Giorno della Memoria, le testimonianze a Unimc: “Mia madre si vergognava di essere sopravvissuta”
“Solo quando mia madre è morta, ho capito la vera sofferenza della sua vita. Ho capito come lei avesse vissuto una vita morta, perché si vergognava di vivere e di essere sopravvissuta”.
A parlare e a scuotere le coscienze della platea nel Giorno della Memoria è Miriam Jaskierowicz Arman, figlia di una coppia ebrea ortodossa sopravvissuta alle atrocità del campo di Bergen-Belsen e testimone di seconda generazione. L’occasione è stato il seminario “Tenere viva la memoria nel processo di pace: in memoria di Piero Terracina” che ha aperto la rassegna artistica e culturale "Lo scrigno della memoria", organizzata dall’Università di Macerata per il coordinamento di Clara Ferranti nell’ambito della Rete Universitaria della Memoria in collaborazione con l’Associazione Controvento-Aps e la Rivista “Nuova Ciminiera” e con il patrocinio dell’Ambasciata d’Israeli, delle Comunità Ebraiche di Ancona e Parma, della Prefettura di Macerata, della Universal Peace Federation e della Women’s Federation for World Peace e il sostegno dell’Assemblea Legislativa delle Marche.
Le storie dei genitori di Miriam costituiscono la sua memoria e la sua responsabilità che ha provato a trasmettere ai ragazzi in ascolto: “Cerco di dare a voi un pezzo di quello che sono io, della mia eredità perché anch’io non ci sarò per sempre e a voi sta il compito di andare avanti e portare il messaggio della pace, dell’amore, della memoria. Non si deve odiare per nessun motivo, ma si deve cercare un incontro, una parola, un amore per l‘essere umano, capire cosa vuol dire la vita di un essere umano e il male che un essere umano è capace di fare”.
E poi, intervenuta Maria Gabriella Mieli, vice presidente del Women’s Federation for World Peace e responsabile relazioni esterne presso Upf Italia, che ha sottolineato l’importanza di testimonianze come quelle di Miriam. “Abbiamo visto quanto sia forte avere una consapevolezza di quello che è successo e di quanto sia importante per creare una cultura della pace. A me interessa sottolineare come costruirla e in che modo ognuno di noi può contribuire cominciando proprio da se stessi, dal proprio impegno personale”.
Il rettore Francesco Adornato ha evidenziato l’importanza della memoria e il ruolo dell’Università nella sua trasmissione. “È importante celebrare la memoria e anche coltivarla. Il nostro ateneo umanistico lo fa aumentando nei nostri studenti la loro consapevolezza e mostrando quanto la memoria sia costruttrice di pace. Noi educhiamo anche alla partecipazione, alla democrazia e al rispetto della dignità mettendo la persona al centro dell’universo”.
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