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Fuga dei giovani all'estero: la storia dei civitanovesi Silvia e Daniele

Fuga dei giovani all'estero: la storia dei civitanovesi Silvia e Daniele

Negli ultimi periodi si fa un gran parlare di giovani all'estero, argomento tornato in auge anche grazie alle frasi del ministro Poletti.

Ci sono due giovani civitanovasi che possono illustrarci bene la situazione, avendo scelto da qualche mese di cambiare vita e trasferirsi in Irlanda. Parliamo di Silvia e Daniele, classe 1985 lei e 1982 lui, sposati dal settembre 2015.

Entrambi avevano contratti a tempo indeterminato, lui lavorava in un supermercato e lei faceva l'impiegata in una ditta del settore metalmeccanico. 

Un bel giorno, come purtroppo sta accadendo sempre più spesso in Italia, Silvia ha perso il lavoro e dal dicembre 2015 si è trovata ad ingrossare le fila dei disoccupati.

Dopo pochi mesi dal matrimonio e con un mutuo sulle spalle alla nuova famiglia è venuto a mancare metà del reddito. Un brutto colpo per i ragazzi che però non si sono persi d'animo ed hanno iniziato a cercare in lungo e in largo per la città, la provincia e la regione. Hanno battuto a tappeto tutte le ditte possibili ed immaginabili, allargando di volta in volta il raggio d'azione, arrivando fino alle provincie limitrofi.

Dopo 6 mesi, l'unica cosa che sono riusciti a trovare, nonostante l'impegno profuso, è stata purtroppo una semplice sostituzione di maternità. Non propriamente il lavoro sperato e desiderato.

E' a questo punto che si comincia a pensare all'estero come possibile soluzione e sull'esperienza di alcuni viaggi fatti, le mete che avevano in mente erano due: Regno Unito e Irlanda.

Alla domanda di come mai hanno scelto questi paesi, Daniele risponde che avendoli visitati, gli era piaciuta l'accoglienza ed il rapporto che secondo lui c'era con gli stranieri, a differenza magari di Germania e Austria, ritenute più "fredde", dal punto di vista dei rapporti umani. Un altro elemento importante che li ha portati a scegliere l'Irlanda, è stato la presenza di alcuni loro amici che hanno vissuto o che vivono attualmente da quelle parti, che li hanno aiutato fornendo consigli e tutto il supporto necessario.

Si era pensato anche gli Stati Uniti ma dopo alcuni sondaggi inziiali, sono stati scartati per via delle difficoltà insormontabili a livello burocratico. Parole testuali di Daniele: "Negli USA è impossibile entrare".

A questo punto, scelta più o meno l'area geografica, hanno iniziato entrambi a inviare curriculum. Si perché anche Daniele, nonostante avesse un contratto a tempo indeterminato, non era molto soddisfatto della nuova mansione che era stato chiamato a ricoprire.

E' proprio Daniele che sblocca l'impasse e riesce ad ottenere diversi colloqui, così a luglio scorso si trasferisce e già ad agosto è operativo, come assitente di vendita, presso un supermecato affiliato alla più grossa catena di franchising in Irlanda.

Nel frattempo Silvia iniziava a ricevere qualche risposta e la situazione si stava sbloccando anche per lei. Forte di questi contatti ricevuti, decide intanto di trasferirsi ed inizia a preparare il trasloco e sbrigare tutte le pratiche burocratiche necessarie, per loro ma anche per l'amato cane Nemo. A fine settembre raggiunge Daniele a Dundalk, cittadina di 37 mila abitanti, quasi come Civitanova, a metà strada tra Dublino e Belfast, distanti rispettivamente 95 e 106 chilometri.

Poco dopo il suo arrivo, anche la sua situazione finalmente si sblocca e trova lavoro come agente di vendita in un'azienda di rilevanza mondiale che vende articoli promozionali e gadgets per poi, dopo qualche mese, ricevere un'offerta migliore da una multinazionale americana che si occupa di pagamenti online e trasferirsi da loro.

Mattone dopo mattone, i ragazzi iniziano a costruire la loro vita in Irlanda. Comprano perfino una macchina usata perché per Daniele, raggiungere il luogo di lavoro è quasi impossibile con i mezzi pubblici.

A questo punto, dopo qualche periodo di assestamento, le cose cominciano a girare tutte nel verso giusto. Ci sono delle spese in più rispetto a prima, perché oltre all'affitto irlandese, ci sono delle rate da saldare anche in Italia ma con qualche piccolo sforzo, la cosa è assolutamente sostenibile.

Alla domanda sulla nostalgia di casa, rispondono che gli mancano i tanti amici ed ovviamente i familiari, con cui sono spesso in contatto tramite social, applicazioni e videochiamate. Quando invece parliamo di Italia, notiamo una vena leggermente polemica nella risposta: "nel nostro paese non esiste la meritocrazia ed è molto difficile emergere se non si ha la famosa spintarella, mentre in Irlanda, anche per quanto appurato personalmente nel breve periodo della nostra permanenza, la cosa è molto diversa". 

Silvia ci fa l'esempio di una sua collega che dopo poche settimane, con i buoni risultati ottenuti, è riuscita ad avere una promozione che altre, molto più anziane di lei dal punto di vista lavorativo, ancora non sono riuscite a raggiungere.

Per concludere la nostra chiacchierata, chiediamo come vedono la loro vita tra qualche anno e se pensano ad un ritorno in patria prima o poi. La risposta è abbastanza decisa, da parte di entrambi: rimarremo in Irlanda fino al raggiungimento della pensione e fino ad allora, in Italia torneremo solo da turisti.

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