“Vai, non pensarci due volte. Occasioni così non capitano spesso”: Giulia Falchi, laureata con lode al SID di Gorizia ed iscritta alla specialistica EPII a Pavia, racconta la sua esperienza nel settore della cooperazione in Kenya. Nonostante la residenza a Tolentino, già a 22 anni, ama definirsi una “global citizen”.
La sua è una testimonianza forte dalla quale imparare molto. Ma come è nata l'idea di partire per il Kenya? Questa è la storia.
"Ero a Bruxelles da un’amica" racconta Giulia "quando nella pagina Facebook CSV ho letto che l’associazione “Amici della Fildis” cercava un volontario per un progetto di cooperazione decentrata nel nord del Kenya (lago Turkana). Il giorno dopo, ritornata a Pavia, ho chiesto un incontro con i responsabili dell’organizzazione.
Al termine del colloquio, la presidente, signora Paola Bernardini Mosconi, mi domanda: “Ha un passaporto? Tra due settimane si parte per Loiyangalani, lei sarà la mia assistente”. I giorni successivi sono stati un mix di ansia, euforia e corse per vaccini e acquisti, nonché di un’infinità di informazioni sui progetti e sul luogo in cui presto saremmo andate.
Siamo arrivate a Nairobi il 22 febbraio. Nei primi giorni abbiamo incontrato alcuni probabili finanziatori e dei collaboratori keniani, tra cui Nkuraya (una signora masai che sta svolgendo un lavoro straordinario per la sua comunità).
Il 25 febbraio abbiamo lasciato la capitale per dirigerci a Loiyangalani, raggiunto soltanto dopo tre giorni. Il viaggio rimarrà un ricordo indelebile. Su strade inverosimili, abbiamo percorso la Rift Valley fino ad arrivare all’enorme lago Turkana. Una varietà di flora e fauna impressionante (da attraversamenti di mucche e capre a quelli di cammelli e zebre) e più si avanza verso nord, maggiore è la diffusione di povertà, analfabetismo e impiego di bambini come pastori.
A Loiyangalani abbiamo trascorso una settimana intensa piena di meeting e visite, finalizzati alla realizzazione di due progetti: un Centro di Formazione Professionale (Youth Polytechnic, YP) e il progetto “Agricoltura in azione” in collaborazione con Slowfood Kenya.
Riguardo al Centro di Formazione Professionale, il primo incontro è avvenuto con i responsabili del nostro principale interlocutore, lo Steering Committee of Loiyangalani Community (un organo autonomo che, in rappresentanza della comunità locale, fa da tramite tra l’associazione “Amici della Fildis” e la Contea di Marsabit). Il Committee, in partnership con la Contea, si occuperà del management dello YP, che sarà realizzato con l’aiuto di donatori internazionali tra cui “Amici della Fildis”.
La signora Paola ed io assieme a due rappresentanti delle Kifaru
Nei giorni successivi abbiamo incontrato le tre associazioni femminili del distretto: le Kifaru, le Merissa (donne prevalentemente cattoliche), che da tempo collaborano con l’associazione e mostrano una notevole volontà di cambiamento) e il gruppo El Mosaretu (che rappresenta le varie etnie presenti: Molo, Samburo, Rendilli, Turkana ). La vice presidente di quest’ultimo ci ha chiesto di adoperarci per superare la grave impasse in cui da diverso tempo si trova l’organizzazione. Come promesso abbiamo consegnato una lettera alla District County Commission chiedendo di indire nuove elezioni per la presidente.
Il giorno più intenso, per quanto riguarda il YP è stato il 3 marzo, quando abbiamo indetto una nuova riunione con lo Steering in occasione della visita del responsabile dell’istruzione per la Contea, Mr Wallum. In quell’occasione, sono state prese decisioni importanti per le domande di finanziamento e modalità per delimitare l’area su cui edificare e per il sistema idrico.
All’altro progetto, “Agricoltura in azione”, sono stati dedicati gli ultimi giorni di permanenza a Loiyangalani. Abbiamo visitato le coltivazioni e incontrato i due contadini pronti ad incominciare i lavori e a insegnare ai giovani le tecniche agricole.
La “spedizione” a Loiyangalani è consistita anche in una visita all’ambulatorio governativo. Questo opera in condizioni pietose: l’assenza di energia elettrica non gli permette di utilizzare i frigoriferi che ha a disposizione e nei turni di notte il personale è costretto a lavorare con le torce.
A malincuore, il 6 marzo abbiamo lasciato Loiyangalani con il desiderio di ritornare e di concludere gli impegni presi con la comunità.
Una volta rientrate a Nairobi, il lavoro è continuato. Abbiamo incontrato il responsabile di Slow Food Kenya e Padre Gitonga, che sostiene i giovani che abitano nei villaggi ai piedi del monte Kulal (una delle bellezze patrimonio dell’Unesco): abbiamo fatto una ricerca per individuare la miglior azienda per la costruzione di pannelli solari per l’ambulatorio e cercato di individuare dei partner che condividano la nostra missione.
Le tre settimane in terra keniana sono trascorse velocemente. Questa permanenza mi ha dato molto, soprattutto la consapevolezza che nelle realtà in via di sviluppo si possono raggiungere risultati concreti e duraturi solamente cooperando con la comunità locale.
Ritorno in Italia con l’intenzione di continuare a collaborare con “Amici della Fildis” e di sostenere la costruzione dello YP attraverso l’attività fundraising per reperire fondi.
Chiunque fosse interessato a ricevere maggiori informazioni circa l’attività dell’associazione a Loiyangalani o potesse aiutarmi nell’ impostare il fundraising, può contattarmi tramite l’e-mail giulia-fal@hotmail.it o al numero 328 9307449. Asante sana (grazie mille in swahili)".
Il Matatu, mezzo pubblico di trasporto interurban
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