Tolentino, dirigente Lucatelli: "I gruppi WhatsApp dei genitori dannosi per gli studenti"
I gruppi WhatsApp, croce e delizia di tanti genitori, sono al centro di una lettera inviata dalla dirigente dell'Istituto Comprensivo "G. Lucatelli" di Tolentino Mara Amico ai genitori degli studenti.
Una lettera che vuol porre l'accento sul fatto che la tecnologia può essere d'aiuto nella vita di tutti i giorni, ma anche estremamente dannosa ai fini dell'educazione dei ragazzi.
"Parto da un presupposto - scrive la dirigente Amico - condiviso da chi si occupa delle problematiche legate alle nuove generazioni: i ragazzi fanno sempre più fatica ad emanciparsi e ad assumere le proprie responsabilità. Apparentemente sembrano forti, ma in realtà sono estremamente fragili. Cosa c'entrano i gruppi WhatsApp? C’entrano nella misura in cui attraverso questo strumento, i genitorii sollevano i figli dalle proprie incombenze. Provo a spiegarmi meglio: se un alunno dimentica di scrivere sul diario icompiti, non sa come risolvere un problema, non ha preso appunti in clase...ecco in soccorso il gruppo WhatsApp dei genitoti. Risultato: i compiti saranno dati dal compagno, il problema sarà risolto senza sforzo e l'impreparato per non aver studiato sarà scongiurato. Meraviglioso no? Se non fosse che concentrarsi su un problema serve a imparare a risolverlo, prendere un impreparato insegna a stare attenti in classe e a segnare i compiti sul diario. Nel lungo periodo, l'effetto sarà un adulto maturo e che non scappa di fronte alla responsabilità ma le affronta con gli strumenti giusti".
E ancora, comparazioni dei voti dei figli tramite il gruppo, accuse agli insegnanti o alla scuola che vengono rivolte non ai diretti interessati ma alle loro spalle in una chat.
"Dirigente e docenti - continua - sono a disposizione degli alunni e dei genitori, si può sbagliare e le critiche costruttive aiutano a crescere, ma è necessario parlarne direttamente, non in una chat all'insaputa dei diretti interessati. Continuo, e concludo, coi danni che i gruppi possono creare quando si apre una discussione su un argomento serio. In un dialogo vero ognuno dice la propria, ci si guarda in faccia. al linguaggio verbale si affianca quello non verbale che spesso dice molto più delle parole. ln un dialogo mediato dalla tastiera di un telefono le frasi sono slegate, ognuno scrive seguendo il filo del propio pensiero, chi si unisce a conversazione iniziata, legge le ultime frasi e interviene su quelle senza sapere il discorso pregresso. E cosi, facilmente, se all'inizio si parlava della gita, alla fine si parlerà dei compiti (Tanti? Troppi? Pochi?) e nessuno andrà mai a ritroso per ricostruire qual era l'oggetto della discussione".
Tecnologia sì, dunque, ma usata con buonsenso secondo la dirigente che rinnova, a conclusione dello scritto, la disponibilità sua e del corpo docenti ad un dialogo sereno e "reale".
In allegato la versione integrale della lettera.
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