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Omicidio Pamela Mastropietro, gli avvocati di Oseghale: “Ancora dubbi su morte e violenza sessuale” (FOTO e VIDEO)

Omicidio Pamela Mastropietro, gli avvocati di Oseghale: “Ancora dubbi su morte e violenza sessuale” (FOTO e VIDEO)

Sono passati quattro anni da quel 30 gennaio 2018, quando la cronaca giornalistica tinse di nero la città di Macerata e l’Italia intera. E’ il giorno in cui viene ritrovato il corpo di Pamela Mastropietro, mutilato e nascosto dentro due trolley in via dell’Industria, fra Casette Verdini e Pollenza. Meno di ventiquatt’ore prima, la ragazza era deceduta per cause che (seppur confermate dalle risultanze processuali) ad oggi non sono del tutto chiare. La Corte di Cassazione nel frattempo si è pronunciata con la sentenza di condanna all’ergastolo per Innocent Oseghale, ragazzo nigeriano oggi 34enne e principale "indiziato" (ndr) dell’omicidio.

Quattro anni per una tragedia che il clamore mediatico insieme alla strumentalizzazione politica hanno profondamente segnato, facendo esplodere spesso nel peggiore dei modi (come fu per Luca Traini, ndr) quelle reazioni comuni a sentimenti quali: la rabbia, il risentimento e, non ultimi, il razzismo e la xenofobia. Reazioni che sin dalle prime battute, e poi per tutta la durata del processo ancora in corso, hanno saputo in più di un’occasione andare oltre il puro e semplice dovere di cronaca e trasformarsi in fenomeno sociale, lasciando indietro la componente umana dell’intera vicenda. E con essa i suoi protagonisti: da Alessandra Verni e Stefano Matropietro (genitori di Pamela) a Marco Valerio Verni (zio della ragazza e legale della famiglia), fino agli stessi difensori di Innocent Oseghale, Simone Matraxia e Umberto Gramenzi.

A pochi mesi da quella che sarà la prossima pronuncia della Cassazione - che potrebbe confermare la condanna già a carico di Oseghale, qualora venisse accertata l’aggravante della violenza sessuale -, ci accolgono nel loro studio legale i due avvocati ascolani, fra gli uffici dove lavorano altri colleghi e assistenti, e le montagne di carte e fascicoli di altrettanti processi. Si scambiano occhiate e battute, condividono ragionamenti e conclusioni, a testimonianza di un feeling professionale costruitosi nel tempo e in forza di un processo condotto “da soli contro tutti”. Contro la pubblica opinione, la stampa nazionale, le ingerenze della politica: e sì che di insulti e sputi se ne sono presi, come fu il 26 novembre 2018 in occasione dell’udienza preliminare presso il Tribunale di Macerata.

Per una vicenda - lo ripetiamo - intorno alla quale continuano a gravitare dubbi, a partire dalle cause che avrebbero determinato la morte di Pamela: uccisa a coltellate oppure è stata un’overdose di eroina a toglierle la vita? Persino il contradditorio sviluppatosi intorno alle indagini scientifiche, insieme alle risultanze processuali, non sembrano aver chiarito del tutto la faccenda. Se a tutto questo si aggiunge la possibilità nemmeno troppo remota di nuove rivelazioni con testimoni a sorpresa, gli interrogativi non fanno che aumentare.

Quel che oggi si conosce per certo sono l’insistenza di Oseghale nel dichiararsi innocente, il dolore dei familiari di Pamela e la loro voglia di giustizia, l’abnegazione - seppur in punti opposti della barricata - delle figure legali di Verni, Matraxia e Gramenzi nell’inseguire il principio protetto dall’art. 3 della Costituzione, secondo cui “la legge è uguale per tutti”. E che nel nostro paese, ad ogni nuova inchiesta, si accompagna anche qui a un perenne punto interrogativo.

Di seguito, la prima parte del servizio:

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