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Provincia di Macerata: caro bollette al 110% e rischio default. “Dove andiamo a prendere i soldi?”

Provincia di Macerata: caro bollette al 110% e rischio default. “Dove andiamo a prendere i soldi?”

Da Pesaro Urbino ad Ascoli Piceno, le cinque province del marchigiano si preparano a subire la preannunciata stangata del caro bollette che - secondo i primi calcoli - minaccia di subire un rialzo del 110% (dati Confcommercio) difficile da compensare con accantonamenti e avanzi delle varie amministrazioni comunali. Nel Maceratese, dove la crisi si sta dimostrando più acuta rispetto ai distretti limitrofi, l’accento viene posto anche sulle micro e piccole imprese, dove l’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime ha iniziato ad avere serie ripercussioni sull'intera filiera.

Secondo gli ultimi dati aggiornati del CNA Macerata, infatti, dall’inizio dell’anno alla fine dell’estate ammonta a circa 3700 il numero degli esercizi che sono stati costretti a chiudere, con una progressione che nel periodo autunnale va assestandosi intorno alle 15 cessazioni al giorno. A pesare, oltre ai fattori già citati, sono i continui sviluppi della guerra russo-ucraina, i ritardi sulla ricostruzione post sisma e, quindi, anche quelli relativi all’ammodernamento delle attività utile per rispondere alle attuali esigenze di mercato. Con riferimento ai settori più complessi, come quello della ristorazione, dell’agricoltura, della produzione di impianti e del calzaturiero.

“In base al trend attuale - ha spiegato il presidente CNA Macerata Maurizio Tritarelli - la provincia subirà nel mese di novembre un rincaro delle bollette superiore all’80% rispetto al bimestre luglio/agosto. Istituzioni locali e nazionali tardano ancora a prendere seri provvedimenti: forse sottovalutano la gravità del problema”.

Eppure, anche nei comuni maceratesi comincia a farsi strada una sempre più palpabile preoccupazione rispetto al periodo invernale prossimo venturo. A lanciare l’allarme, fra i tanti, c’è il sindaco di Civitanova Marche Fabrizio Ciarapica: “Anche se i prezzi dovessero in qualche modo stabilizzarsi nel 2023, come annunciato a livello nazionale, andremmo comunque incontro a spese amministrative che sfiorano gli 800mila euro in più all’anno. E non sappiamo dove andarli a prendere”. A riprova di ciò, ci sono gli esborsi più che raddoppiati per la pubblica illuminazione: da 1 milione di euro del 2021 ai 2,5 del 2022; mentre per il gas si è passati in un anno da 480mila a 900mila euro.

Cifre che assumono ulteriore significato se confrontate con quelle, ad esempio, di Ancona (anche qui si è passati da 4 a 8 milioni di euro di spesa), Pesaro Urbino (da 2,2 milioni a 3,5 per la luce; da 2,2 a 3,8 per il gas), la sorella maggiore Macerata (dai 2,8 milioni di euro del 2021 il rischio è di sfondare il tetto dei 5 milioni nel 2023), Fermo (la meno vessata, con la luce che in un anno è aumentata di ‘appena’ 700mila euro; il gas invece registra un + 300mila) e Ascoli Piceno (da 600mila a 1,2 milioni di euro i consumi elettrici; da 700mila a 1,4 quelli del gas).

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