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Addio fumo all'aperto, verso nuova stretta al tabagismo. "È giusto?": cosa dicono i maceratesi

Addio fumo all'aperto, verso nuova stretta al tabagismo. "È giusto?": cosa dicono i maceratesi

Toglieteci tutto ma non le sigarette. La nuova stretta al tabagismo, paventata dal testo che da giorni circola al Ministero della salute con la firma di Orazio Schillaci, ha destato molto clamore nell’opinione pubblica: sono subito insorti i fumatori più incalliti, come Gino Paoli e il suo "Partito dei tabagisti" a difesa della cara vecchia nicotina, ma c’è anche chi vede in questa scelta un tentativo di salvaguardia della salute pubblica da supportare e incentivare.

Le limitazioni per ora sul banco riguardano ogni forma di sigaretta, dal classico tabacco a tutti i modelli di e-cig attualmente in circolazione, per cui sarebbe previsto il divieto all’aperto, dai parchi ai dehors di bar e ristoranti, alle fermate dei mezzi pubblici e in prossimità di donne in gravidanza o bambini. Verrebbero abolite anche le sale fumatori nei locali al chiuso, limitando sostanzialmente il consumo di tabacco alla propria abitazione privata.

Che il fumo sia dannoso è fuori da ogni dubbio: in Italia i morti all’anno legati al tabacco sono 93mila (il 20,6% del totale) e i giovani si avvicinano sempre più alle sigarette elettroniche (il totale dei consumatori è cresciuto dall’1,4% del 2014 al 2,8% del 2021, fra cui il 5,2% dei giovanissimi), complice una disinformazione che accompagna ancora questo prodotto tutt'altro che innocuo, in grado di causare problemi cardiovascolari, complicazioni nello sviluppo del feto e rischi di cancerogenicità. 

Il punto non è tanto la pericolosità del fumo, quindi, quanto la limitazione delle libertà del singolo: può una scelta presa in nome della salute pubblica andare a limitare le possibilità di un individuo, per quanto dannose? É chiaro che un numero tanto alto di fumatori (circa 10 milioni in Italia secondo l’Istat) costi allo stato una quantità enorme di denaro: fra spese dirette e indirette si stima che l’Italia spenda 26 miliardi di euro all’anno per questione legate al fumo di tabacco. Ma basta questo a giustificare strette proibizioniste come quella della Nuova Zelanda, che ha vietato per sempre la vendita di tabacco ai nati dopo il 2009? Lo abbiamo chiesto ai cittadini maceratesi che passeggiavano per le vie del centro.

"Se si dovesse arrivare a fumare solo in casa credo smetterei – racconta Andrea, fumatore –, riconosco che senza sigarette si sta meglio. Credo però che ogni forma di censura sia negativa, anche se finalizzata alla salute. Se si tratta di limitarsi per la convivenza civile posso essere d’accordo, ma una proibizione completa porta a risultati opposti. Credo sarebbe molto più efficace la sensibilizzazione".

"Potrei essere d'accordo con una stretta di questo tipo - dice Maria, non fumatrice - Il fumo fa sicuramente male e se continua ad essere venduto è perché lo Stato ci guadagna moltissimo grazie al monopolio. È giusto mettere dei limiti però solo se questi vengono spiegati, se c’è una sensibilizzazione che di pari passo accompagna il divieto, altrimenti risulterà inutile. Anche se i minori non possono acquistare sigarette ciò non li ferma dal fumare. Basta pensare all’alcol, vietato per i minorenni ma comunque largamente diffuso". 

"Credo sia una grande stupidaggine, una presa di posizione eccessiva – spiega Francesco, tabaccaio e fumatore -. Capisco alle fermate del bus, ma all’aperto mi sembra assurdo: non credo potrei rispettare una norma del genere se dovessi essere costretto a fumare solo a casa. Mi viene da ridere a pensare di non poter fumare al bar d'estate".

"Assurdo anche vietare ai minorenni per sempre il fumo come in Nuova Zelanda – continua - Le entrate dello Stato grazie al tabacco sono enormi e se veramente lo scopo è la salvaguardia della salute allora dovrebbero completamente ritirarlo dal commercio, non limitare il divieto ad alcuni e ad altri no. Piuttosto mi concentrerei sul legalizzare le droghe, così da togliere il mercato dalle mani della malavita e affidarne ai cittadini il consumo responsabile, che tanto avviene comunque. Il proibizionismo non ha mai funzionato, non funzionerà nemmeno ora".

"Anche chi non fuma subisce il fumo passivo e questo non è giusto – asserisce Maurizio, non fumatore - Sono completamente d’accordo con la nuova stretta, anzi fosse per me avrebbero dovuto farlo molto tempo fa. Sarei d’accordo anche con una posizione più dura come quella neozelandese, forse anche qualcosa in più, vietando in assoluto la vendita di tabacco in ogni forma".

"Credo che la soluzione ideale sarebbe creare delle sale fumatori dedicate - suggerisce Gioia - Da non fumatrice non mi piace prendere il fumo passivo degli altri ma credo che anche loro abbiano diritto di poter fumare in giro, non solo in casa". "

"In fondo è una scelta personale - conclude Chiara - ognuno è libero di fare quello che vuole e anche vietando le sigarette in toto queste non scomparirebbero. Chi volesse fumare troverebbe comunque il modo, come succede già oggi per alcol e droga, diffusissimi nonostante limitazioni e divieti".

Che sia una posizione paternalistica, proibizionista o di semplice prudenza economica, il divieto di fumare in pubblico ricade in quella visione interventista dello Stato che vuole indirizzare il singolo verso ciò che ritiene giusto. La costrizione, la repressione e il divieto sono forme basilari e spesso inefficaci di gestione della vita civile che dovrebbero lasciare spazio a informazione, responsabilizzazione e controllo.

 

 

 

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