Presentati a “Umbrialibri 2015” i libri di Picchio e Tacconi
Ci fosse stata la firma di Steve McCurry sotto la foto a tutta pagina di una bimba afghana, corrucciata per le ferite riportate al volto ma ugualmente bellissima e straordinariamente espressiva nei suoi luminosi, etnici occhi chiari, nessuno si sarebbe stupito più di tanto, vista l’affinità con la famosa foto “Ragazza afghana”, pubblicata negli Anni Novanta come copertina del “National Geographic”. Lo scatto, che non ha nulla da invidiare, per soggetto ed esecuzione, al ritratto di Sharbat Gula del grande fotografo newyorkese, è invece di Guido Picchio, fotoreporter marchigiano, che l’ha giustamente inclusa nel suo libro-reportage “Afghanistan – Italia/ Isaf 2001-2014”, presentato ieri a Perugia, nell’ambito delle iniziative di “Umbrialibri 2015” in corso di svolgimento presso lo storico complesso monumentale di San Pietro a Perugia.
In una sala affollata e appassionata, che ha visto anche la partecipazione di una delegazione di “Emergency”, e di Behrose Qadiry, già addetto presso l’Alto Commissariatro Onu per i Rifugiati Politici a Kabul, sono stati i giornalisti Lucio Biagioni e Maurizio Verdenelli (assente più che giustificato Sandro Petrone, responsabile della redazione esteri del Tg2, impegnato nella copertura dei tragici eventi di Parigi), a presentare il libro di Guido Picchio, unitamente al volume – al primo unito da un fil rouge per il genere del reportage fotografico e per il complesso tematico degli argomenti trattati – “I Martiri bambini” dell’inviato dell’Onu e fotografo non professionista Emanuele Tacconi.
“Non sono un fotografo”, ha detto Emanuele Tacconi, che si trova attualmente in missione in Costa d’Avorio, e collegato via Skype con il pubblico della conferenza perugina. “Il mio – ha spiegato – è un modesto contributo per commemorare il decennale della strage di Beslan, ricordando al tempo stesso che i bambini nelle zone di guerra sono doppiamente vittime, sia della guerra che del loro forzato impiego negli eserciti e nei gruppi”. I fatti di Parigi si sono inseriti di prepotenza nel dibattito. “Purtroppo non sono sorpreso”, ha detto Emanuele Tacconi. “Quando il libro è stato scritto, nel mondo si parlava poco della Siria. E invece appare chiaro come la situazione sia in perpetuo mutamento, per cui ogni parola su questi temi paradossalmente ‘invecchia’ nel momento stesso in cui viene scritta e pubblicata”.
Racconto fotografico della sua esperienza di inviato di guerra al seguito della missione militare italiana in Afghanistan, in cui le splendide foto sono contrappuntate da commenti ed impressioni di grandi inviati della tv e della stampa italiana e non solo, soltanto in apparenza (complice una copertina forse un po’ troppo “ufficiale”) il volume di Picchio potrebbe a prima vista sembrare un agiografico elogio della presenza della missione italiana in Afghanistan. Tutt’altro. Il riconoscimento del grande lavoro svolto dai militari non permette in alcun modo che vengano elusi i drammatici problemi ed implicazioni di ogni missione militare in terra straniera, soprattutto in Afghanistan, dove ormai i problemi s’intrecciano indivisibili con tutti quelli della vasta area mediorientale coinvolta in un conflitto di drammatiche proporzioni. Il dibattito di “Umbrialibri” è servito a seguire ed enucleare le tracce dei molteplici temi del libro, preziose soprattutto per una riflessione sui concetti di democrazia e di rapporto fra le culture, su ciò che significhino tradizioni e storia nella loro relazione con la politica. “Temi decisivi”, ha sottolineato Behrose Qadiry, “perché spesso si dimentica che un modello di democrazia non si esporta, e dev’essere al contrario il frutto di una mediazione con le storie e le culture locali”. Quadiry ha comunque sottolineato il positivo valore della missione militare italiana in Afghanistan, focalizzata su concreti interventi di sostegno alla popolazione. “Grazie Italia”, ha detto, “senza di voi non ce l’avremmo fatta”.
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