Dybala rifiuta l'Arabia, mister Passarini: "Vi racconto la mia esperienza nel calcio saudita"
Paulo Dybala, uno dei talenti più apprezzati del calcio italiano, ha recentemente rifiutato un’offerta da 75 milioni di euro proveniente dall'Al Quadsiah, squadra neopromossa nel massimo campionato dell’Arabia Saudita. Nonostante la cifra da capogiro, l'attaccante argentino ha scelto di rimanere alla Roma, con una decisione che sembra dettata tanto dal cuore quanto dalla vita personale.
Dybala, idolo indiscusso dei tifosi giallorossi, ha trovato nella città capitolina un ambiente che lo ha accolto con un calore senza pari. La passione dei tifosi romanisti e l'affetto che lo circonda sono stati senza dubbio elementi determinanti nella scelta della ‘Joya’. Tuttavia, non è solo il legame emotivo con il club e la città ad aver influenzato la sua decisione. Il giocatore ha infatti lasciato intendere che la sua famiglia non era particolarmente entusiasta all'idea di un trasferimento in Arabia Saudita, un Paese con una cultura e uno stile di vita profondamente diversi rispetto all'Italia.
Per comprendere meglio cosa significhi per un calciatore o un allenatore trasferirsi in Arabia Saudita, abbiamo parlato con Paolo Passarini, attuale tecnico del Tolentino, che ha una conoscenza diretta del calcio saudita. Lo scorso anno, prima di tornare in Italia per allenare il Matelica con cui ha conquistato il campionato di Promozione, Passarini ha trascorso sei mesi alla guida dell’Afif Club, una squadra della Second League saudita situata nella regione di Najd, a circa 350 km dalla capitale Riyadh.
Secondo Passarini, una delle principali ragioni per cui un calciatore come Dybala potrebbe aver deciso di rimanere alla Roma riguarda la curiosità e l'adattamento culturale. "Per scegliere di andare in Arabia Saudita ad allenare o a giocare, al di là dei soldi, devi essere spinto dalla curiosità di conoscere un mondo completamente opposto al nostro," afferma l'allenatore tolentinate. “L'Arabia Saudita è un Paese dove la vita quotidiana è regolata da norme religiose molto stringenti, una realtà difficile da comprendere per chi proviene da un contesto occidentale”.
Anche a livello calcistico, le differenze sono evidenti, soprattutto per quanto riguarda il ritmo del gioco. "Giocare e allenarti a 45° impone dei limiti," racconta Passarini, sottolineando come le condizioni climatiche estreme possano influire sulla preparazione e sulle prestazioni in campo. Nonostante queste difficoltà, l’allenatore dei cremisi evidenzia che il livello di professionalità nel calcio saudita è comunque buono, anche se presenta alcune peculiarità. "Forse la nostra professionalità europea è esagerata e spinge all'estremo", riflette, suggerendo che in Arabia Saudita ci sia un approccio più rilassato, ma comunque efficace.
Una delle sfide maggiori che Passarini ha dovuto affrontare durante la sua esperienza in Arabia Saudita è stata la comunicazione. "Le difficoltà comunicative, anche con l'interprete, sono molteplici" ammette, evidenziando come le differenze culturali e religiose possano complicare ulteriormente la situazione. Nonostante ciò, con il giusto atteggiamento e rispetto reciproco, è possibile gestire queste differenze: "Fra persone intelligenti basta avere rispetto reciproco".
Tornato quest’estate alla guida del Tolentino, squadra già allenata in passato e di cui ha vestito la maglia anche da calciatore, Passarini ha ritrovato un ambiente di certo più familiare e confortevole. "Con il Tolentino è una storia che parte da lontano, per me è come tornare a casa", afferma con orgoglio. Il tecnico è ottimista per la stagione in arrivo, confidando nel gruppo di giocatori che si sta formando: "I ragazzi stanno creando un bel gruppo e questo ci permetterà di affrontare serenamente le difficoltà che inevitabilmente arriveranno con le partite ufficiali. Non vediamo l'ora di confrontarci".
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