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Sisma, parrucchiere costretto a chiudere la propria attività dopo 3 anni: "La burocrazia uccide"

Sisma, parrucchiere costretto a chiudere la propria attività dopo 3 anni: "La burocrazia uccide"

In tema di terremoto, sentiamo spesso parlare di burocrazia che poi soprattutto in questo periodo di campagna elettorale i politici locali e gli aspiranti tali promettono di combattere. La storia di Mattia Chiacchiera, titolare della parrucchieria Matt Hair Couture di Macerata, è emblematica di come le cose nell’ambito della ricostruzione post-sisma non abbiano funzionato. A soli 27 anni ha cercato di dare concretezza a un  sogno, accollandosi un mutuo per aprire una parrucchieria. Oggi quel sogno sta andando in fumo, perché il palazzo in cui aveva aperto l’attività è inagibile e va sgomberato subito, secondo quanto disposto da un’ordinanza del Comune, firmata il 22 agosto. Il tutto, appunto, 4 anni dopo il sima e tre dall’apertura della parrucchieria di Mattia.  E' proprio lo stesso Mattia Chiacchiera a raccontare la sua storia.

“Pur essendo  convinto che la buona burocrazia fatta di leggi, regolamenti ed ordinanze sia necessaria per una ricostruzione post terremoto che sia sicura, equa nell’utilizzo delle risorse pubbliche, che preservi il valore storico – architettonico degli edificati e che tenga lontano il malaffare, la mia esperienza personale è stata purtroppo di una cattiva burocrazia – spiega Mattia- .

In breve i fatti. “Il 20 gennaio 2017 prendo in affitto un locale a Macerata in via Barilatti n.1 – racconta Chiacchiera - dove ho avviato un’attività di parrucchieria, assumendo anche una dipendente e contraendo un mutuo, senza che la proprietà facesse menzione alcuna di problematiche connesse al terremoto; il 20 maggio 2020 la proprietà mi richiede però il rilascio del locale entro un mese, giustificandosi con il fatto che il condominio avrebbe deliberato l’abbattimento dello stabile con successiva ricostruzione con i fondi del terremoto.

Apparendo ciò veramente inverosimile, in quanto lo stabile continuava ad essere regolarmente abitato, ma soprattutto per il tempo intercorso dal sisma di ottobre 2016 a maggio 2020, ho cercato di verificare come effettivamente stavano le cose; a questo punto arriva la cattiva burocrazia, sia per la difficoltà di acquisire informazioni di mio diretto interesse sulle procedure svolte ma soprattutto per una serie di fatti che vado ad elencare e che a mio parere evidenziano una gestione discutibile delle stesse procedure.

Nel 2017 il Comune di Macerata aveva dichiarato la parziale inagibilità dello stabile (limitata quindi solamente ad alcuni locali) per danni lievi, mentre invece a novembre 2019 l’USR (Ufficio Speciale Ricostruzione) ha convalidato la perizia di parte del condominio assegnando il livello operativo L4, cioè il più grave nella scala di graduazione dei danni sismici; già qui viene da riflettere sul come si gestiscono le procedure e di conseguenza le risorse pubbliche, se da una inziale valutazione di danni lievi si passa direttamente a quella più grave in assoluto”.

“Soprattutto quello che inquieta di più – prosegue Mattia - è il comportamento del Comune di Macerata che, non avendo preso alcuna immediata iniziativa a seguito della convalida del livello operativo da parte dell’USR nel novembre 2019, dovendo intuire che tale atteggiamento sia stato dettato dal convincimento che aldilà della valutazione del livello operativo L4, che formalmente fissa solamente l’entità dell’indennizzo statale senza alcun automatismo di sgombero dello stabile, lo stesso stabile non presentasse alcun rischio immediato.

Allora viene da chiedersi perché improvvisamente ad agosto 2020 il predetto Comune emette una ordinanza di sgombero immediato dello stabile?

In questi giorni di campagna elettorale nessuno al Comune di Macerata mi ha fornito una risposta, arrecandomi un danno in quanto ho dovuto bruscamente interrompere un’attività artigianale senza alcuna prospettiva di poterla riavviare altrove nel breve medio – periodo, con i conseguenti danni economici per investimenti e di mantenimento della clientela e l’inevitabile licenziamento della dipendente.

La buona burocrazia, a mio parere, avrebbe invece previsto un termine finale dello sgombero di alcuni mesi, in modo tale da permettere alle situazioni più difficilmente risolvibili con immediatezza di potersi organizzare per limitare i danni economici che comunque una situazione del genere comporta, tenendo ovviamente conto che non vi è allo stato attuale nessun pericolo per l’incolumità delle persone come non vi è stato da ottobre 2016 ad oggi. Ma forse – conclude -  la buona burocrazia non ha ancora radicato le sue radici al Comune di Macerata”.       

 

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