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Il grido di dolore dello chef Giuseppe Giustozzi: "Siamo ridotti all'osso, ai nostri dipendenti non è arrivato un euro"

Il grido di dolore dello chef Giuseppe Giustozzi: "Siamo ridotti all'osso, ai nostri dipendenti non è arrivato un euro"

"Il nostro settore, quello turistico-alberghiero, si trova in un'emergenza senza precedenti. Non sappiamo più come poter fronteggiare questa situazione e continuare a pagare le bollette, senza introiti e incassi. Siamo inattivi da tre mesi". Questo il grido di dolore dello chef Giuseppe Giustozzi, proprietario del "Gruppo Giustozzi Hotels - Banqueting & Catering" che, tra dipendenti diretti e indiretti, offre lavoro a circa 35 persone.

La crisi economica conseguente all'emergenza sanitaria innescata dall'epidemia del Covid-19, rischia di mettere in ginocchio l'intero indotto turistico. "Penso che per quest'anno sia andato tutto in malora, non vedo la luce - osserva affranto lo chef -. Non lo so come faremo ad andare avanti. Ci troviamo come chi è in mezzo al mare e continua ad annaspare per restare a galla. Non so quanto resisteremo. Siamo all'osso. Per il nostro personale abbiamo scelto la cassa integrazione, ma ad oggi non è ancora arrivato un euro. Molta gente fa fatica a mettere insieme il pranzo e la cena e pagare gli affitti, parliamo di sopravvivenza. I problemi sono giganteschi". 

"Già dagli ultimi giorni di febbraio abbiamo ricevuto soltanto disdette e annullamenti delle prenotazioni - aggiunge -. In parecchi casi abbiamo anche dovuto restituire le caparre, che si vanno a sommare alla perdita del 100% dei nostri profitti". 

L'unica boccata di ossigeno sembra essere arrivata con lo stop al pagamento dei mutui. "Lo abbiamo richiesto alle banche e sembra che lo abbiano accettato" dice. 

"Noi saremmo anche pronti a ripartire - prosegue -, ma se non arrivano le telefonate per le prenotazioni è un disastro. Non possiamo riaprire strutture da 50 o 100 camere, per averne soltanto 2-3 prenotate per sera. È impossibile rientrare coi profitti in questo modo. Inoltre, non abbiamo più una prenotazione per pranzi di cresima, matrimonio o comunione fino ad ottobre". 

La situazione critica in cui versa attualmente dal punto di vista lavorativo, non ha impedito allo chef e a suo figlio Samuele, di curare il servizio mensa per coloro che sono stati impegnati nella costruzione del Covid Center di Civitanova Marche (leggi qui). " Ogni giorno abbiamo cucinato come volontari e quindi a titolo gratuito per 400-450 persone, ma è stato un grosso piacere. È stato il nostro modo di offrire un contributo. La gente che ha fatto parte del gruppo di lavoro guidato da Guido Bertolaso è eccezionale". 

L'unica speranza, in un momento in cui tutto sembra nero, viene riposta nel decreto da 55 miliardi che dovrebbe essere annunciato dal Governo entro la giornata di oggi: "Quello che serve è un innesto di liquidità importante per sostenere un settore come quello turistico, che è uno dei traini per l'economia italiana". 

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