Un uomo di 56 anni è stato ucciso nella tarda serata ad Ascoli Piceno. Stando alle prime informazioni raccolte da Ansa si tratta di un salernitano, già noto alle forze di polizia, da tempo residente in città.
Franco Lettieri, questo il nome della vittima, è stato trovato a terra sanguinante nella centralissima via dei Soderini: sarebbe stato raggiunto da diversi colpi di coltello.
Inutili i tentativi di soccorrerlo da parte del personale del 118, ma secondo alcune indiscrezioni prima di morire avrebbe fatto in tempo a dare indicazioni ai soccorritori per identificare l'aggressore.
Le indagini sono condotte dai carabinieri.
- AGGIORNAMENTO DELLE ORE 10 -
E' stato arrestato con l'accusa di omicidio volontario l'uomo rintracciato ieri sera dai carabinieri del Comando provinciale di Ascoli Piceno dopo l'omicidio di Franco Lettieri, il 56enne di Salerno ucciso a colpi di coltello intorno alle 22 in via dei Soderini, in pieno centro storico di Ascoli. Si tratta di un muratore romeno di 57 anni, residente anche lui in città. Ora è in carcere.
Sentito durante a notte dal procuratore Umberto Monti e dai carabinieri, non ha confessato l'omicidio, ma ad inchiodarlo ci sarebbero gli elementi raccolti dagli investigatori che immediatamente hanno avviato le indagini, partendo dal nome che la vittima ha fatto prima di morire. Sopralluoghi e riscontri nell'immediato hanno consentito di mettere insieme elementi ritenuti decisivi per l'arresto del 57enne.
Accademia di Belle Arti di Urbino, didattica a distanza. Il Prof durante la lezione fa partire un video ad integrazione dell’argomento che aveva da poco finito di spiegare. Pensando di non essere più inquadrato si “dedica” a chi gli era accanto, lasciandosi andare ad atti sessuali espliciti.
Purtroppo il Prof aveva fatto male i conti con l’ampiezza dell’inquadratura della telecamera che ha ripreso tutto, mentre i suoi studenti assistevano in diretta.
Il Direttore dell’Accademia di Belle Arti, informato della vicenda ha convocato il professore che si è dimesso, con le scuse ad i suoi ragazzi affidate ad una lettera.
“Tutto pensavo tranne che potessi essere visto in diretta. La persona che era con me non la vedevo da diversi mesi per colpa della pandemia. Una lontananza che pesava perchè il nostro è un rapporto stabile. Sono mortificato perchè una cosa di questo genere non mi era mai accaduta e mai più accadrà”.
Il Prof si è scusato anche con la Scuola: "Convinto che i ragazzi fossero impegnati a seguire i filmati e la lezione, ci siamo lasciati andare. Ho ceduto. Vorrei essere giudicato sotto il profilo umano perchè non sono un perverso e neanche un esibizionista. E per questa ragione subito dopo l’episodio ho presentato le dimissioni alla direzione dell’Istituto urbinate. Vorrei essere compreso e non giudicato per quanto accaduto” ha concluso il docente.
Il Direttore, nel rendere pubblica la notizia, ha dichiarato che il professore è un ottimo insegnante anche molto seguito e rispettato, con cui lui stesso è legato da stima e amicizia che restano immutate, se pure la reazione della direzione non poteva essere diversa da quella che è stata.
I ritmi della vita moderna mettono a dura prova anche la persona più tranquilla e pacifica al mondo:tutti almeno una volta nella vita si sono sentiti sotto stress. Tuttavia per molte persone questa condizione psicologica, diventa una vera e propria situazione cronica capace di ledere il benessere psicofisico.
Purtroppo ad oggi in molti sottovalutano lo stress connesso ai ritmi frenetici che la vita moderna impone. Questo è senz’altro un grave errore dal momento che lo stress potrebbe causare un progressivo peggioramento della salute di una persona.
Cos’è lo stress
Il termine “stress” viene utilizzato spesso impropriamente: in molti lo usano ad esempio come sinonimo di “ansia”.Più precisamente, però, lo stress è una reazione ad una situazione logorante. Normalmente chi soffre di stress si trova in una situazione di difficoltà derivante da fattori esterni, collegati frequentemente ad un determinato contesto sociale o lavorativo.
Lo stress potrebbe derivare inoltre da un sovraccarico di stimoli: chi soffre di questa condizione emotiva molto spesso si ritrova “ingabbiato” in un molteplice numero di compiti e incombenze da risolvere. Vale la pena ricordare che è possibile imparare a gestire lo stress con l’aiuto di un professionista esperto, come ad esempio uno psicologo psicoterapeuta.
Oggi fortunatamente non è più necessario recarsi fisicamente presso uno studio per poter essere ascoltati ed aiutati: online infatti esistono moltissime applicazioni che offrono la possibilità di ottenere un supporto qualificato da parte di psicologo online verificato. Con l’aiuto della tecnologia, è possibile svolgere una seduta a distanza anche via chat con uno psicologo altamente qualificato senza nemmeno doversi muovere da casa.
Evitare situazioni stressanti
Un metodo tanto semplice quanto banale per ridurre lo stress consiste senz’altro nell’evitare le situazioni che possano favorirlo. Applicare concretamente questo principio tuttavia è un po’ più complicato. In astratto infatti qualsivoglia cambiamento potrebbe essere di per sé idoneo a creare una situazione stressante.
E ciò vale anche per i cambiamenti positivi, quali ad esempio la decisione di sposarsi, la nascita di un figlio, un cambio o un upgrade lavorativo e molto altro ancora.
Esistono però situazioni che risultano essere maggiormente stressanti rispetto alla altre: assistere una persona con una malattia grave, affrontare la morte di un amico o di un parente, fare i conti con un divorzio, subire trattamenti sgradevoli al lavoro o a scuola, subire abusi, eccetera.
