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Macerata, durante la pandemia famiglie salvate dalla 'povertà' grazie al Reddito di Cittadinanza

Macerata, durante la pandemia famiglie salvate dalla 'povertà' grazie al Reddito di Cittadinanza

Secondo i dati emessi nelle ultime ore da Il Sole 24 ore, la provincia di Macerata si attesta al 36° posto sulle 107 province d’Italia, certificandola come una delle zone che meno ha beneficiato del Reddito di Cittadinanza nel biennio della pandemia. Seguono le sorelle Ancona (39°), Ascoli Piceno (42°) e Fermo (43°), superate da Pesaro-Urbino (27°).

Il dato (confrontato con l’ultimo report Istat) risulta significativo su scala nazionale se si considera come il RdC introdotto nel gennaio del 2019, rivelatosi più utile come misura di contrasto alla povertà che come strumento d’inserimento nel mondo del lavoro, abbia contribuito (insieme ad altre soluzioni straordinarie o trasferimenti emergenziali) a limitare 'solo' dello 0,8% (in termini reali) il calo del reddito netto medio delle famiglie, che rimane circoscritto a circa 32.812 euro annui. Valori che giustificano lo 0,329 dell’indice Gini (che calcola le diseguglianze rispetto alla distribuzione del reddito) che altrimenti sarebbe potuto ulteriormente crescere.

Ciononostante, nel 2021 poco più di un quarto della popolazione è a rischio di povertà o esclusione sociale (25,4%), quota sostanzialmente stabile rispetto al 2020 (25,3%) e al 2019 (25,6%). Il Nord Italia, in questo senso, ha risentito in maniera meno sensibile dell’incremento (tra il 14 e il 17% rispetto a un reddito famigliare superiore a 36mila euro, e complice un maggiore impiego delle integrazioni salariali come CIG, CIGS ecc.), rispetto al Centro (dove il margine gravita intorno al 21%, con reddito di quasi 34mila euro) e il ben più problematico Sud e Isole (oltre il 40%, a fronte di un reddito medio per famiglia di appena 27mila euro). Nel contesto europeo, i problemi specifici dell’Italia risaltano ancora in misura maggiore. Fra i grandi, il nostro è l’unico paese dove il reddito medio disponibile non è ancora neppure tornato ai livelli pre-crisi 2008: in Spagna è appena leggermente superiore, in Francia di più e in Germania molto di più.

La sintesi è volta a sottolineare non solo la discrepanza atavica dello Stivale comunemente tripartito, ma anche quanto all’interno della Regione Marche il problema fondamentale dell’industria - ovvero la mancanza di manodopera - non sia solamente imputabile al RdC, bensì alle formule di impiego non al passo con il contesto storico corrente. Non a caso, il commento dopo i primi 4 mesi del 2021 della segretaria generale Uil Marche Claudia Mazzuchelli fu: “Se le persone venissero considerate tali e inserite in un'organizzazione del lavoro non come elementi da cui trarre profitto, se avessero una soddisfazione economica e si permettesse loro di sentirsi parte di un progetto non andrebbero via: resterebbero e lavorerebbero bene e con soddisfazione”.

Nel primo quadrimestre del 2022, infatti, i percettori di almeno una mensilità sono stati poco più di 18mila in tutte le Marche, con circa 37mila persone coinvolte e un importo mensile medio di 482,92 euro (somma inferiore al dato nazionale che risulta essere 558,17 euro). “Se andiamo a scorporare il dato - aveva aggiunto Mazzuchelli - vediamo che 2.143 percettori sono già pensionati che integrano il proprio assegno con un importo medio mensile di 257,86 euro. Il RdC riguarda, invece, 16mila persone in età da lavoro e l’importo medio è 514,61 euro: siamo sotto la soglia di povertà. Questa resta una misura di contrasto alla povertà, toglierlo nella situazione economica che stiamo vivendo sarebbe un ulteriore aggravio sulle spalle delle famiglie”.

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