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Macerata, consegnate medaglie e attestati ai familiari in ricordo dei reduci dei campi di concentramento (FOTO)

Macerata, consegnate medaglie e attestati ai familiari in ricordo dei reduci dei campi di concentramento (FOTO)

Questa mattina, nella sala consiliare della provincia di Macerata, si è tenuta una commemorazione in ricordo dei reduci dei campi di concentramento. L'evento ha visto la consegna di medaglie e attestati ai familiari dei sopravvissuti ai campi di sterminio e lavoro. Un'occasione per riflettere sul passato, ma anche per trasmettere alle nuove generazioni il valore della legalità e dei diritti umani.

Il prefetto di Macerata, Isabella Fusiello, ha aperto la cerimonia con un intervento che ha sottolineato come ogni anno il Giorno della Memoria rappresenti un momento fondamentale per ricordare gli eventi che hanno segnato la storia del Novecento: "Ogni anno questo giorno ci sollecita a ragionare e a ricordare sugli avvenimenti che hanno macchiato il secolo scorso. Sono idee che hanno avvelenato i popoli. Di fronte a queste atrocità è compito delle istituzioni e dei cittadini fermarsi e bloccare la quotidianità".

Fusiello ha poi citato una delle riflessioni più significative di Hannah Arendt, tratte dal suo libro La banalità del male: "Non erano che azioni banali. Non hanno sentito la responsabilità di ciò che avevano fatto perché non hanno pensato. E la linea che distingue il bene dal male è il pensiero". Il prefetto ha quindi concluso: "L'illecito diventa ordinario e quindi più facile da compiere. Solo il dialogo e la vita attiva possono scardinare questo meccanismo. È quindi indispensabile esercitare il nostro pensiero contro ingiustizia o illegalità".

Anche il presidente della Provincia di Macerata, Sandro Parcaroli, ha ricordato l’importanza di non dimenticare: "Nel 2000 è stato istituito il Giorno della Memoria. A distanza di 80 anni dalla liberazione, pochi sono i testimoni ancora in vita. È importante educare i giovani e la comunità tutta a questi principi di legalità". Il presidente ha richiamato l'attenzione sulla necessità di preservare la memoria storica per impedire che simili tragedie possano ripetersi.

Il Rettore dell’Università di Macerata, John McCourt, ha poi parlato del significato profondo del ricordo: "La fine della Seconda Guerra Mondiale ha segnato la fine del nazismo, un’ideologia che ha portato a morti e massacri. Le parole di Edith Bruck sono importanti: 'Non possiamo cancellare il passato'. Ricordare non deve essere solo un atto simbolico ma concreto. La memoria deve essere il filo che lega le generazioni per creare una coscienza collettiva. Solo così possiamo basare la nostra società sul rispetto". McCourt ha quindi avvertito che i totalitarismi non nascono con grandi eventi, ma con piccoli passi: "Il silenzio si sente quando qualcosa di sbagliato avviene. Ricordare è una scelta di responsabilità".

Anche Mauro Radici, dell'Associazione Nazionale Combattenti e Reduci, ha condiviso una riflessione sul valore di questi riconoscimenti: "Porto il saluto di tutte le associazioni d'arma. L'Associazione Nazionale Combattenti e Reduci è qui per ricordare che ha affrontato l'umiliazione dell'annientamento dell'identità e le barbarie dei campi di concentramento. Per noi queste medaglie d'onore che il prefetto consegnerà sono più di un riconoscimento. Questa giornata è un impegno a costruire una nuova socialità. Se ignoriamo la memoria, ci releghiamo all'indifferenza e all'errore".

Durante la cerimonia i familiari di quattro sopravvissuti ai campi, hanno ricevuto medaglie d’onore per il sacrificio e le sofferenze patite durante gli anni di prigionia. Tra i ricordati, Giuseppe Pesaresi, internato militare in Germania, ha visto la medaglia ritirata dalla figlia Ernestina, consegnata dall'assessore di Morrovalle, Mauro Baldassarri. Giuseppe Ciccola, anch'egli prigioniero in Germania, ha avuto il riconoscimento consegnato dal sindaco di Montecosaro, Lorella Cardinali, e ritirato dal figlio Nerio. Altri premiati includevano Arturo Pierdominici, militare in Germania, e Tomassino Teodori, prigioniero di guerra, con le medaglie ritirate rispettivamente dai figli Cesare Pierdominici e Giovanni Teodori e consegnate dal sindaco di Camerino Roberto Lucarelli e il sindaco di Appignano, Mariano Calamita

Giovanni Teodori, figlio di Tomassino Teodori, ha raccontato il suo percorso di scoperta riguardo alla prigionia del padre: "Sapevo solo che mio padre era stato prigioniero, non sapevo perché però, essendo un carabiniere che aveva giurato fedeltà al re. Capire era un desiderio che avevo dentro la testa e che dallo scorso anno ho iniziato a scavare. Lui non ci ha raccontato mai nulla, senonché alcune parole che ogni tanto diceva in tedesco. Mi sono attivato e cerco di capire dove è andato in Germania, dove ha lavorato. Sto scoprendo tantissimo. Credo che, venendo visti come traditori, venivano trattati peggio dei civili".

Anche Nerio Ciccola ha voluto condividere il ricordo del padre, morto nel 1959 dopo il suo ritorno dalla prigionia: "Mio padre, dopo che è tornato dalla prigionia, è morto negli anni ’59. Nel campo di prigionia faceva il falegname. L’ho conosciuto per poco, avevo sei anni quando è morto. Ho chiesto a suoi amici, ma non si affrontavano i racconti degli anni di prigionia".

La cerimonia si è conclusa con un forte impegno da parte delle istituzioni e dei familiari a non dimenticare. Le parole di coloro che hanno preso parte all'evento hanno ribadito l’importanza di continuare a trasmettere la memoria storica alle future generazioni, affinché l’orrore della guerra e delle persecuzioni non venga mai dimenticato.

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