Sintomi dello stress
Da un punto di vista clinico, quando una persona è soggetta a stress, tende a reagire come se dovesse fronteggiare una situazione di pericolo. Il battito cardiaco aumenta, il metabolismo accelera, la pressione sale, mentre il livello degli ormoni sessuali diminuisce rapidamente.
Se tutto ciò accade spesso durante la vita di una persona, lo stress diventa cronico e a farne le spese non è soltanto la mente ma anche e soprattutto il corpo. I disturbi più comuni connessi allo stress sono la perdita copiosa dei capelli, la stanchezza cronica, le irregolarità del ciclo mestruale, il senso di oppressione, la tachicardia, o l’irritazione intestinale.
Questi potrebbero rivelarsi dei veri e propri campanelli d’allarme, che non dovrebbero mai essere ignorati. Le soluzioni, come riportato sopra, esistono.
Scuola, bar, spostamenti, musei, concorsi. Il nuovo dpcm in vigore dal 16 gennaio è stato firmato dal presidente Giuseppe Conte. Il provvedimento, valido fino al 5 marzo, introduce una serie di misure, regole e divieti. In particolare , da lunedì 18 gennaio studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado tornano in classe :"Almeno il 50% fino a un massimo di 75%". Stretta sulla movida, con lo stop agli asporti per bar, enoteche e attività commerciali simili. Musei aperti nelle zone gialle mentre piscine e palestre restano chiuse fino al 5 marzo. Piste da sci chiuse fino al 15 febbraio.
Rischi per le regioni
Come stabilito dal decreto, se una Regione presenta un indice Rt a livello 1, o se riscontra un’incidenza di 50 casi ogni 100 mila abitanti, si va automaticamente in zona arancione. Se invece l’Rt è uguale o superiore a 1,2, va in rossa. Gli esperti hanno già evidenziato come in questa settimana tutti gli indicatori siano peggiorati. Con le modifiche introdotte dal decreto, solo 6 regioni rimarrebbero gialle: Abruzzo, Basilicata, Campania, Sardegna, Toscana e Valle d’Aosta. Tutte le altre, invece, rischiano l’arancione, con la Lombardia e la Sicilia molto probabilmente in zona rossa.
La zona bianca
Il decreto ha introdotto la zona bianca, in cui le uniche restrizioni sono quelle sperimentate in estate, cioè il distanziamento e l’uso della mascherina. I parametri per entrarci, però, sono molto rigidi: presentare un rischio basso e avere 3 settimane consecutive di incidenza di 50 casi ogni 100 mila abitanti. Un traguardo lontano mesi per molti territori.
Zona gialla: divieto di spostamento fino al 15 febbraio
Il decreto di gennaio ha stabilito anche il divieto di spostamento tra le regioni, comprese quelle gialle, che resterà in vigore fino al 15 febbraio (e non più, come inizialmente previsto, fino al 5 marzo).
Zona rossa: sì alle visite ai parenti e agli amici
Nella bocca del Dpcm sembrerebbe esserci l’ok agli spostamenti nel comune anche se è in zona rossa. Anche nel rischio alto, quindi, sarà concesso andare a trovare o ricevere parenti e amici, per un massimo di due ospiti alla volta. «Lo spostamento verso una sola abitazione privata abitata – si legge nella bozza – è consentito nell’ambito del territorio comunale, una volta al giorno, in un arco temporale compreso tra le 5 e le 22 e nei limiti di due persone ulteriori rispetto a quelle ivi già conviventi, oltre ai minori di 14 anni sui quali tali persone esercitino la potestà genitoriale».
Zona arancione: ok agli spostamenti tra piccoli comuni
Resta valida la possibilità di spostarsi nelle Regioni arancioni dai comuni con una popolazione non superiore ai 5 mila abitanti, per una distanza non superiore ai 30 km e mai verso i capoluoghi di provincia.
Scuola
Da lunedì 18 gennaio riapriranno le scuole superiori, con una didattica in presenza «almeno al 50% e fino a un massimo dl 75%». Lunedì tornano quindi Lazio, Lombardia, Piemonte, Liguria, Molise e Puglia. A patto che non vengano messe in zona rossa: in quel caso si torna alla Dad al 100%.
Bar e ristoranti
Per i bar e le attività commerciali che vendono bevande e alcolici, come anche per le enoteche, scatta il divieto di vendita da asporto a partire dalle 18. Il provvedimento è stato fortemente criticato dalle Regioni, che per bocca del presidente della Conferenza Stefano Bonaccini, hanno commentato che «non porta vantaggi significativi sul piano della prevenzione e rischia di rappresentare un ulteriore fattore negativo di tensione sociale ed economica sui territori». Le Regioni avevano chiesto che l’asporto venisse vietato solo per le bevande alcoliche, ma per ora non sembra che la richiesta sia stata accolta.
Musei
Confermata l’apertura dei musei, chiusi ormai da novembre, ma solo nelle regioni gialle e solo nei giorni feriali. «Si tratta di un servizio ai residenti – ha sottolineato il ministro dei Beni culturali e del Turismo Dario Franceschini – è un primo passo, un segnale di riapertura” per il futuro».
Impianti sciistici
Gli impianti sciistici non riapriranno almeno fino al 15 febbraio. Alcuni presidenti hanno chiesto che almeno, nelle zone gialle, sia consentita l’attività ai soli residenti. Ma al momento la richiesta non è stata accolta.
Palestre e piscine
Restano chiuse anche palestre e piscine – anche se si continua a lavorare per consentire almeno la ripresa degli sport individuali nelle zone gialle – così come cinema e teatri.
"Mi dispiace dovervi comunicare che da domenica saremo in zona arancione e lo resteremo per almeno due settimane. Temo che anche la terza sia da mettere in preventivo ma attendiamo l’evolversi delle cose - ad annunciarlo è il Governatore della Regione Marche Francesco Acquaroli - La situazione è praticamente simile alla scorsa settimana, anzi i rilevamenti della settimana in corso sono in miglioramento, ma così è stabilito nel nuovo Dpcm".
