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Porto Potenza Picena, AIFVS: l’intervento di Bonarini all’inaugurazione dell’anno giudiziario

Porto Potenza Picena, AIFVS: l’intervento di Bonarini all’inaugurazione dell’anno giudiziario

Nel proprio cammino per la prevenzione e per la difesa dei diritti delle vittime, l’AIFVS ha sempre evidenziato che l’amministrazione della giustizia è sbilanciata a favore dell’imputato – con il c.d. favor rei – sottovalutando la vittima, in virtù di un sistema processuale privo di sensibilità vittimologica.

Di seguito pubblichiamo l'intervento di Piero Bonarini, responsabile della sede di Porto Potenza Picena.

“Ci siamo confrontati con chi, difendendo tale assetto, ne affermava la rispondenza alla Costituzione, e in particolare al modello di giusto processo disegnato dall’art. 111, nel quale non troverebbe spazio la vittima. A costoro abbiamo opposto che la Costituzione tutela, anche ed ancor prima, i principi di solidarietà, equità ed uguaglianza: principi fondamentali che orientano tutto il quadro normativo, compreso l’art. 111 Cost.: un processo, per essere autenticamente “giusto”, non potrebbe mai essere strutturato in modo da danneggiare i più deboli.

Ciò trova, ancora  oggi, autorevole conferma nella disciplina sulla tutela delle vittime dei reati, introdotta dal legislatore europeo ( Dir. Europea  2012/29/UE e tuttora non pienamente recepita nel nostro ordinamento.

Abbiamo sempre constatato che negli operatori del diritto abbonda la formazione criminologica e manca la formazione vittimologica.

Sin dall’origine dell’AIFVS – correva la fine degli anni ’90 – abbiamo rilevato, nei processi riguardanti reati stradali, scarsa attenzione alla relazione tra vittima e autore dell'atto vittimizzante, tra vittime e sistema giudiziario e tra vittime e altre istituzioni: una relazione necessaria per giungere a una conoscenza e comprensione dei protagonisti del reato, a scopo preventivo e riparatorio. La “valutazione della gravità del reato” si è sempre, di fatto, conclusa con l’applicazione del minimo della pena, con la generalizzata concessione delle diminuenti di rito, con l’applicazione di attenuanti generiche e la sospensione condizionale, contribuendo a radicare nella coscienza collettiva una sorta di impunità per l’autore del reato.

L’impunità, oltre ad incrementare nella società la propensione a delinquere, ha incrementato la conflittualità e l’indignazione sociale verso la mancanza di una effettiva garanzia di giustizia e legalità per i reati contro la persona.

Nonostante le critiche di “rischio di populismo penale”, la riforma dei reati stradali approvata con la legge 41/2016,  che ha determinato l’incremento delle pene per ipotesi di guida azzardata e pericolosa o sotto effetto di alcol o droga, lancia un segnale di civiltà: chi uccide o toglie l’integrità della salute trasgredendo le norme cautelari del codice della strada, finalizzate a prevenire tale rischio, deve espiare una pena e per un determinato periodo di tempo non può più far parte, in qualità di guidatore, della comunità degli utenti della strada.  

Quindi  la  legge 41/2016  sull’omicidio stradale   ha  cercato  di  allineare la pena alla  gravità  del   reato stradale.

L’Associazione italiana familiari e vittime  della  strada insieme  ed  altre  forze  sociali  hanno contribuito a  far  comprendere alla  classe  politica  la  giustezza  del  provvedimento ma  ritengo che  nessuno  all’epoca  fosse   convinto che  sarebbe  stata la  panacea  dell’incidentalità   stradale  in  Italia,  invece potrà  essere l’inizio di  una possibile riconciliazione  tra vittime, imputati e società. 

