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Una corsa lunga 11 giorni, la nuova impresa di Federico Mora: l'osteopata Ultra-Trail conquista le cime svizzere

Una corsa lunga 11 giorni, la nuova impresa di Federico Mora: l'osteopata Ultra-Trail conquista le cime svizzere

Dalla tranquillità del suo studio a Porto Sant’Elpidio alle vette maestose del Vallese svizzero, Federico Mora – osteopata e atleta amatoriale – ha affrontato una delle gare più estreme d’Europa: la SwissPeak700. Un’avventura tra ghiacciai, sentieri impervi e fatica senza tregua, che lo ha visto protagonista assoluto. Terzo tra gli uomini e quarto nella classifica generale, Mora ha portato alto il nome della Marche in una competizione che è molto più di una semplice corsa: è un viaggio tra le pieghe della natura e dentro sé stessi.

Partita da Le Bouveret, sulle rive del Lago di Ginevra, la SwissPeak700 attraversa l’intero Canton Vallese, toccando paesaggi spettacolari e mettendo a dura prova corpo e mente. Abbiamo intervistato Federico al termine di questa incredibile impresa.

Hai già fatto gare di questo tipo quindi?

"Sì, è dal 2018 che partecipo a questo tipo di gare e mi preparo continuamente a situazioni del genere".

Raccontaci un po’ quest’ultima avventura.

"Questa gara è andata sopra ogni aspettativa. Abbiamo letto male il regolamento: pensavamo che la prima parte, come l’anno precedente, non venisse conteggiata nella classifica finale. Siamo partiti molto lenti, poi compresa questa modifica, nella seconda parte da 380 km, abbiamo iniziato a spingere di più. Sono arrivato primo nella seconda parte. In totale, sono arrivato terzo uomini e quarto nella classifica generale".

Come ci si prepara a una gara così estrema?

"Faccio sempre una distinzione tra chi lo fa per professione e chi, come me, lo affronta a livello amatoriale. Se questa è la tua professione, fai carichi di lavoro molto importanti. Io personalmente faccio delle collinari vicino casa, poi nei mesi precedenti alla gara dedico un giorno a settimana alla montagna, su sentieri, e partecipo a gare preparatorie per l’obiettivo stagionale".

Durante la corsa come gestisci corpo e alimentazione?

"Tendenzialmente ti fai un programma – insieme a chi ti supporta – da seguire, ma durante la gara spesso salta tutto. Gli imprevisti sono tanti, le dinamiche di gara complesse, e non sempre tutto va come vorresti. Ho avuto l’aiuto di cinque supporters: Stefano Maraessa, Sergio Giordani e Matteo Castignani nella prima fase; Simone Belleggia e Alessandro Cecchi nella seconda. Lungo il percorso ci sono delle 'basi vita' dove i supporter possono aiutarti con vestiario, alimentazione e recupero".

Cos’è che ti spinge ad affrontare le Ultra Trail?

"Quando ho deciso di passare dalle gare normali alle Ultra, l'ho vissuta come una sfida personale. Ti poni un obiettivo che, soprattutto per chi non lo fa di mestiere, sembra impossibile. Raggiungere quel traguardo è qualcosa di emozionante. Quello che mi spinge ogni volta è anche la presenza delle persone che mi seguono: faccio dirette Instagram, aggiorno tutto durante la gara attraverso un canale Telegram. Ovviamente c’è anche la connessione con la natura, la scoperta di luoghi unici… ma quando sono in gara, sono molto concentrato sul percorso, sul cercare di rimanere sempre al limite senza superarlo. È un’esperienza davvero unica".

Soprannominato "Supersecco", Federico è la rappresentazione che passione, dedizione e spirito di avventura possano portare lontano, anche senza fare dell’atletica una professione. La sua impresa alla SwissPeak700 ci racconta non solo di chilometri e dislivelli, ma soprattutto della capacità di affrontare l’impossibile.

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