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L'ora d'aria - Fate il vostro dovere anche all’aeroporto

L'ora d'aria - Fate il vostro dovere anche all’aeroporto

"La patria si aspetta che ognuno faccia il proprio dovere”, dicono a una voce Mattarella, Toti, Zingaretti, Curcio, governatori, prefetti, sindaci e virologi assortiti, sull'esempio dell'ammiraglio Nelson nella battaglia di Trafalgar e di Churchill in quella d'Inghilterra: due che magari, nel loro piccolo, avevano qualche problema esplosivo in più.

Ma anche i nostri si trovano ad affrontare una campagna complicata, quella contro il Covid-19, oggi tutta tesa a centrare l'obiettivo dei cinquecentomila vaccinati al giorno e domani chissà, secondo la strategia del generale Figliuolo che gira l'Italia a controllare cambi di passo, ospedali da campo e furerie.

Le cose, ormai s'è capito, cambiano da un giorno all'altro sul terreno accidentato della pandemia, e in questa delicatissima missione salvifica basta un piccolo granello - tipo il numero verde che avvisa di non poterci collegare con l'operatore, il cervellone della Regione che ci riconosce solo quando c'è da pagare il bollo scaduto, i nostri 2,8 milioni di vaccini che vengono dirottati a Downing Street o restano incagliati nel canale di Suez - a inceppare il ciclopico ingranaggio.

Quindi si vive alla giornata, e il prossimo appuntamento da non perdere non è tanto con la scuola, i teatri, le palestre e il parrucchiere, ma con la Pasqua e le sue tradizioni. Soprattutto con le sue vacanze.

Il governo ha deciso per una tre giorni superblindata, con le solite eccezioni e i soliti tentativi di aggiramento. Per esempio ci mancherà la gita fuori porta (ma davvero ancora si va a fare il picnic?), non potendoci allontanare più di qualche metro da casa. Ma se di casa ne abbiamo una seconda o meglio, una terza, il guinzaglio che Draghi ci impone si può allungare all'infinito.

Pasqua dietro le sbarre, quindi, ma con una lima nascosta nella colomba. Perchè è vietatissimo - con piccole deroghe - allontanarsi dal comune di residenza, ma si può raggiungere un aeroporto anche fuori regione. Per andare dove? In vacanza all'estero, proprio così, esibendo la solita autocertificazione e dichiarando di doversi recare, che so, a Maiorca per partecipare alla movida di Magaluf, a Ibiza per fare il selfie coi calciatori e rispettive veline o alle Maldive come le influencer che sono già tutte stese a prendere la tintarella.

E gli spagnoli, i quali hanno dovuto annullare tutte le “Semanas santas” che attirano di solito un mare di turisti, sentitamente ringraziano. Forse si spiega con questo banale meccanismo la tanto criticata presenza di Renzi ai box del gp di Formula 1 in Bahrein, mentre l'Italia intera languiva in clausura. Insomma, “si può fare!” come diceva il dottor Frankenstein junior.

A piede libero per qualche giorno, ci si potrà affacciare nei paesi che non hanno nulla in contrario, anche quelli con lockdown a settimane alterne o il tampone incorporato. In Spagna, in Croazia, nelle isole della Grecia, in quelle caraibiche di lingua francese, quelle atlantiche di lingua portoghese, e poi molti paesi europei est-ovest, Malta inclusa.

Per non parlare delle crociere pasquali, con smartworking e Dad compresi nel prezzo (stracciato), esibendo il famoso questionario con su scritto: sto facendo il turista o il crocierista. E ci sono certi posti, come Mauritius, che offrono il vaccino gratuito (AstraZeneca) a chi desidera soggiornare da sei mesi in su.

Va da sé che in alcuni paesi c'è l'incognita dell'accoglienza, della situazione sanitaria locale, di varie ed eventuali. Al primo giro, per esempio, i paesi centro-sudamericani non ci vedevano molto bene: eravamo considerati tra i più contagiati del pianeta.

Di conseguenza, all'interno della guerra al Covid ne esplode un'altra, quella civile di un turismo a corto di ossigeno, in cui le varie lobby, associazioni e federazioni sparano le proprie cartucce. L'industria più importante del nostro tempo (e del nostro paese) lamenta una perdita secca, l'anno scorso, di una settantina di miliardi.

Gli albergatori italiani sono inferociti, e non hanno tutti i torti. Sfumati gli incassi di Natale, della stagione sciistica, e ora del prossimo weekend, si vedranno passare sotto il naso l'allegra brigata dei vacanzieri diretti agli aeroporti e contenti - è il caso di dirlo - come pasque. Non è valso, a quanto pare, il cattivo esempio del 2020.

E non è neppure giusto usare il solito clichè populista del “siamo in Italia, purtroppo”. Gli altri non sono da meno. I tedeschi, per dire, stanno per invadere le Baleari, mandando in bestia la Merkel.

In extremis, a tentare di metterci una pezza forse peggiore del buco, è il ministro Speranza che ha ordinato l'obbligo di tampone e quarantena superscontata (cinque giorni) per i vacanzieri di ritorno dall'estero. Con tutti gli aggiramenti già visti e sperimentati. In pratica, una beffa.

Ma i tre giorni di Pasqua passano presto. Già incombe il grande appuntamento dell'estate. Per scongiurare l'ennesima catastrofe del turismo si è mossa addirittura l'Ue con il capo della task force per i vaccini Thierry Breton, il quale ha mostrato in tv il facsimile del Passaporto sanitario europeo che, accompagnato da un test negativo, sarà utilizzabile - dice lui - entro tre mesi, quando si sarà raggiunta l'immunità di gregge. Che, per chi non lo sapesse, si realizza quando una parte consistente della popolazione sviluppa anticorpi in grado di contrastare un virus, fornendo protezione anche a chi non ha ancora raggiunto direttamente l'immunità.

Insomma, ci vogliono assolutamente quei cinquecentomila vaccinati al giorno di cui dicevamo all'inizio. I numeri sono sempre pesanti, tuttavia l'ottimismo non manca nonostante le clamorose gaffes.

Se da un lato c'è chi falsifica i dati sulla pandemia, dall'altro si comincia a vaccinare anche in farmacia. “I segnali positivi arriveranno, e noi ce la mettiamo tutta”, ci mandano a dire dalla cabina di regia. Anche Draghi si è appena vaccinato con AstraZeneca, a beneficio dei concittadini di poca fede.

La patria si aspetta che ognuno faccia il proprio dovere. Ma proprio ognuno, senza eccezioni.

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