Terremoto 1997: Venanzo Ronchetti racconta un modello di ricostruzione dal basso "quasi perfetto"
Terremoto Centro Italia 2016: a cinque mesi dal primo sisma il bilancio complessivo è a dir poco preoccupante. E’ stato consegnato un numero irrisorio di casette, le attività produttive sono allo sbando e le verifiche di agibilità sono in ampio ritardo.
Cosa non funziona rispetto invece a quanto è avvenuto nel 1997?
Pur considerando senza dubbio che per il 2016 parliamo in realtà di tre terremoti di forte impatto e dunque di una zona colpita più vasta rispetto al sisma che ha riguardato le regioni Marche ed Umbria nel 1997, tuttavia le differenze gestionali e soprattutto di risultati sono evidenti.
Ce ne parla l'allora sindaco di Serravalle di Chienti, Venanzo Ronchetti testimone diretto, protagonista nonché autore del libro documento “Il ragazzo e l’altopiano” proprio incentrato sul terremoto del 1997.
Innanzitutto ricorda la snellezza del quadro normativo:
due sono stati i provvedimenti principali che hanno disciplinato la ricostruzione:
· la legge 61/98 sulla c.d. “ricostruzione pesante” - Legge 30 marzo 1998, n. 61"Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 gennaio 1998, n. 6, recante ulteriori interventi urgenti in favore delle zone terremotate delle regioni Marche e Umbria e di altre zone colpite da eventi calamitosi"( solo 11 articoli)
· il decreto del commissario delegato 121/1997 sulla c.d. “ricostruzione leggera” (solo 14 articoli).
I criteri di verifica e per il contributo di ricostruzione erano molto semplici e veloci.
Così recitava infatti l' articolo 1 del Decreto del Commissario delegato per gli interventi di Protezione civile n. 121 del 18/11/1997 (“Contributi per interventi di riparazione dei danni e di miglioramento sismico degli edifici")
“Al fine di consentire un rapido rientro nelle abitazioni danneggiate dagli eventi sismici del 26 settembre 1997 e successivi è concesso un contributo massimo a fondo perduto di lire 60 milioni per unita' immobiliare, per interventi di riparazione dei danni e di miglioramento sismico, a favore dei proprietari, comproprietari, usufruttuari o titolari di altro diritto reale di godimento su unità immobiliari comprese in un edificio dichiarato inagibile totalmente o parzialmente o agibile con provvedimenti, a seguito di accertamento effettuato dalle squadre operanti sotto il coordinamento tecnico del Gruppo nazionale di difesa dai terremoti, del Servizio sismico nazionale e della Regione e che comprenda almeno una unità immobiliare che soddisfi contestualmente le seguenti condizioni:
a) che sia stata adibita ad abitazione principale occupata da nuclei familiari residenti nella stessa unità immobiliare al momento del sisma;
b) che sia stata oggetto di segnalazione di danni da parte dei Comuni ai C.O.M. (Centri operativi misti) competenti alla data di pubblicazione del presente decreto;
c) che sia stata oggetto di ordinanza sindacale di sgombero o dichiarata inagibile totalmente o parzialmente oppure agibile con provvedimenti.
1.bis Il limite del contributo è innalzato a lire 120 milioni per gli immobili privati destinati ad ospitare comunità od attività turistico-ricettive, comprese quelle che offrono servizi di agriturismo e destinati anche ad abitazione principale del conduttore (3).
2. Per la concessione dei contributi di cui al presente decreto il Commissario delegato si avvale dei Sindaci dei comuni in cui risiedono i nuclei familiari interessati, ai sensi del comma 3 dell'articolo 7 dell'ordinanza ministeriale n. 2668/1997”.
Ma la vera novità, secondo il racconto del sindaco, ha riguardato i soggetti coinvolti ed il modello c.d. dal basso:
una sussidiarietà verticale funzionante ed efficace: in capo alla struttura organizzativa post sisma un sottosegretario di Protezione Civile (il prof. Franco Barberi) come rappresentante in loco dello Stato ed il Presidente della Regione D’Ambrosio come Commissario per la Ricostruzione.