"Va bene essere prudenti, per questo anche noi avevamo deciso di rinviare l’apertura delle scuole superiori in presenza, infatti già la zona gialla prevede diverse restrizioni - aggiunge il Presidente regionali- Tornare in zona arancione, con un RT ormai stabilmente sotto a 1 da un mese e mezzo, mi sembra un provvedimento eccessivo più che una scelta precauzionale. Sono amareggiato e dispiaciuto e continuerò a fare di tutto affinché il Governo comprenda le nostre richieste e modifichi il Dpcm, ma le norme vanno sempre rispettate anche quando non condivise e questo è l’invito che rivolgo a tutti voi". Conclude Acquaroli
"Recentemente abbiamo avuto modo di ascoltare e leggere versioni e accuse riguardanti la vicenda INRCA di Appignano - comunica in una nota il primo cittadino Mariano Calamita - E’ soltanto il frutto di un attacco politico pretestuoso e portato da una minoranza del Consiglio Comunale, che ha come unico scopo di creare una spaccatura nel Gruppo di maggioranza “Costruiamo Insieme Calamita Sindaco”'. (leggi l'articolo)
"Quanto si è ascoltato e letto negli ultimi 10 giorni fa sì che l’intero gruppo consiliare Costruiamo Insieme, fermamente unito, è pronto a rispondere in modo civile e rispettoso nelle sedi istituzionalmente previste - sottolinea - Per questo motivo, l’Amministrazione Comunale ha scelto di evitare repliche che potessero essere frutto di impulsività, approfondendo l’intera questione e le tematiche esposte nella richiesta di mozione, ivi incluse le asserite responsabilità a carico di alcuni membri del gruppo di maggioranza, che appaiono inconsistenti, per come si sono svolti i fatti".
"Essendo stata richiesta la convocazione del Consiglio Comunale, si è preferito quindi evitare di fare repliche sui social e mezzi di informazione, riservandoci di rispondere dettagliatamente sulla vicenda davanti ai cittadini, dimostrando che non siamo affatto intimoriti da quanto si è cercato di mettere in risalto nei vari canali di comunicazione recentemente utilizzati - precisa il Sindaco - Pertanto, quale migliore occasione se non quella da parte della cittadinanza di seguire la discussione del Consiglio Comunale di imminente convocazione, nel corso della quale verranno analizzati i fatti accaduti e le azioni intraprese, che hanno interessato il periodo che va dal 2005 fino ad oggi".
"Il fatto certo e inconfutabile, come si avrà modo di chiarire nel corso della discussione consiliare, è che l’INRCA, anche su impulso dell’Ente/Fondazione Falconi, nonché del Comune di Appignano, non ha abbandonato il nostro territorio e non ha disatteso gli impegni assunti con il contratto sottoscritto con l’Ente Falconi nel 2005, ma al contrario sta investendo risorse ben più consistenti rispetto a quelle originariamente previste": Conclude Calamita
È già stata avviata, come preannunciato nei giorni scorsi dal direttore dell’Area vasta 4, Licio Livini, la fase 3 del piano pandemico all’ospedale "A.Murri" di Fermo.
Nella giornata di ieri, erano arrivati a 71 gli operatori sanitari risultati positivi al Covid-19, di cui 9 medici e 40 infermieri oltre a personale oss e tecnici di radiologia della struttura ospedaliera, tra asintomatici e sintomatici, tutti finiti in isolamento.
Un focolaio Covid partito da un reparto pulito, Medicina 2, tant'è che si è proceduto con l’accorpamento delle aree chirurgiche al piano sesto del padiglione nuovo, con la conseguente liberazione del piano quinto da destinare ai pazienti Covid, per un totale di 29 posti letto.
I pazienti, oltre ad essere stati trasferiti nei presidi ospedalieri delle altre aree vaste, sono in parte anche stati spostati presso il Pronto Soccorso del noscomio di Fermo andando quindi ad aumentare la pressione in un reparto già ridotto all'osso in termini di personale e posti letto.
Nelle ultime ore sta infatti aumentando il numero dei contagiati tra il personale sanitario del Pronto Soccorso che ha quindi deciso di elencare le criticità quotidiane attraverso una lettera al responsabile del sindacato Nursind per “mettere a conoscenza delle criticità esistenti, permanenti e persistenti".
"I pazienti continuano a sostare in Pronto Soccorso 163 ore continuative, con conseguenti pernotti senza riuscire a trovare un posto letto nei vari reparti di degenza o in altre strutture - segnalano i medici del Pronto Soccorso - Questo anche a causa di:
- reparti che continuano a tenere poggiati i propri pazienti ricoverati in Pronto Soccorso;
- pazienti che provengono da altre aree vaste per consulenze specialistiche (gastroscopiche), che alla fine si trovano a rimanere in Pronto Soccorso senza poter tornare nelle strutture di provenienza;
- medici di base che continuano ad inviare pazienti in pronto soccorso per accertamenti, facendo saltare le liste di attesa del CUP ai propri assistiti e a discapito del servizio di pronto soccorso;
- centrale operativa 118, che nonostante i ripetuti avvisi degli operatori del Pronto Soccorso, continua ad inviare pazienti al pronto soccorso con problematiche risolvibili in ambulatori di Medicina di Base, mettendoli a rischio contagio perché costretti a sostare nel pronto soccorso per ore, dove sembra non esistere un’area grigia per sospetti covid".
"Per di più i medici di reparto sembra che non abbiano più la possibilità di poter usufruire di giorni di riposo per carenza di personale - spiegano - ed ancor peggio per i medici della cooperativa che si sono trovati a lavorare continuamente senza alcuno smonto, addirittura con un turno che a noi risulta iniziato il 28/12/2020 e finito l’1/01/2021, fuori da ogni norma. Inoltre ci segnalano che nell’area covid, nonostante il tipo di patologia preveda tale ausilio, l’impianto di erogazione centralizzato di ossigeno è inesistente".