Verificando le statistiche nei  quasi  due  anni  trascorsi  si  evidenziano  sostanzialmente diminuzioni  minime,  altalenanti    tra  incidenti  stradali, morti e  feriti, un dato che ci  induce a riflettere  e  si  ritiene    dipendente  da  alcuni  fattori :

1 – Una   campagna, condotta da social e mass media, denigratrice  degli  strumenti  di  controllo,   come  Autovelox, tutor, etilometri  , prelievi  ematici ed  altri  strumenti  tecnologici e non,  ricorsied esposti tali  da  mettere in   dubbio od  ostacolare  e  delegittimare  le attività  delle  forze  di  polizia ; 

2 – L’intesa tra cittadini, società civile,  forze  di  polizia  ed  istituzioni   stenta  ad  emergere,  le  leggi da sole non costituiscono  garanzia del recepimento comprensione e condivisione  delle  medesime, come se ci fosse  una  “ cappa o  nebbia”   sulla  fiducia.;

3  -  Oltreché agire  sul  versante   normativo, è  fondamentale un  impegno  di  tutti   sul  piano  della  prevenzione intesa  come  formazione  e divulgazione  socio, culturale, etico-politica , specie  come  scuola   ,famiglia,  agenzie  educative   ecc;

4 -   Posto che nessuna legge è perfetta , anche la legge 41/2016 ha degli aspetti che andrebbero  migliorati:

4 - 1 la norma che prevede la  revoca della patente per 5 anni in conseguenza di ogni incidente  stradale  che provochi  lesioni  gravi, superiori a  40 gg  . Questo aspetto ci auguriamo  si  possa  risolvere  a breve   con  la  reintroduzione   della   querela  di  parte ;

4-2  inserire tra  le  aggravanti  la distrazione alla  guida , soprattutto quella per uso dei cellulari  smartphone e  simili fin  dalla   prima  violazione  rigorosamente  da  reprimere;

4 -3   art  187   c d.s.  Guida  in  stato  di  alterazione  psico-fisica per  uso di  sostanze  stupefacenti .   Non    essendovi    limiti prefissati   come  invece  esistono   per  le  sostante  alcoliche  si creano   difficoltà e  problemi  applicativi   

5 -   buon    viatico  invece  sarebbe  l’applicazione   del  protocollo  operativo   sul  prelievo  ematico nei casi di omicidio e lesioni personali stradali gravi e gravissime – Artt. 589-bis e 590-bis .  E’ doveroso  evidenziare   come  delle  volte   la  vicinanza  e la collaborazione   tra   cittadini  associazioni  ed  istituzioni  può  dare  buoni  frutti. (   Proposi  nella  relazione  letta  un  anno fa  all’inagurazione  dell’anno  giudiziario  del  2017  l’adozione  anche  nella  regione   Marche    del  protocollo  citato  ed  inviai   istanza  e  proposta     all’attenzione    sia  del  Procuratore   generale  presso  la  Corte  d’appello   delle  Marche   nonché  al  Presidente  della Giunta     Regionale  Marche   i  quali   hanno   ritenuto   giusto ed  opportuno  l’accoglimento . Le procedure  sono in  itinere per l’adozione  di  tale   protocollo  attualizzato  per la   nostra  cara regione Marche. A nome  della    associazione  che  rappresento  e mio  personale    ringrazio  Loro  calorosamente )

 

Nel rivendicare la fondamentale finalità dell’AIFVS di “Fermare la strage stradale”, obiettivo primario di civiltà, e di non volere né vittime e né imputati, riconosciamo che i temi della giustizia e della prevenzione sono interconnessi: la giustizia potrà orientare i cittadini al rispetto dei diritti umani e della legalità se nel dopo-incidente garantirà indagini accurate per la ricostruzione delle dinamiche e processi celeri e rigorosi, dai quali emerga “non la verità processuale, ma la verità dei fatti”.

È questo il cambiamento che auspichiamo nella giustizia, di cui la società ha realmente bisogno”.

 

 

 

                                                                                                         

 

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