Tolentino, chi resta nell'area container dovrà pagare 540 euro al mese: c'è la delibera
Chi vorrà continuare ad alloggiare presso i moduli abitativi della zona container in via Cristoforo Colombo dovrà pagare 540 euro mensili. A stabilirlo è una delibera della Giunta comunale di Tolentino.
Ad oggi, nella struttura sono state sgomberate due delle tre aree, ma circa 58 cittadini sono ancora presenti e "tra essi alcuni non rientrano tra gli aventi diritto per l’ottenimento di alloggi sostitutivi delle Sae o per il Cas a seguito del sisma 2016", si sottolinea nella delibera.
L'intera chiusura della zona container era stata prevista, a seguito di una deliberazione di Giunta comunale del 4 agosto scorso, per il 31 dicembre 2022. "È necessario procedere al recupero dei costi verso quanti non hanno i requisiti", si evidenzia nella determina "visto il costo di gestione della struttura e tenuto conto che la gratuità della stessa spetti solo in favore dei cittadini aventi diritto per sisma".
"Nel corso degli incontri tra amministrazione comunale e gli occupanti svolti presso l’area container a ridosso della fine del 2022 - si spiega - gli utenti sono stati informati che da gennaio avrebbero dovuto corrispondere un corrispettivo, se non aventi diritto per sisma 2016".
La tariffa che gli occupanti dovranno mensilmente corrispondere è pari a 540,64 euro mensili cadauno, con decorrenza dal primo gennaio 2023, data di avvio della chiusura della struttura. Importi ridefiniti "in ragione dei minori costi determinati dalla diminuzione di servizi prestati (i pasti non sono inclusi nel prezzo del canone, ndr)", sottolinea la Giunta comunale. In ogni caso, "gli utenti in difficoltà economico/sociale si potranno rivolgere ai servizi sociali comunali per la necessaria assistenza", si legge nella determina.
"L'intenzione di chiudere in maniera definitiva l'area resta - sottolinea l'assessore alla ricostruzione, Flavia Giombetti -. Il costo del canone mensile è stato conteggiato bollette alla mano. Gli aventi diritto per l’ottenimento di alloggi sostitutivi delle Sae o per il Cas sono 14, mentre gli altri sono persone che non hanno particolari difficoltà economiche. Percepiscono un reddito, lavorano tutti, non sono casi sociali e hanno la possibilità di poter trovare una soluzione alternativa".
"Qualora gli utenti scegliessero di restare - conclude Giombetti -, sebbene non si tratti sicuramente della sistemazione più dignitosa e a questo punto nemmeno la più economica, devono pagare quanto pattuito. L'amministrazione comunale non può farsi carico di una spesa così ingente".
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