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Treia, disco verde per la riparazione di Villa La Quiete: progetto da 6,1 milioni

Treia, disco verde per la riparazione di Villa La Quiete: progetto da 6,1 milioni

Luogo di grande impatto storico e artistico, Villa La Quiete è situata appena fuori dalle mura del centro storico di Treia, nel Maceratese. Considerato uno dei capolavori artistici del grande architetto Giuseppe Valadier per l’arduo tentativo di unire armoniosamente varie correnti architettoniche, è da sempre uno dei tesori più amati dai cittadini treiesi e non solo.

«Grazie all’ordinanza commissariale numero 137, il pregevolissimo monumento, di proprietà comunale, verrà riparato dai danni prodotti dal sisma del 2016/2017, migliorata sismicamente e restaurata grazie ad un importo di 6,1 milioni di euro - spiega il commissario straordinario alla ricostruzione, Guido Castelli -. Il progetto, infatti, è stato appena approvato dalla Conferenza regionale; per il completo riutilizzo del bene vengono inseriti nuovi spazi pubblici destinati a biblioteca, archivio, sala conferenze, spazi espositivi e spazi a disposizione della collettività. Ringrazio il Presidente della Regione Francesco Acquaroli per la costante collaborazione».

Si è ipotizzato un uso flessibile della villa, in modo che le differenti porzioni possano essere utilizzate anche in momenti differenti e in modo autonomo. Tale ipotesi consente un utilizzo più duraturo e variabile nel tempo con destinazioni d’uso adatte al contesto storico ed artistico e che consentano di “far vivere” il luogo durante tutta la giornata.

Relativamente alle operazioni di restauro, verranno eseguiti interventi su pavimentazioni, murature, intonaci, serramenti e controsoffitti. A livello strutturale, invece, sono previsti, tra le altre cose, consolidamenti, risarciture e ristilature e scuci/cuci.

Curiosità. Il sito ospitava, sin dal 1036, la chiesa di San Savino alla quale, nel 1579, venne aggiunto il convento dei padri Cappuccini, che nel 1810 fu soppresso con decreto napoleonico. Nel 1853 la proprietà della villa passa al letterato Lavinio Spada, che lì si rifugiò dopo aver sposato la contessa Natalia Komar.

Il nome con cui è maggiormente conosciuta, ovvero Villa Spada, deriva proprio dal cognome del proprietario. All'interno degli innumerevoli passaggi di proprietà venne utilizzata, durante la seconda guerra mondiale, anche come luogo di prigionia. Il 6 giugno 1940, quando erano proprietari i conti Vannutelli, nella villa fu aperto un campo di internamento femminile.

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