Riceviamo e pubblichiamo da parte dell'Ipsia "A Pocognoni"
Ore 11.00 di venerdì 21 dicembre 2018: il Natale è ormai ad un battito e, mentre ovunque – per le vie, nelle case, all'interno di ognuno di noi – è un pullulare di luminarie, presso l’Auditorium dell'I.P.S.I.A. “Don Enrico Pocognoni" di Matelica ci si riunisce per la celebrazione della Santa Messa.
È un momento di intensa e profonda partecipazione in cui i volti di tutti i presenti rivelano gioia ed esultanza del cuore; un momento pregno di vivide emozioni in cui ragazzi, docenti e personale ATA si ritrovano, come una grande famiglia, per riscoprire ed accogliere dentro se stessi il senso più intimo e vero di questa festa, quel senso che, da oltre duemila anni, reca il volto dell'amore.
Ed è, perciò, proprio l'amore che pervade ogni attimo di questa mattinata: dall'incisivo messaggio di Sant'Agostino rievocato da don Gabriele, ai lieti canti natalizi interpretati dal coro, al ricordo, toccante e commosso, di Lucia Bagnarelli affidato alle parole del nostro Dirigente Scolastico, prof. Oliviero Strona, del Vicepreside prof. Matteo Calafiore e dello stesso don Gabriele. Straordinaria e incrollabile la forza con cui Lucia ha percorso il suo breve ed impervio viaggio dando costantemente prova di come, anche sui sentieri più aspri ed irti di ostacoli, ci si possa, comunque, offrire con il sorriso alla vita intera, alla sua profusione di gioie e dolori, grandezze e miserie. Questo l'immenso insegnamento che Lucia è riuscita a imprimere in chiunque l'abbia incontrata e che la scuola ha voluto rendere indelebile con il diploma ad honorem consegnato alla mamma.
Ore 11 del 21 dicembre 2018: mentre l'oggi s'immerge sempre più nella voragine dell’importante logica dell'andar veloce, presso l’Auditorium dell'I.P.S.I.A. “Don Enrico Pocognoni" di Matelica ci si ferma. Ci si ferma per riflettere insieme e comprendere che, talvolta, basta guardare il canovaccio cobalto del cielo per scorgervi la fulgida stella di chi non ci cammina più accanto; per imparare a scrutarci dentro, invenendo, tra le recondite pieghe del cuore, la parte più viva e vitale di noi; per non dimenticare che, per riprendere le imperiture parole d'agostiniana memoria, “l'amore è tutto".
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