"Si aggiunge a ciò un problema che già il 24/10/2020 è stato sollevato da questo ordine sindacale, senza alcun riscontro da parte vostra, dalle loro dichiarazioni emerge che gli armadietti per il personale in servizio, ancora oggi, non siano ad uso esclusivo di ogni operatore come previsto dal Testo unico per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (D.Lgs. 81/2008, detto anche “Legge 81” ex legge 626) e assolutamente necessario in una situazione di pandemia, ma bensì condivisi - si rende noto nella missiva - Altra criticità riguarda la vaccinazione anti covid per il personale del Pronto Soccorso che è in ritardo addirittura rispetto ad altre categorie che non sono in prima linea come loro, questo genera dei dubbi sui criteri utilizzati per la programmazione del piano vaccinale".
"In ultimo ci riferiscono di continue minacce, da parte degli utenti nei confronti degli operatori sanitari, in special modo del personale della croce rossa posizionata all’ingresso del pronto soccorso, scaturite dalla situazione di disagio che si vive in tale contesto, acutizzato dalla negata possibilità di seguire i propri parenti, anche questo dovrebbe essere considerato un campanello di allarme vista la cronaca che continuamente ci racconta di episodi drammatici. Per tutto questo chiediamo che vengano al più presto portate sul tavolo sindacale delle proposte traducibili in azioni nel merito delle questioni, a beneficio del servizio, degli utenti e del personale che fino ad ora ha sopperito a tali mancanze".
Con circolare 12 gennaio, n. 61 è prorogato alle ore 12:00 del 13 marzo il termine per presentare i progetti a valere sull’Avviso pubblico finalizzato alla selezione di iniziative imprenditoriali nel territorio dell’area di crisi industriale complessa del “Distretto delle pelli-calzature Fermano-Maceratese” tramite ricorso alle risorse nazionali della legge n. 181/1989.
“Abbiamo tenuto fin dalla fase precedente le festività natalizie – dichiara l’Assessore con delega alle aree di crisi Guido Castelli - un confronto serrato e costante con le istituzioni e le associazioni di categoria locali, da un lato, e con il Ministero dello sviluppo economico e Invitalia, dall’altro, per monitorare lo stato di presentazione delle domande e valutare l’opportunità di una proroga del termine di scadenza".
"La decisione di posticipare di 60 giorni il termine - continua l’Assessore Castelli – è stata condivisa da tutti gli attori del territorio e dai soggetti sottoscrittori dell’Accordo, tenendo conto della concomitanza della pausa natalizia, della perdurante fase di emergenza Covid e, elemento non secondario, del fatto che la data di avvio è stata più volte posticipata in attesa della registrazione dell’Accordo di Programma da parte della Corte dei Conti".
"Il nostro obiettivo – conclude Castelli - è di assicurare la massima partecipazione delle aziende interessate ad investire e il pieno impiego delle risorse, pari a 15 milioni di euro, contribuendo al rilancio e allo sviluppo dell’area e all’incremento delle opportunità occupazionali per i disoccupati e i giovani del territorio”.
Il Servizio Sanità della Regione Marche ha comunicato che purtroppo nelle ultime 24 ore si sono verificati 10 decessi correlati al Covid-19.
Due le vittime registrate nelle strutture ospedaliere del Maceratese entrambe al Covid-Hospital di Civitanova Marche: si tratta di un 74enne originario di Riesi (paese in provincia di Caltanissetta) e una 82enne civitanovese.
Sono state 53 le persone decedute all'Opedale di Pesaro dove si sono spenti un 88enne di Mondolfo, una 91enne di Fano e una 83enne pesarese. A Fossombrone è morta una 82enne di Borgo Pace, mentre al nosocomio di Urbino hanno perso la vita: una 89enne e una 85enne, entrambe di Pergola.
Nel territorio anconetano si sono registrate altre due vittime: un 85enne di Falconara Marittima è spirato all'INRCA di Ancona mentre un 60enne di Senigallia si è spento all'Ospedale di Jesi.
Dall'inizio della pandemia, nelle Marche hanno perso la vita a causa del Covid-19 1763 persone. Pesaro-Urbino è la provincia che paga il prezzo più alto in termini di vite spezzate (758), mentre sono 292quelle totali nella provincia di Macerata.
Secondo i dati complessivi, nel 95,5% dei casi le vittime presentavano patologie pregresse e la loro età media è di 81 anni.
Di seguito i dati resi noti dal Servizio Sanità regionale:
"Ho definitivamente appreso dalla conferenza Stato Regioni di questa mattina che il criterio prevalente di valutazione per l’assegnazione del colore alle regioni non è più solo quello dell’indice RT, ma soprattutto quello della valutazione del 'rischio' - a dirlo è il Governatore della Regione Marche Francesco Acquaroli - cioè in base allo stato di occupazione delle terapie intensive, delle strutture ospedaliere, alla stima dei focolai e altri fattori".
"Quindi non è bastato abbassare le soglie RT per l’assegnazione delle fasce, ma hanno ritenuto di andare anche oltre - tuona - Questi continui e repentini cambi dei metodi di valutazione creano disorientamento. Dunque, di fatto, se anche le Marche domani avranno l’indice RT sotto ad 1, rischiano seriamente di finire in fascia arancione - annuncia Acquaroli - Queste osservazioni le ho poste stamattina nell’incontro con le Regioni e i Ministri competenti, e ho chiesto ancora una volta un confronto su scelte così impattanti per tutti noi. Anche perché, alla luce del voto favorevole in Parlamento avvenuto ieri dopo l’informativa del Ministro Speranza, potremo essere vincolati a queste restrizioni per lunghe settimane".
