Un post che parte da Facebook, accorato, profondo, sentito. Parole che parlano di solidarietà e che racconta la storia di 23 giovani che da Mantova sono partiti alla volta di Pieve Torina a sostegno degli allevatori in difficoltà.
Un carico di rotoballe, un gesto concreto che nasconde qualcosa di più profondo: la speranza che costruire un mondo migliore, fatto di gesti nobili, di concretezza e spirito di solidarietà è ancora possibile.
Questo il post integrale.
"Ho sempre sognato un mondo migliore, costituito da persone migliori, con la pace nel cuore e l'amore negli occhi.
Ho sempre sognato meno McDonald's e meno fame nel mondo, eppure migliaia di bambini ancora oggi muoiono di fame, ho sempre sognato la fine delle guerre, invece i manuali di storia hanno una mole sempre maggiore, ho sempre sognato l'abbattimento di muri, eppure ancora se ne stanno facendo, ho sempre sognato che i colori fossero quelli dell'arcobaleno e non quelli della pelle, eppure i colori sembrano essere diventati solo due: il bianco ed il nero, o meglio ancora, il bianco ed il negro.
Mi è sempre piaciuto sognare un mondo all'altezza dei sogni di ciascuno, con uno Stato serio, una sanità migliore, un'istruzione efficace, con la possibilità di trovare uno straccio di lavoro inerente gli studi pagati profumatamente nel corso degli anni e così sì, contro la volontà dei miei genitori, ho anche marinato la scuola per i miei ideali e le mie battaglie e sono scesa in piazza tra i cortei con bandiere e megafoni, ho distribuito volantini che inneggiavano ad un mondo che tutti meriterebbero, e ho protestato e lottato per un qualcosa di più simile al mondo da me desiderato, invano.
Poi passano gli anni, le priorità cambiano, le esperienze ti spingono a combattere un po' meno e ad accettare un po' di più la nuda e cruda realtà, gli impegni aumentano, l'università, il lavoro (...) e in un attimo ti dimentichi di quando avevi 10 anni e di quell'altalena che ti spingeva così in alto da poter sfiorar il cielo dove immaginare il disegno del tuo mondo dei sogni su una tela di nuvole bianche.
Non arriverà mai il secondo tempo del mio mondo perchè forse è davvero troppo utopico, basti pensare alle catastrofi naturali che hanno scosso il cuore della nostra Italia, catastrofi sempre in prima fila quando si tratta di ricordare quanto la natura sia la forza più incredibile e spesso crudele dell'universo.
Mentre noi stavamo passando il natale con le nostre famiglie al caldo infatti, mangiando tortellini e bolliti, alcuni italiani non avevano più ne un lavoro ne una famiglia ne una casa.
Allora da anni, ma ancor di più negli ultimi mesi mi sono chiesta: come è possibile pensare ancora ad un mondo migliore?! Ebbene, ho avuto la risposta che ho sempre cercato lontano e altrove a due passi da casa, da amici di una vita.
Il mondo migliore non bisogna sognarlo perchè non basta più, bisogna farselo, bisogna costruirselo mattone dopo mattone, sudando e faticando, non curandosi di chi ti vuole fermare.
Ne ho avuto la conferma in questi giorni seguendo passo dopo passo gli organizzatori del lungo viaggio per Pieve Torina, seguendo il lavoro del loro raccolto umanitario e di tutte quelle aziende agricole che hanno donato ciò che era nelle loro possibilità.
Queste foto e questi video sono solo una piccola dimostrazione che sì, la natura è forte ma la solidarietà lo è di più.
23 giovani amici che avrebbero avuto tutte le carte in regola per starsene al caldo sul divano con la propria famiglia, che invece decidono di sfidare la notte, il freddo, il viaggio lunghissimo e le varie critiche, che hanno certamente appesantito il lavoro, per un obiettivo comune: provare a "ricostruire" il piccolo mondo di 1400 persone.
Con i vostri sorrisi e la vostra forza di volontà avete dimostrato un entusiasmo fuori dal comune, un'unione incredibile e una voglia di cambiare le carte in tavola veramente ammirevole.
Per questo io oggi vi dico che siete voi la prima dimostrazione così vicina a me del mondo migliore che ho sempre sognato, fatto di mani sporche, di sudore sulla fronte, di fatica e costanza, di umiltà e amore, di speranza e generosità, di fatti e non di parole, di altruismo e di voglia di mettersi in gioco per aiutare chi è messo davvero con le spalle al muro.
Sarà che sono cresciuta in mezzo ad agricoltori e terzisti, persone umili che non conoscono domeniche, che non conoscono feste, che non conoscono il ferragosto, che sanno quando inizieranno a lavorare ma non sanno quando finiranno, dunque mi risulta impossibile non essere così orgogliosa della grande famiglia agraria alla quale appartengo da sempre, grazie a mio nonno, mio padre, mio fratello e tutti i colleghi e amici però ho la profonda convinzione di parlare a nome di tutti se dico che siete stati formidabili e che tramite questo viaggio avete reso tutti noi orgogliosi delle nostre umili origini e del nostro grande cuore".
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