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Civitanovese in Eccellenza, Paolucci racconta l'inarrestabile cavalcata: "Il futuro? Il rossoblù mi dona"

Civitanovese in Eccellenza, Paolucci racconta l'inarrestabile cavalcata: "Il futuro? Il rossoblù mi dona"

L’arrivo di Michele Paolucci alla Civitanovese a inizio campionato ha segnato uno spartiacque per la formazione rossoblù: con una cavalcata inarrestabile, la squadra rivierasca ha mantenuto la vetta incontestata fino alla fine conquistando il titolo di Promozione e il salto in Eccellenza a tre giornate dal termine. 

Paolucci, classe ’86 e civitanovese di nascita, vanta una carriera di tutto rispetto alle spalle: dagli esordi nel settore giovanile della Juventus, di cui tutt’ora è il bomber più prolifico di sempre, fino ai successi con Ascoli, Catania, Siena e Vicenza e le esperienze all’estero a Malta e in Canada. All’alba della vittoria con la Cluentina e dei festeggiamenti per il titolo, capitan Paolucci si è raccontato ai nostri microfoni: dall’esordio fra i dilettanti al futuro in maglia rossoblù.

Che cosa ha significato per te l’arrivo alla Civitanovese? "Molti mi davano del pazzo prima di prendere questa scelta, ma per me è stato un atto d’amore: sono nato a Civitanova ed è un onore portarne i colori. Questa è casa mia, i miei genitori e i miei nonni sono nati qui e questa è la mia terra, non posso che essere orgoglioso di rappresentarla in campo". 

Come ti sei trovato in Promozione, dopo una carriera fra i professionisti? "Mi sono reso conto che fosse un brutto campionato già al match d’esordio a Marina Palmense, dove il campo era al limite della regolarità: entrammo negli spogliatoi metà per volta e per me fu un vero shock. Tuttavia si è rivelata un’esperienza molto formativa: chi gioca in queste categorie lo fa solo per amore e per passione, spesso coniugando il lavoro vero e proprio con allenamenti e partite. Ho imparato ad apprezzare ancora di più questo sport".

Cosa hai provato nel condurre in Eccellenza la Civitanovese da capitano della tua città? "È stata un’emozione straordinaria: vedere i miei compagni così felici, la città in festa, è qualcosa che mi porterò per sempre dentro. Sentivo molta responsabilità sulle mie spalle ma abbiamo fatto una stagione bellissima, raggiungendo questa gioia immensa tutti insieme". 

Anche il rapporto con i tifosi è migliorato molto dopo il tuo arrivo. "Ieri allo stadio abbiamo portato 4 generazioni diverse e dobbiamo esserne tutti orgogliosi. Il mio ritorno a casa ha sicuramente dato una scossa, ma il grosso del merito va all’impegno di tutti i ragazzi che hanno riportato i cittadini al Polisportivo. Civitanova è casa nostra e chi viene a sfidarci deve sapere che la città è unita e salda".

Quali sono stati gli elementi che vi hanno permesso di dominare il campionato? "Se non fosse stato per la nostra diretta inseguitrice, l’Aurora Treia a cui vanno tutti i miei complimenti, il campionato sarebbe finito tre mesi fa. Abbiamo fatto vuoto sotto di noi, rimanendo in testa dalla prima all’ultima giornata e questo la dice lunga. La squadra è stata sempre padrona del proprio destino e i meriti vanno a tutti i componenti: siamo un gruppo unito e solido, c’è un pizzico di ognuno in tutte le nostre vittorie".

Obiettivi per la prossima stagione, sia per la squadra che per te personalmente? "È troppo presto per pensare al futuro, siamo ancora inebriati dalla vittoria e non ci sono ancora dati certi su eventuali trasferimenti. Sono convinto che la società vorrà fare un bel campionato anche l’anno prossimo, continuando a crescere secondo il giusto indirizzo dato dal presidente Profili. Personalmente, dopo essere tornato a casa dall’America, faccio fatica a vedermi con altri colori. Il rossoblù mi sta bene".

Come ti vedi quando avrai appeso gli scarpini al chiodo? "Il calcio è tutta la mia vita, è sempre stato il mio lavoro e la mia passione più grande. Per ora mi godo ancora il campo: sono riuscito a giocare tutte le partite e mi sento in forma. Solo nell’ultimo mese ho avuto qualche problema al ginocchio, ma la mia testa non riesce ad andare oltre e mi vedo ancora solo come giocatore. Poi chissà, per quanto mi piaccia la ristorazione, con i due ristoranti di mia proprietà, in Canada avevo aperto una scuola calcio privata e non nascondo che mi piacerebbe ritirare fuori questo sogno". 

(Crediti foto: Giuseppe Isidori)

 

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