Macerata, mamma e figlio sfrattati all'improvviso: "E ora non sappiamo dove andare"
Una storia di indigenza di quelle che sembrano sempre essere lontane da noi. È la storia che ci racconta Eleonora O, maceratese quarantenne, mamma di un bambino di 10 anni senza casa e senza lavoro. Una storia inziata sei anni fa quando Eleonora è tornata a Macerata con un bambino piccolo dopo una separazione dal compagno e svariati anni vissuti fuori dalla sua città natia.
"Sei anni fa - racconta Eleonora - mi è stato fatto un regolare contratto d'affitto per un appartamento di proprietà della diocesi di Macerata pur essendo io senza lavoro. Chi mi ha fatto il contratto era a conoscenza della mia situazione e ci eravamo accordati perché io fossi aiutata non tanto nel pagamento dell'affitto, ma nella ricerca di un lavoro che non sono mai riuscita a trovare. Ho anche fatto richiesta alla curia per pulire le scale dei loro edifici in cambio del canone d'affitto ma la mia richiesta è stata rifiutata. La lettera di sfratto mi è arrivata solo dopo due anni, con la richiesta di 48 mensilità da pagare e se, da un lato riconosco che mi sarei potuta personalmente preoccupare di contattare i proprietari dell'edificio, dall'altro dico che ho peccato di ingenuità pensando che conoscendo la mia situazione volessero semplicemente aiutarmi".
Una situazione che si è aggravata nel tempo. "La Diocesi - continua la donna - è ricorsa alle vie legali e utilizzando una vecchia legge hanno effettuato il pignoramento del quinto della pensione di mio padre che sarebbe il mio parente più prossimo. Io e mio figlio abbiamo vissuto ospiti per due anni a casa di mio cognato, una casa che per problematiche strutturali dovrà essere lasciata a strettissimo giro".
Ora le problematiche sono molteplici e nessuno sembra poter far niente. "Mi sono rivolta più volte ai servizi sociali - racconta ancora Eleonora - gli stessi che sei anni fa mi hanno indicato la strada della diocesi e che ora mi indicano come unica via quella della rete familiare perché il mio essere italiana, laureata, con genitori vivi e un figlio riconosciuto dal padre non mi rende idonea ad essere inserita in graduatorie di bandi di aiuti. In realtà io non cerco aiuti ma essendo un soggetto produttivo quello che cerco è un lavoro che mi possa far pagare un affitto anche perché mio figlio, che ora ha 10 anni e un disturbo dell'attenzione, ha bisogno di una sistemazione che sia idonea a lui e alla sua situazione. Inoltre, restare senza una sistemazione mi porterebbe a ridiscutere l'affido di mio figlio e questa è l'ipotesi che più di ogni altra mi spaventa".
Una storia davanti la quale le istituzioni sembrano essere sorde ma che ha la voce profonda di una madre che chiede solo un po' di dignità per lei e suo figlio. Eleonora è seguita da Casa Pound Italia, nello specifico da Andrea Lamona, che si sta muovendo in prima linea per trovare una soluzione concreta.
"Il comune e le istituzioni - dice Andrea -devono assolutamente preoccuparsi di queste situazioni prima di pensare agli immigrati. Prima i nostri concittadini che vivono in situazioni di disagio. Questa è e sarà una delle nostre battaglie a livello locale così come a livello nazionale"
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