"Questo deve essere fin da subito chiaro a tutti - sottolinea - Deve anche essere chiaro che sono preoccupato per l’evolversi della pandemia e non voglio essere superficiale, per questo chiedo da settimane un confronto che non si basi solo sulla mera lettura dei numeri, che dicono tanto ma non raccontano tutto. Oltre a questa preoccupazione, c'è anche la consapevolezza dell'esasperazione e della difficoltà di tenuta del sistema socio-economico, già sottoposto ad una pressione prolungata. La salute e la sicurezza sono imprescindibili ma esse sono anche legate alle esigenze concrete della quotidianità - conclude Acquaroli - Spero che il Governo tenga conto di quanto richiesto, ora restiamo in attesa delle decisioni definitive".
Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente Giuseppe Conte e del Ministro della salute Roberto Speranza, ha approvato un decreto-legge che introduce ulteriori disposizioni urgenti per il contenimento della diffusione del COVID-19.
Il Consiglio, convocato mercoledì sera alle 21,30 in piena crisi politica, ha dato il via libera al provvedimento che limita i movimenti dei cittadini anche in fascia gialla e fa entrare direttamente in fascia arancione le regioni che hanno un livello “alto” di rischio.
Nel decreto è stabilito che, fino al 15 febbraio 2021, «è vietato ogni spostamento in entrata e in uscita tra i territori di diverse regioni o province autonome, salvi gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero per motivi di salute. È comunque consentito il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione».
Il divieto vale anche per le regioni che si trovano in fascia gialla.
Per limitare gli incontri, nel decreto è stato stabilito di prorogare la norma che era stata approvata in vista delle festività natalizie. E dunque «in ambito regionale, lo spostamento verso una sola abitazione privata abitata è consentito, una volta al giorno, in un arco temporale compreso fra le ore 5 e le 22, e nei limiti di due persone ulteriori rispetto a quelle ivi già conviventi, oltre ai minori di anni 14 sui quali tali persone esercitino la potestà genitoriale e alle persone disabili o non autosufficienti conviventi».
Il governo ha, inoltre, stabilito che questo spostamento «può avvenire all’interno della stessa Regione, in area gialla, e all’interno dello stesso Comune, in area arancione e in area rossa», fatto salvo «quanto previsto per gli spostamenti dai Comuni fino a 5.000 abitanti» (vedi il punto qui sotto).
Resta la deroga varata con il decreto che ha preceduto il Dpcm di Natale: «Qualora la mobilità sia limitata all’ambito territoriale comunale, sono comunque consentiti gli spostamenti dai comuni con popolazione non superiore a 5.000 abitanti e per una distanza non superiore a 30 chilometri dai relativi confini, con esclusione in ogni caso degli spostamenti verso i capoluoghi di provincia».
Anche questa norma vale dal 16 gennaio 2021 al 5 marzo 2021.
Il decreto istituisce una «fascia bianca», dove la liberta è quasi totale. I criteri stabiliti per entrare in fascia bianca sono: «Scenario di tipo 1 e con un livello di rischio basso con una incidenza settimanale dei contagi, per due settimane consecutive, inferiore a 50 casi ogni 100.000 abitanti». Nel decreto è specificato che «l’eventuale successivo superamento dei parametri per il collocamento nello scenario di tipo 1 ha effetto, ai fini dell’applicazione di misure più restrittive, se il superamento perdura per almeno 14 giorni consecutivi». In area «bianca» non si applicano le misure restrittive previste dai Dpcm per le aree gialle, arancioni e rosse ma le attività si svolgono secondo specifici protocolli — e possono comunque essere adottate, con Dpcm, «specifiche misure restrittive in relazione a determinate attività particolarmente rilevanti dal punto di vista epidemiologico».
Rischio alto in arancione
Il governo decide di ampliare la possibilità di far scattare l’ingresso nelle fasce che prevedono restrizioni e nuovi divieti. Secondo i parametri attuali si entra in fascia arancione con un Rt pari a 1 e in fascia rossa con Rt pari a 1,25. Si è però deciso che vanno in arancione «secondo la medesima procedura ed in presenza di una analoga incidenza settimanale dei contagi, anche le regioni che si collocano in uno scenario di tipo 1 e con un livello di rischio alto». In questo caso scatta la chiusura di bar e dei ristoranti e il divieto di uscire dal proprio comune. Sono aperti i negozi, i parrucchieri e i centri estetici.
Sono stati consegnati oggi alla Regione Marche circa 1500 dosi di vaccino dell’azienda farmaceutica Moderna come previsto dal piano di distribuzione vaccinale nazionale. I vaccini saranno smistati tra gli hub di Inrca, Civitanova Marche, Macerata, l'ospedale di Torrette di Ancona.
Ne dà notizia l’assessore alla Sanità, Filippo Saltamartini. I vaccini Moderna devono essere custoditi ad una temperatura di meno 20 gradi, “modalità che potrà garantire una conservazione più semplice rispetto ai vaccini Pfizer BionTech facilitando la somministrazione alle categorie a rischio, anziani e persone fragili, mediante l’inoculazione a livello domiciliare tramite i medici di famiglia” specifica l’assessore.
La Regione è ora in attesa della seconda consegna del vaccino Moderna di circa 1700 dosi previste da calendario tra il 25 e 27 gennaio 2021.
Il Servizio Sanità regionale ha comunicato che purtroppo nelle ultime 24 ore si sono verificati 18 decessi correlati al Covid-19.
Una vittima nelle strutture ospedaliere della provincia di Macerata: si tratta di una 84enne di Tolentino che si è spenta al nosocomio civile del Capoluogo.
Sono state 6 le persone decedute all'Ospedale di Pesaro dove hanno perso la vita un 95enne di Pergola, un 73enne di Cartoceto insieme a un 55enne e una 76enne di Terre Roveresche congiuntamente ad un 79enne e un 78enne entrambi pesaresi. A Fossombrone è morto un 83enne di Pesaro, mentre al nosocomio di Urbino è spirata una 89 enne di Sassocorvaro. Una vittima anche alla Residenza Sanitaria Macerata Feltria dove si è spenta un 91enne di Pesaro.
