, una nuova ispezione dei carabinieri nella casa di Montecassiano . L'ispezione, è stata effettuata dai militari del SIS Sezione investigazioni scientifiche di Ancona, congiuntamente con i colleghi del nucleo investigativo dei Carabinieri di Macerata, i quali hanno effettuato accertamenti tecnici non ripetibili utili "per acquisire tracce o cose pertinenti al reato utili alla ricostruzione dei fatti" e quindi tese ad avvallorare o smentire la versione dei familiari e far luce sulla morte di Rosina.
La maggior parte dei reati violenti comporta una relazione tra una vittima, un aggressore e una scena in cui il crimine si svolge.
La modalità con la quale è possibile stabilire la natura delle relazioni tra questi tre elementi include: l’analisi delle prove fisiche, comportamentali e le dichiarazioni delle vittime o dei testimoni, dove questo sia possibile.
Gli investigatori che stanno indagando sull’omicidio di Rosina sono stati impegnati nel sopralluogo tecnico – giudiziario che ha come obiettivo quello di cercare tracce fisiche sulla scena del delitto al fine di ricostruire l’evento criminoso ed identificare il responsabile.
L’approccio, come sta emergendo dalle indagini svolte a 360 gradi dagli inquirenti, è quello scientifico falsificazionista, basato sul ragionamento deduttivo o induttivo supportato dall’intuizione e dall’esperienza.
L’applicazione di tale approccio scientifico al caso concreto, per quelle che sono le notizie in nostro possesso con il limite del segreto investigativo, porta a sostenere che:
"La pista del delitto consumato tra le pareti domestiche è stata indicata dai racconti delle amicizie della vittima e vicini di casa, che farebbero emergere una realtà familiare, quella di Rosina, gravemente compromessa, connotata da violenze, comportamenti vessatori, soprusi e privazioni.
L’importante dato oggettivo a supporto di tale ricostruzione, oltre al fatto che tali testimonianze sono state rese da più persone e tutte convergerebbero nella stessa direzione, è quello dell’appuntamento che la Carsetti avrebbe preso presso un centro antiviolenza, lamentando presunti soprusi e tensioni in famiglia.
A sostegno, invece, della versione della rapina che tutt’ora viene sostenuta dai famigliari di Rosina, vi sarebbero i segni di effrazione che sono stati rinvenuti su una porta sul retro della villetta ed il ritrovamento in casa di un indumento che potrebbe appartenere al ladro, secondo la descrizione del presunto omicida data dalla figlia della vittima".
La Procura sta vagliando entrambe le ipotesi ricostruttive, tuttavia qualcosa non torna nella versione della rapina: in base alle testimonianze dei vicini, infatti, nessuno ha visto né sentito nulla di sospetto; nessuno ha udito abbaiare i due enormi cani che vivono nel giardino della villetta né quelli delle case accanto, che di solito reagiscono al primo rumore.
Non sarebbe da escludersi, quindi, che il segno di effrazione sia stato realizzato appositamente per simulare una rapina, elemento che il Procuratore verificherà affidando l’incarico ad un consulente.
Per evitare di compromettere il lavoro investigativo è dunque importante l’utilizzo del metodo scientifico falsificazionista, che consiste nella ricerca anche di elementi atti a sconfessare le aspettative generatesi da una prima ipotesi investigativa.
E' stata disposta per il 2 Gennaio, alla presenza dei legali di difesa, gli avv. Andrea Netti e Valentina Romagnoli, una nuova ispezione dei carabinieri nella casa di Montecassiano dove la vigilia di Natale è stata trovato il corpo senza vita di Rosina Carsetti
L'ispezione, effettuata dai militari del SIS Sezione investigazioni scientifiche di Ancona, congiuntamente con i colleghi del nucleo investigativo dei Carabinieri di Macerata, per accertamenti tecnici non ripetibili vedrà impegnati gli investigatori nel rinvenimento di ogni traccia utile "per acquisire tracce o cose pertinenti al reato utili alla ricostruzione dei fatti" e quindi tese ad avvallorare o smentire la versione dei familiari e far luce sulla morte di Rosina
Gli avvocati della difesa sostengono di aver gia rinvenuto indizi che confermano la tesi dei familiari secondo i quali si è trattato di una rapina finita male con un malvivente che si era introdotto nell'abitazione.
