Chissenefrega del rimborso, chissenefrega del regolamento, chissenefrega della benevola ostinazione di chi è l’invasato dello “show must go on”. Interessa solo quello che resta: una figuraccia da peracottari.
Pubblico lasciato a mollo per ore, senza informazioni né supporto, in bilico tra “vado via ma se poi inizia?” e “resto ma se poi piove?”. Zero organizzazione che più zero non si può.
Nessuno può essere in contatto con il Padre Eterno per far dissipare nubi e piogge in quel di Macerata, ma qualche informazione in più dal meteo si poteva avere, per prendere una decisione in tempo e non a mezzanotte o giù di lì.Soprattutto per le centinaia di persone che hanno deciso di trascorrere una serata a Macerata.
Peccato che, in una serata estiva benché piovosa, la città è ripiombata nel novero delle batture sarcastiche di Alberto Sordi del Marchese del Grillo e del celebre Flaiano che diceva “eppure c’è chi vive e lavora a Macerata”. In questo Paese purtroppo il decisionismo è sempre malvisto, meglio trincerarsi in “vediamo quello che succede e poi decidiamo”, senza prendere in considerazione che ogni decisione dipende non solo dal tempo meteorologico, ma anche quello in senso stretto che viaggia in minuti e ore.
Bastava poco, annullare e stop. Come fece nel 2011 l’allora Sindaco Carancini che, di fronte a nuvoloni e lampi minacciosi, prese il megafono ed annunciò ad un pubblico assiepato con ombrelli davanti all’Arena l’annullamento della manifestazione. Dopo qualche minuto di disappunto in molti decisero di passare comunque una bella serata, riversandosi in massa nei ristoranti cittadini, con grande soddisfazione degli esercenti maceratesi.
Dopo quindici anni, invece, siamo tornati indietro di un millennio, quando i nostri avi sollevavano lo sguardo al cielo per capire che tempo facesse. Sarebbe troppo chiedere le dimissioni del management (si fa per dire, sarebbe un lusso) dello Sferisterio, personaggi paracadutati dall’esterno che hanno ben poco da spartire con lo Sferisterio e Macerata.
Basterebbe un po' di scuse, anche di facciata, ma scuse. Per gli spettatori rimasti a bocca asciutta ma inzuppati di acqua e infreddoliti.
Per i maceratesi che vedono denigrato il loro simbolo identitario (a meno che non si voglia spendere quello inguardabile del nei city brand).
Alla tradizione Lirica di questa città, che merita una gestione più attenta all’immagine e alle ricadute socio-economiche di un’industria culturale che è lo Sferisterio.
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