Nel territorio anconetano si sono registrate altre sette vittime: due all'INRCA di Ancona dove hanno trovato la morte un 94enne e un 88enne anconetani. Due decessi anche a Torrette dove si sono spenti un 67enne e una 70enne entrambi di Falconara Marittima. Una vittima anche all'Ospedale di Senigallia dove è morta una 88enne senigalliese mentre al nosocomio di Jesi sono spirati un 73enne di Serra San Quirico e una 92enne di Fano.
Una vittime anche all'Ospedale di San Benedetto dove hanno perso la vita un 86enne originario di Offida.
Dall'inizio della pandemia, nelle Marche hanno perso la vita a causa del Covid-19 1753 persone. Pesaro-Urbino è la provincia che paga il prezzo più alto in termini di vite spezzate (752), mentre sono 291 quelle totali nella provincia di Macerata.
Secondo i dati complessivi, nel 95,5% dei casi le vittime presentavano patologie pregresse e la loro età media è di 81 anni.
Di seguito i dati resi noti dal Servizio Sanità della Regione Marche:
Il Banco Marchigiano, in attesa di diventare banca interregionale a seguito della fusione con Banca del Gran Sasso d’Italia, si posiziona al 1° posto, fra tutte le banche regionali, nella speciale classifica “L’Atlante delle Banche leader 2020”, stilata come ogni anno da Milano Finanza.
Il rigoroso ranking del quotidiano nazionale economico-finanziario, stilato in collaborazione con la società di consulenza internazionale Accenture, mette sotto la lente i bilanci di 49 Gruppi Bancari e 362 Istituti di credito italiani ed esamina un articolato ventaglio di dati oggettivi, valori e parametri di riferimento, tra cui i mezzi amministrati, l’utile netto, il rapporto sofferente nette e impieghi dei clienti, il margine di intermediazione, la raccolta diretta, il risultato di gestione.
“I dati fatti registrare dalla nostra Banca – dice il DG Marco Moreschi - evidenziano in maniera oggettiva risultati eccellenti sia in termini di solidità patrimoniale che di capacità commerciale. Per noi è motivo di grande orgoglio essere in cima a questa graduatoria ma quel che più conta è continuare quotidianamente a perseguire il nostro obiettivo che è quello di sostenere in modo concreto, reale, pragmatico, il territorio, le famiglie e le imprese che ne rappresentano la spina dorsale imprescindibile, cercando al contempo di tenere in equilibrio la nostra efficienza economica”.
“Abbiamo aperto questo nuovo anno come meglio non potevamo sperare – dice il Presidente Sandro Palombini - e questo riconoscimento fa il paio con altre importanti recenti novità tra cui l’apertura di una filiale in Ancona centro e l’annunciato progetto di aggregazione con la Banca del Gran Sasso d’Italia”.
Il fenomeno crowdfunding non accenna a scemare. Questa nuova modalità di raccolta capitali ha visto una crescita incredibile negli ultimi anni a livello globale, arrivando a valere 20 miliardi euro nel 2019. Una somma che è raddoppiata rispetto all’anno precedente e che punta a crescere ancora in futuro.
Il crowdinvesting consiste in una raccolta fondi, da parte di imprese e società, con l’obiettivo di finanziare un progetto. Più precisamente, il crowdfunding immobiliare sviluppa progetti nell’ambito del real estate residenziale o commerciale. In questo modo, viene favorito quel settore che ha risentito maggiormente della crisi degli ultimi anni.
Le imprese che hanno intenzione di avviare una raccolta di capitali devono necessariamente iscriversi a piattaforme dove far transitare gli investimenti di denaro. Questi portali sono strettamente regolamentati e controllati dalla Consob, in modo da assicurare le più stringenti tutele per gli investitori.
All’interno di questa tipologia di portali, si può citare la Concrete Investing come punto di riferimento del settore real estate crowdfunding in Italia. La piattaforma fa parte della rete di 11 portali che ospitano le raccolte fondi ed ha come obiettivo finanziare progetti immobiliari prestigiosi e di sicuro profitto. La Concrete Investing fa parte del settore equity crowdfunding, assieme ad altre 3 piattaforme italiane. Le restanti 7 si focalizzano su un’altra tipologia di crowdfunding, denominato lending.
La differenza tra i due consiste nella modalità di investimento. L’equity crowdfunding prevede una partecipazione societaria a tutti gli effetti, con un investimento di denaro in cambio di quote di società. Il lending crowdfunding, al contrario, simula invece un prestito, con la restituzione delle somme investite maggiorate dagli interessi maturati.
Al 30 giugno 2020, il quinto Report Italiano relativo a questo innovativo fenomeno, ha registrato un totale di 219 campagne avviate e concluse con successo. Le operazioni hanno raccolto 72 milioni di euro, di cui 24,5 milioni riferite al primo semestre del 2020.
Considerate le difficoltà economiche riscontrate quest’anno a causa dell'emergenza da Covid19, si tratta di un risultato incredibile e che promette sviluppi ancora più incoraggianti.
Il real estate crowdfunding ha incuriosito in misura sempre maggiore gli investitori. I vantaggi, infatti, sono numerosi. Finora l'investimento immobiliare tradizionale ha sempre richiesto una gestione attiva dell’immobile e la necessità di disporre di grande liquidità.
Questa nuova tipologia di investimento, al contrario, permette anche di partecipare con importi di denaro limitati e consente di diversificare i propri investimenti.
L’ambito della finanza digitale attrae, per questi motivi, sempre più finanziatori, in un settore in continua espansione e crescita.