In particolare la difesa indica dei segni di effrazione su una finestra (giudicate dalla procura "valutazioni difensive") ed un abito che non sarebbe riconducibile a persone della famiglia e che potrebbe quindi essere stato lasciato dal malvivente.
Il procuratore Giovanni Giorgio e del pm Vincenzo Carusi seguono con grande attenzione la vicenda mettendo in atto ogno accertamento che possa essere necessario alla risoluzione del caso.
"Il 24 dicembre la vita della nostra famiglia è stata sconvolta, anziché poter vivere ed elaborare un lutto siamo stati travolti da una vicenda giudiziaria". Lo scrive Arianna Orazi indagata - insieme al padre e al figlio - per l'omicidio della madre Rosina Carsetti, 78enne, soffocata la sera della vigilia di Natale.
I familiari respingono l'accusa e sostengono che il decesso dell'anziana fu conseguenza di una rapina messa a segno quella sera verso le 19:30 da un rapinatore solitario, mascherato e con i calzari ai piedi, nella loro villetta a schiera a Montecassiano.
"Non abbiamo potuto piangere né stringerci attorno mia madre - prosegue nella nota Arianna Orazi -. Ringraziamo le numerose attestazioni di affetto e vicinanza ricevute, chiediamo agli altri di non giudicare e di rispettare la nostra famiglia. Vorremmo vivere il più possibile in forma privata il funerale e confidiamo nel fatto che presto sarà tutto chiarito. Grazie".
Una nuova ispezione dei carabinieri nella villetta a schiera di via Pertini a Montecassiano, dove la sera della vigilia di Natale era stata trovata morta Rosina Carsetti, 78 anni, verrà eseguita il 2 gennaio alle ore 10 per accertamenti tecnici non ripetibili, alla presenza dei legali di difesa, tra cui gli avvocati Andrea Netti e Valentina Romagnoli, e consulenti.
I militari della Sezione investigazioni scientifiche di Ancona e del nucleo investigativo di Macerata procederanno a ispezionare l'abitazione "per acquisire tracce o cose pertinenti al reato utili alla ricostruzione dei fatti".
Tre familiari conviventi dell'anziana, la quale il 19 dicembre si era rivolta a un centro antiviolenza per presunte tensioni in famiglia, - il marito Enrico Orazi, la figlia Arianna e il nipote Enea -, sono indagati dalla procura di Macerata per concorso in omicidio, favoreggiamento e simulazione di reato.
Non ha convinto gli inquirenti la loro versione dei fatti secondo cui la morte della Carsetti sarebbe derivata da una rapina finita male: quella sera, secondo gli indagati, un rapinatore solitario col volto coperto sarebbe piombato in casa dalla portafinestra del cucinino dove la difesa sostiene ci sarebbero segni di effrazione (per la procura sono "valutazioni difensive").
Poi, sempre secondo gli indagati, il rapinatore avrebbe soffocato Rosina, messo fuori causa il marito della vittima (chiuso in bagno) e la figlia (legata), prima di fuggire con circa 2mila euro verso le 19:30. Il nipote della 78enne non sarebbe stato in casa e avrebbe liberato gli altri due dopo essere tornato dal supermercato.
Nella ricostruzione difensiva entrerebbe anche un indumento, forse portato dal rapinatore e rimasto nell'abitazione. Tutti gli elementi sono al vaglio del procuratore Giovanni Giorgio e del pm Vincenzo Carusi determinati a indagare a 360 gradi e a compiere tutti gli accertamenti, anche tecnici, del caso.
