Dopo quattro anni è ancora oro per Assunta Legnante. A Rio risuona il suo grido di gioia, il grido di chi soffre ma stringe i denti e vince, vince e non ha rivali nella sua categoria.
La distanza che vale il metallo più prezioso è di 15,74 m nella categoria non vedenti e ipovedenti, dietro di lei l’uzbeca Burkhanova e la messicana Valenzuela.
"Sono strafelice perché da capitano dovevo dare il buon esempio. Quanto me la sono sudata. Adesso posso piangere dal dolore. Pensavo di venire qui e fare un solo lancio. Ed invece ho trovato l'uzbeka che mi ha dato del filo da torcere ed è stata gara vera". Queste le parole a caldo di Assunta.
L’atleta paraolimpica è arrivata a questo appuntamento sportivo, il più importante nella carriera di qualsiasi sportivo, dopo due anni di dolore alla schiena e un’operazione che le è valsa la partecipazione all’europeo . Contro tutti e tutto ma anche sempre supportata dalla sua famiglia e dalla sua città adottiva, Potenza Picena, “C’erano due anni di dolore dentro, ma questo oro lo dovevo a casa, alla mia allenatrice Nadia Cecchini e ai miei due bambini, ai figli del mio compagno che da febbraio vivono con me. Quando sono partita mi hanno detto: compraci una medaglia, ma io non l’ho comprata l’ho vinta”.
Commenti