Il governo dell'epoca D’Alema ha provveduto a stanziare rapidamente i fondi ed aggiungerne altri a seguito delle richieste dei sindaci.
A seguire gli assessori regionali Giulio Silenzi e Bruno di Edoardo ed il Presidente alla Provincia Pigliapoco.
Al Centro operativo misto di Muccia per la ricostruzione, e poi anche di Fabriano, per l’ottimo lavoro svolto, c’era l’Ing. Cesari Spuri.
Ma il vero elemento caratterizzante la ricostruzione del 1997 ha riguardato la partecipazione dal basso: i sindaci sono stati investiti del ruolo di soggetti propulsori delle esigenze post sisma.
La Regione, prima dell’ufficializzazione di ogni decisione, ne rendeva gli stessi parte attiva, nel senso di assentire o richiedere delle modifiche a delibere o altri atti. A loro volta i sindaci consultavano la propria collettività locale per poi riferire agli organi regionali.
L’articolo 4 del decreto 121/98 affermava chiaramente che:
“1. I Sindaci, entro 15 giorni dalla data di scadenza per la presentazione delle domande, trasmettono al Commissario delegato il riepilogo delle domande presentate indicando, per ogni edificio, la previsione di massima del contributo concedibile e le relative priorità di cui al successivo articolo 9 comma 3, utilizzando l'apposito modulo riportato nell'ALLEGATO C al presente decreto.
2. Nei successivi quindici giorni il Commissario delegato, sulla base dei riepiloghi di cui al comma precedente e sulla base delle eventuali priorità territoriali definite unitariamente dai Commissari, sentiti i Comitati tecnico-scientifici, provvede ad una prima assegnazione ai Comuni dei fondi disponibili”.
Era stata addirittura istituita la c.d. Commissione anti terremoto di cui facevano parte i sindaci dei comuni maggiormente colpiti.
E’ stato svolto dunque un vero e proprio lavoro di squadra tra gli amministratori a tutti i livelli e la collettività. Stato – Regione – Provincia – Sindaci e cittadini.
Altro dato che il Ronchetti ricorda riguarda il rispetto delle scadenze temporali:
sono state infatti rispettate tutte le scadenze che tra l'altra erano quasi identiche a quelle del 2016: il sisma del 1997 si è infatti verificato il 26 settembre ed era stato annunciato che entro l’inverno tutti i terremotati avrebbero ricevuto i containers.
A novembre 1997 nel comune di Serravalle di Chienti sono arrivati dall’Irpinia 50 containers ed entro Natale gli altri 250 necessari, realizzati da una azienda di San Severino e sono state urbanizzate 10 aree. E così negli altri comuni colpiti dal terremoto.
"La priorità era infatti quella di mettere al caldo persone e animali prima dell’arrivo dell’inverno. Considerato soprattutto che si trattava di zone montane".
Ricorda con fermezza.
E poi le caratteristiche dei containers erano a misura d’uomo e mono familiari:
uno per ogni nucleo familiare e completamente autonomi con bagno, due camere e la cucina.
Inoltre i problemi delle unità abitative e le criticità delle attività produttive sono gestite contemporaneamente:
sono state tenute sotto controllo allo stesso tempo le esigenze abitative e quelle delle attività economiche.
Questo dunque in sintesi il quadro di una ricostruzione non così tanto lontana dai tempi attuali.
“Riducendo un po’ di più i tempi dell’epoca si sarebbe avuta una ricostruzione perfetta”, questa la conclusione dell’ex sindaco di Serravalle di Chienti.
“Ad oggi c’è troppa burocrazia”. Aggiunge. “Così è troppo difficile”.
E noi ci chiediamo allora perché non utilizzare anche oggi un modello che ha prodotto risultati concreti in tempi rapidi in una situazione non molto differente da quella attuale…
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