La Procura di Macerata ha concesso il nullaosta per la celebrazione dei funerali della 78enne Rosina Carsetti, trovata morta la sera della vigilia di Natale nella villetta a schiera di via Pertini a MontecassianoI funerali si svolgeranno il prossimo 2 gennaio alle 15 nella chiesa della frazione Valle Cascia di Montecassiano.
Arianna Orazi e il nipote Enea - hanno riferito che nell'abitazione verso le 19.30 sarebbe penetrato un rapinatore solitario per rubare e che l'anziana, trovata senza vita in cucina, sarebbe morta per un malore. Gli inquirenti però hanno indagato i tre - che respingono ogni accusa - per concorso in omicidio, favoreggiamento e simulazione di reato: la ricostruzione dei congiunti, infatti, non li ha convinti anche perché la Carsetti si era rivolta a un centro antiviolenza, lamentando presunti soprusi e tensioni in famiglia.
Un primo nullaosta al funerale era stato dato in precedenza ma la mancanza della firma del procuratore, aveva portato alla revoca e allo slittamento della cerimonia che avrebbe dovuto svolgersi il 28 dicembre a Sant'Egidio di Montecassiano. Ora è arrivato un nuovo nullaosta, come conferma anche il Comune.
Ieri c'è stato un sopralluogo nella villetta a cui hanno partecipato, tra gli altri, inquirenti e due indagati, con i difensori. Uno dei legali, avv. Andrea Netti, ha riferito che sulla portafinestra della cucina che dà sul retro sarebbero stati trovati dei segni di effrazione. Il procuratore Giovanni Giorgio ha parlato di "valutazioni difensive", annunciando che saranno fatti accertamenti, se necessario, anche di tipo tecnico. Gli indagati confermano la versione della rapina.
Nel pomeriggio, nella villetta di via Pertini a Montecassiano, dove la sera della vigilia di Natale è stata trovata morta in cucina - forse per asfissia - Rosina Carsetti, 78enne, si è svolto un sopralluogo per l'ispezione dei luoghi. E' stato voluto dal Procuratore di Macerata Giovanni Giorgio; vi partecipano anche il comandante provinciale dei carabinieri Nicola Candido, uomini della Scientifica e due dei tre familiari della vittima indagati per concorso in omicidio, favoreggiamento, simulazione di reato.
Durante il sopralluogo eseguito nel pomeriggio, presenti gli inquirenti, un consulente, due degli indagati e i loro legali, sarebbe stato trovato "un segno evidente di effrazione" su una portafinestra della cucina che dà sul retro della villetta. Lo ha riferito, al termine dell'ispezione, l'avv.Andrea Netti, uno dei legali che assistono i tre familiari dell'anziana deceduta: il marito Enrico Orazi, la figlia Arianna, e il nipote Enea indagati per concorso in omicidio volontario della Carsetti - che qualche giorno prima si era rivolta a un centro antiviolenza - per favoreggiamento e simulazione di reato.
Gli indagati hanno riferito che quella sera vi fu una rapina, da parte di un malvivente solitario che, dopo aver messo fuori causa il marito e la figlia della donna, era scappato con circa 2mila euro; durante la rapina la 78enne avrebbe accusato un malore fatale. Il "segno d'effrazione" ha spiegato l'avv. Netti, sarebbe una "scalfittura recente di circa un centimetro all'altezza della maniglia centrale", in sostanza come se qualcuno avesse fatto leva per forzare l'infisso. Sulla questione il procuratore di Macerata Giovanni Giorgio resta cauto e dice : "valuteremo tutte le risultanze emerse nel corso dell'ispezione. Faremo tutti gli accertamenti del caso anche di natura tecnica se necessario". Il procuratore ribadisce di non aver ricevuto alcuna relazione preliminare dal medico legale o indicazioni con lassi di tempo 'ristretti' sull'ora presunta della morte.
(Fonte: ANSA)