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Caldarola, primi ritorni nell'ex zona rossa: una famiglia rientra a casa nel centro storico

Caldarola, primi ritorni nell'ex zona rossa: una famiglia rientra a casa nel centro storico

Un fine settimana ricco di piccoli, grandi passi verso un ritorno alla normalità quello vissuto a Caldarola nei giorni scorsi. Dopo l’inaugurazione della Chiesa di Pievefavera, la prima in muratura, riaperta dopo il terremoto del 2016 che aveva danneggiato tutti i 15 luoghi di culto, frazioni comprese, nel fine settimana è tornata a vivere nel centro storico - fino a qualche mese fa zona rossa - la prima famiglia di caldarolesi. Si tratta del signor Vincenzo, della moglie Maria e del figlio che hanno potuto riabilitare la loro casa non danneggiata dal sisma, ma comunque chiusa per 3 anni in attesa della messa in sicurezza delle abitazioni vicine. 

Il signor Vincenzo attendeva da tempo il rientro a casa dopo aver vissuto in appartamenti in affitto prima a Civitanova poi a Tolentino, e dopo essersi visto assegnare una SAE. 

Resta l'amaro in bocca per il tempo perso e per i soldi pubblici spesi. Tre anni durante i quali sono state fatte poche cose a causa delle lungaggini burocratiche: i muri pericolanti sono stati messi in sicurezza, ma le pietre e calcinacci caduti quel terribile 30 ottobre 2016 sono ancora lì. Il comune di Caldarola sta attendendo la risposta da parte della Protezione civile in merito all’apertura di un capitolo di spesa che riguarda personalmente il caso del sig. Vincenzo perché a sue spese ha dovuto sostenere alcuni lavori interni per danni causati da infiltrazioni provenienti dell'abitazione a fianco.

Certo, la gioia di essere tornati a casa propria non ha prezzo, ma resta l’amarezza per la sensazione che si sarebbe potuto fare di più e la comprensibile insicurezza nell’essere circondati da case gravemente compromesse dal terremoto. 

in ogni modo soddisfatto il sindaco Guseppetti: “Sono dei primi, importantissimi, passi verso il centro storico. Molti altri sono ancora da fare, ma se si fossero scelte altre procedure con meno paletti e meno “carte” forse saremmo più avanti. Noi malgrado questo stiamo lavorando sodo per la zona perimetrata, piani attuativi e aggregati volontari. Non ci fermiamo!”

 

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