“Stiamo attentamente monitorando la situazione creata dal focolaio Covid all’Ospedale Murri di Fermo intervenendo velocemente anche coinvolgendo le strutture delle aree vaste limitrofe”: così l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini che questa mattina ha presieduto un incontro operativo a Fermo con Nadia Storti, direttore generale dell'Asur Marche, il direttore dell’Area vasta 4, Licio Livini , il Direttore Medico della Direzione Ospedaliera Luca Polci, il dottor Fabrizio Santillo e il dottor Renato Rocchi.
Sono attualmente 71 gli operatori sanitari risultati positivi ai test di cui 9 medici e 40 infermieri oltre a operatori oss e tecnici di radiologia della struttura ospedaliera, tra asintomatici e sintomatici tutti in isolamento: “si è deciso di trasferire 20 pazienti attualmente in attesa di ricovero presso il pronto soccorso di Fermo negli ospedali delle altre aree vaste. Mentre si sta provvedendo rapidamente alla sanificazione, viene comunque garantita la funzionalità del dipartimento materno infantile, l’area oncologica, il dipartimento di salute mentale, la gastroenterologia, la nefrologia e dialisi, i servizi radiologici e di laboratorio oltre a tutte le attività territoriali e di prevenzione” assicura l’assessore. A risultare ridotti, sono i servizi di chirurgia, urologia, ortopedia e otorino, “salvo naturalmente le urgenze emergenze e interventi in codice A che vengono regolarmente garantiti” aggiunge Saltamartini.
“Ancora nessuna risposta alla nostra richiesta alla sanità militare di medici infettivologi, anestesisti e internisti. Proseguiamo costantemente nella ricerca di ulteriore personale sanitario per rinforzare l’ospedale Murri che è l’unico presidio della Provincia di Fermo".
Il Servizio Sanità della Regione Marche ha comunicato che nelle ultime 24 ore sono stati testati 7031 tamponi: 4588 nel percorso nuove diagnosi (di cui 2579 nello screening con percorso Antigenico) e 2443 nel percorso guariti (con un rapporto positivi/testati pari al 10,5%).I positivi nel percorso nuove diagnosi sono 480: 121 in provincia di Macerata, 216 in provincia di Ancona, 81 in provincia di Pesaro-Urbino, 27 in provincia di Fermo, 17 in provincia di Ascoli Piceno e 18 fuori regione. Questi casi comprendono soggetti sintomatici (51 casi rilevati), contatti in setting domestico (76 casi rilevati), contatti stretti di casi positivi (124 casi rilevati), contatti in setting lavorativo (26 casi rilevati), contatti in ambienti di vita/socialità (24 casi rilevati), contatti in setting assistenziale (11 casi rilevati), contatti con coinvolgimento di studenti di ogni grado di formazione (10 casi rilevati), screening percorso sanitario (10 casi rilevati).
Per altri 148 casi si stanno ancora effettuando le indagini epidemiologiche. Nel Percorso Screening Antigenico sono stati effettuati 2579 test e sono stati riscontrati 82 casi positivi (da sottoporre al tampone molecolare). Il rapporto positivi/testati è pari al 3%.
Dal punto di vista percentuale, nel rapporto tra il numero di tamponi processati nel percorso nuove diagnosi e il numero di contagiati, si evidenzia un notevole decremento rispetto alla giornata precedente: incidenza al 10,46% oggi, contro il 14,20% di ieri.
Rimane invariato, rispetto alle ultime 24 ore, il numero di persone ricoverate nelle strutture sanitarie regionali che ad oggi sono 667, di cui 73 in terapia intensiva (-6 rispetto a ieri). Sono, invece, 20 le persone dimesse ieri dagli ospedali regionali. Nel Maceratese sono accolti 122 pazienti: 50 all'ospedale di Macerata, 54 al Covid Hospital e 18 a Camerino. Altri 14 sono accolti nei pronto soccorso degli ospedali di Macerata e Civitanova Marche.
Dopo il serrato confronto di ieri tra Stato e Ragioni, dove al centro del dibattito c’erano le nuove misure anti-Covid da inserire nell’oramai prossimo Dpcm, il Governo si prepara nuovamente a ‘colpire’ il settore della ristorazione introducendo il divieto per i bar di vendere cibi e bevande da asporto dopo le 18. (leggi l'articolo)
Restrizioni ancora più pesanti quindi per un segmento economico già duramente provato dalle già in atto norme di contenimento del contagio da Coronavirus alle quali si dovrebbe aggiungere anche lo stop alla mobilità tra le regioni, anche tra quelle gialle.
Un inizio di 2021 tutt’altro che felice quindi per i ristoratori che dopo i sacrifici fatti durante le festività natalizie, hanno ora deciso di alzare la testa con una ‘disobbedienza civile’ programmata per il 15 gennaio.
#ioapro1501, ecco l'hashtag che sta rimbalzando sui social e che lancia di fatto il guanto di sfida al nuovo Decreto del Governo Conte. Un’iniziativa nata da un appello sul web lanciato da Maurizio Stara, titolare del pub RedFox di Cagliari e che prevede una protesta pacifica volta a dimostrare la capacità dei ristoratori di ottemperare e far rispettare le regole di prevenzione del Covid-19.
Sono infatti state decine di migliaia le adesioni a questa protesa pacifica che vedrà questo fine settimana bar e ristoranti rialzare le serrande in tutta Italia sia a pranzo che e cena.
Uno scenario che accadrà sicuramente nei locali del ristoratore pesarese Umberto Carriera, balzato agli onori della cronaca dopo aver fatto cenare nel suo ‘La Macelleria’ , all’indomani del Dpcm emanato ad ottobre 2020, circa 90 persone malgrado il lockdown e oggi veste i panni di uno dei promotori del ‘Decalogo Pratico Commercianti Motivati’ (un nuovo dpcm in pratica n.d.r.).
