Aggiornato alle: 00:12 Domenica, 15 Dicembre 2024 nubi sparse (MC)
Attualità Altri comuni

Gli effetti del coronavirus: informazione fuori controllo e politica senza autorevolezza

Gli effetti del coronavirus: informazione fuori controllo e politica senza autorevolezza

Da studioso di comunicazione permettetemi di togliermi subito “un sassolino dalla scarpa”, come si usa dire.

In un paese dove fino a pochi anni fa la laurea in scienze della comunicazione era paragonata a una "scienza della merendine" è particolarmente interessante notare come la costruzione di una forte campagna di comunicazione per rilanciare l'immagine e l'economia dell'Italia risulti essere (quasi) l'unica soluzione (finora concreta) per superare la crisi di questi giorni causata dal Coronavirus (e dai gravi errori di comunicazione istituzionale).

Al di là degli effetti più o meno gravi, causati dal nuovo virus, e dai numeri dei contagiati continuamente in aggiornamento (“che lascerei agli esperti già fin troppo numerosi”), credo sia necessario riflettere su come l’informazione e il modo di comunicare l’emergenza in Italia siano vicini al collasso, o meglio, siano totalmente fuori controllo in un’epoca, quella digitale, dove regna la trasparenza, l’abbondanza di contenuti e la “tuttologia” e questa è una grave ferita che sarà difficile rimarginare nel tempo.  

I primi studi americani sugli effetti sociali dei media provarono a dimostrare come il tipo di contenuti ai quali siamo esposti non vadano ad influenzare totalmente, e nelle stesse modalità, il comportamento dello spettatore, ma sottolineavano come quest’ultimo fosse in grado di immagazzinare, in modo diverso, solo alcuni frammenti del contenuto audio-visivo adattandoli alle loro esperienza e sensibilità (considerando ovviamente il peso di variabili come sesso, età e backgroung culturale).

Non è un caso, dunque, se persone con lavori ed età differenti, residenti in regioni diverse, abbiamo letto il fenomeno coronavirus in modi opposti, così come opposte (e a volte esagerate) sono state le loro reazioni. Cosi come non è strano che esperti della stessa materia abbiano tesi differenti. Pura scienza medica? Non solo, effetti mediali.

Il gioco dei numeri dei contagiati, l’allarme improvviso, la folla nei supermercati, la chiusura e la riapertura e di nuovo la chiusura di alcuni luoghi pubblici hanno chiaramente dimostrato come l'informazione si configuri oggi come puro “intrattenimento”da un lato, e dall’altro come strumento in grado di persuadere politica e cittadinanza, capace di governare tempo e spazio e  di dare il via o lo stop alle nostre vite.

"La questione non è che la televisione (..) costituisce un'influenza dominante nel complessivo processo dell'interazione umana all'interno delle varie reti delle istituzioni. (..) Chi lavora nei media ha compreso che bisogna "giocare sui numeri" (..) ormai abbiamo accettato una cultura mediale (..) e che in larga misura la cultura dei media è intrattenimento". Queste le parole, più che mai attuali, dei sociologi  Altheide e Snow (1979). 

Dunque sono tre le questioni principali che sembrano emergere attualmente:

- "Iperattivita" del cittadino

Le misure di contenimento sembrano al momento essere la soluzione più efficace. Il richiamo alla ripartenza, alla cultura, al commercio dopo soli 4 giorni sono segnali di una forza apparente del cittadino (giustamente sconvolto), una reazione di fuga/difesa nei confronti della paura. Nessuno vuole una nuova crisi economica, ma di certo non possiamo vedere risultati positivi in seguito all'ordinanza di chiusura delle scuole o dei locali pubblici dopo soli 4 giorni. Serve pazienza e buona informazione. O altrimenti scegliamo: o la " Borsa" o la " Vita".

I numeri dell'economia mondiale scendono, ma salgono quelli dei ricoverati negli ospedali del nord ormai al collasso. Uno studio del 2012 "Decison support for containing pandemic propagation", basato su alcuni modelli matematici, a proposito di "strategie del contenimento" suggerisce la chiusura di tutte le strutture pubbliche per 8 mesi nel caso di diffusione di un agente patogeno.

- Sovraccarico informativo

L'informazione di certo non aiuta. Da una totale emergenza passiamo ad una situazione di pieno controllo della malattia, nemica solamente di qualche povero anziano già a letto da mesi.

La comunicazione si conferma il primo potere nella società dell'informazione. Crea, distrugge, ricrea, modifica la realtà sociale. È vera, falsa, parzialmente vera, confusa, incomprensibile. Gioca con i numeri, diventa intrattenimento. Coronavirus è divenuta una serie tv, 1 stagione, puntate di illimitate. Impossibile non seguirla o commentarla.

- Il tramonto dell'autorevolezza della politica italiana

C'è il sindaco che pensa alla propria comunità locale, l'opposizione che desidera un governo d'emergenza, il Presidente che chiede il massimo del potere politico. Chi chiude le frontiere al nord e al sud. Chi ruba l'amuchina, chi indossa in diretta tv la mascherina. Chi confonde il razzismo con i protocolli tecnici d'emergenza. L'era del Coranavirus è iniziata, "peggio dell'11 settembre", dicono.

Serve più responsabilità politica, un rallentamento della mobilità, più fiducia e chiarezza dagli operatori dell'informazione. Ma soprattutto coordinamento e cooperazione. La fretta non ha mai aiutato nessuno, nemmeno se si tratta dell'apertura immediata del Duomo di Milano. 

L’idea che più informazione (o l'accumulo di informazione) produca verità è paradossalmente una menzogna. Quando non c'è direzione, ma improvvisazione e disordine, viene meno il senso. 

C'è chi chiede trasparenza, chi verità, ma queste due cose non sono identiche. 

Le persone hanno paura del nuovo virus non perché questo non viene visto, ma perché sanno che esiste. Istituzioni e giornalisti dovrebbero ripartire da qui. Parlare e agire considerando che questa nuova malattia esiste, non considerando il fatto che non può essere vista. Più si cerca di nascondere i numeri o cambiare la narrazione e il significato delle cose più cresce il senso di shock e la paura.

La comunicazione (politica ed istituzionale) e  i vari media  tradizionali e digitali sono “ linguaggi di  responsabilità” nei confronti della società e per questo devono essere studiati e usati, anche strategicamente, ma in modo etico senza improvvisazione.

 

Commenti

Copyright © 2020 Picchio News s.r.l.s | P.IVA 01914260433
Registrazione al Tribunale di Macerata n. 4235/2019 R.G.N.C. - n. 642/2020 Reg. Pubbl. - n. 91 Cron.
Registration Login
Sign in with social account
or
Lost your Password?
Registration Login
Registration
Comuni