“Noi ristoratori la chiamiamo ‘Obbedienza Costituzionale' - spiega Carriera - siamo partiti con questo tam-tam mediatico che eravamo solo dieci ed al momento abbiamo raccolto 50 mila adesioni tra bar e ristoranti sparsi in tutta Italia, che dal 15 gennaio saranno pronti a rialzare le serrande per cena. Non si tratta di un open day - specifica il ristoratore pesarese – ma da quella data in poi rimarremo aperti e non si tratta di una protesta ma di un'assoluta necessità di un settore oramai arrivato al collasso“.
“Il Governo da metà ottobre non ci permette più di lavorare al 100% delle nostre possibilità e parallelamente non è stato capace di darci delle direttive da rispettare per premetterci di proseguire – dichiara Carriera - di conseguenza abbiamo diramato un nostro dpcm autonomo dove il messaggio che vogliamo trasmettere è chiaro: ovvero che dal 15 gennaio l'Italia è pronta a ripartire in totale sicurezza”.
Massimo 4 persone ai tavoli , distanziati e con le mascherine: ecco alcune delle regole che i clienti sono chiamati a rispettare nei locali aderenti all’iniziativa.
“Abbiamo anche una tutela legale sia per gli esercenti e sia per quanto riguarda i cittadini che decideranno di supportare le nostre attività – annuncia Carriera che aggiunge, inoltre, che le eventuali multe ai clienti saranno gestite dai ristoratori stessi - crediamo che questo sia un giusto monito per far ripartire tutta l'economia in quanto i ristori del Governo non sono sufficienti per cui non possiamo più fare a meno di aprire”.
Una ripartenza che avverrà anche nel rispetto del lavoro delle Forze dell’Ordine che dall’inizio della pandemia sono impegnate nel monitoraggio per il contenimento dell'emergenza epidemiologica: "Loro sono le prime vittime di questo sistema in quanto purtroppo si trovano a dover far chiudere gli esercizi commerciali e controllare persone – incalza il portavoce della protesta che interesserà tutta la penisola - quando arriveranno i controlli, da parte nostra ci sarà massima gentilezza anche perché le Forze dell'Ordine durante l'apertura dei miei ristoranti sono sempre state molto cortesi e anzi mi hanno rivelato più volte che ,senza una divisa addosso, sarebbero lì a mangiare con noi".
"Dobbiamo quindi metaforicamente stringere la mano a queste persone che lavorano e sono obbligate ad elevare multe ma sappiamo bene che sono i primi a non essere d'accordo con le regole contenute nei vari Dpcm” aggiunge Carriera.
Un nuovo anno che si prospetta ancora in salita per tutto il settore della ristorazione costretto più volte a stringere i denti durante tutto il 2020: "Iniziamo in maniera deficitaria nel senso che è vero che è stata dichiarata zona gialla fino a venerdì ma in città come quelle marchigiane la pausa pranzo non è presa in considerazione o comunque riguarda una fetta che si aggira attorno al 10-15% del fatturato di un esercizio - illustra il titolare di ben sei attività ristorative nella provincia di Pesaro Urbino - personalmente ho oltre 35 dipendenti, la maggior parte con figli e mogli a carico, che ad oggi sono tutti in cassa integrazione ecco perchè sostengo che la situazione è terribile".
"Non chiediamo alcun tavolo di confronto al Governo in quanto hanno dimostrato a più riprese che gli interessa poco di noi, non sono in grado di capire le nostre esigenze perché probabilmente non conosco il lavoro che svolgiamo è di conseguenza non sono in grado di dettarci delle regole da seguire. Ecco perché - conclude Umberto Carrera - abbiamo deciso di aprire in maniera autonoma nel rispetto di tutte le norme compresa quella del coprifuoco tant'è che nel nostro dpcm è inserito il conto al tavolo alle 21.45, per dare modo appunto alle persone di ritornare a casa per tempo”.
"Acquaroli, ce senti? Riapri le scole". Studenti, insegnanti e genitori sono tornati sotto la sede della Regione, usando anche il dialetto, oggi pomeriggio, per la terza manifestazione indetta dal comitato 'Priorità alla scuola' che contesta l'ordinanza che nelle Marche ha prolungato la didattica a distanza nelle superiori fino al 31 gennaio.
Mentre a Palazzo Leopardi era in corso il Consiglio regionale, i manifestanti si sono riuniti nel piazzale antistante l'ingresso, srotolando due striscioni, di cui uno scritto in dialetto, per ribadire al presidente della Regione di riaprire le scuole. Un centinaio i presenti, con polizia e carabinieri a presidiare la manifestazione.
Forti delle ultime parole ribadite anche dal ministro dell'Istruzione Lucia Azzolina, che ha detto che la didattica a distanza oggi non può più funzionare, i manifestanti hanno preso la parola per farsi sentire sulle ragioni del ritorno a scuola in presenza. La protesta è iniziata alle 15 ed è proseguita fino a quando una delegazione è stata ricevuta dall'assessore regionale all'Istruzione Giorgia Latini.
(Foto: ANSA).
“Campagna vaccinale covid nelle Marche perfettamente al passo con i protocolli ministeriali. Disabili e persone a vario grado di fragilità saranno i primi ad essere vaccinati nella fase immediatamente successiva a quella in corso che si concentra su personale sanitario ed ospiti delle RSA. La macchina organizzativa è rodata per procedere con la tempestività e la cura necessarie alla tutela delle fasce più deboli della cittadinanza, ma è sempre più urgente disporre di un numero adeguato di vaccini".
Lo dichiara l’assessore leghista alla sanità delle Marche Filippo Saltamartini a margine di un infuocato consiglio regionale.
"Appena riceveremo dal commissario di governo le scorte necessarie - ha aggiunto l'assessore -, procederemo con una nuova campagna di vaccinazione seguendo lo stesso modello organizzativo utilizzato per lo screening di massa. Inoltre, ricomprenderemo nelle categorie prioritarie anche insegnanti e professori così procedere con la messa in sicurezza anche della Scuola”.