Pirati e trasformisti all'opera mentre il centrodestra vive uno psicodramma
Non so voi, ma io con queste elezioni comunali alle porte mi sto divertendo come un pazzo. E non lo dico in senso dispregiativo. Mi diverto perché cerco di analizzare attentamente tutte le dinamiche. Mi sforzo di inseguire un disegno politico complessivo. Tento di mettermi nei panni del candidato e quindi in quello dell’elettore. Provo a registrare dichiarazioni e comportamenti. Insomma un gran bel passatempo se non fosse che poi si tratterebbe gestire una città per i prossimi cinque anni e di ipotecare il futuro delle loro comunità.
Prendiamo il caso di San Severino e Porto Recanati. Entrambe si apprestano al rinnovo delle cariche amministrative ed entrambe fanno intorno ai 12 mila abitanti. A San Severino, se tutte le indiscrezioni saranno confermate, correranno cinque liste: una di centrodestra pressoché unito, una civica apartitica, una del Movimento 5 Stelle, una di sinistra ed una di centro-sinistra. Interessanti le singolari curiosità che la politica locale propone ai propri concittadini in questa sfida elettorale. Il candidato sindaco di centrodestra, Massimo Panicari, è stato assessore nella prima giunta a guida Martini di centrosinistra. Il candidato sindaco del Movimento 5 Stelle, Mauro Bompadre, fino a pochi anni fa era il coordinatore comunale di Forza Italia. Il candidato sindaco del centro- sinistra, Pietro Cruciani, attualmente è consigliere provinciale di Forza Italia. Intanto rilevo subito che cinque liste è qualcosa di abnorme per una città di piccole dimensioni. E già questo dovrebbe suonare come un brutto campanello di allarme non solo per la classe dirigente del posto, ma anche e soprattutto per il livello provinciale dei partiti che essi rappresentano. Poi ci sono gli intrecci o addirittura i cambi di casacca che – se possibile - complicano ancora di più il quadro. Appena cinque anni fa i voti validi furono solo 7611, appena il 63% degli aventi diritto. Staremo a vedere quanti saranno il 5 giugno.
A Porto Recanati, sempre che le notizie saranno confermate, la situazione in fatto di liste è la stessa: viaggiamo sulle cinque o sei. Ma di patologico c’è da registrare lo psicodramma del centrodestra che come una maionese impazzita si è frantumato sotto i colpi improvvisi della Lega Nord. Ma andiamo con ordine. Già da un mese tutto il centrodestra aveva chiuso un accordo politico sia sul programma che sul candidato sindaco. Si apprestavano solo quindi ad aspettare il risultato elettorale che li avrebbe visti sicuramente vincenti, se non altro perché tutti gli altri si erano divisi. Infatti lo stesso Salvini pochi giorni fa era venuto a tessere le lodi dell’accordo. Porto Recanati, va detto, è la città di elezione della consigliera regionale di Fratelli d’Italia, Elena Leonardi. Senonché all’improvviso e per ragioni di mera rappresaglia, piomba sulla città Luca Paolini, segretario della Lega Nord e butta all’aria tutto. Anzi, dalla sua pagina di facebook, candida direttamente la stessa Leonardi a sindaco in una lista (un’altra…) di Fratelli d’Italia e Lega Nord, manco lei fosse una qualunque sguattera del Guatemala. La Leonardi non solo non si arrabbia e non tratta Paolini come meriterebbe, ma si accuccia buona, buona alla linea di via Bellerio, in Milano. A Costituzione vigente ciascuno è libero di farsi trattare a pesci in faccia come vuole, ma se questo qualcuno è un personaggio pubblico, qualcun altro ha il dovere di segnalarne l’inconsistenza politica e la profonda inadeguatezza al ruolo che ricopre. Ed io, modestamente, sto qui per questo...
Analizzato questo caso la riflessione da fare sarebbe la seguente: quali contromisure hanno i partiti per affrontare le scorribande piratesche che in mezzora possono mettere a ferro e fuoco un’intera cittadina senza nessuno che possa dire né ai, né bai?
In entrambi i casi ho fatto ottimisticamente riferimento ai partiti politici e ho dato per scontato l’esistenza di essi, non solo come ideologia, ma anche come organizzazione. Temo però che essi partiti (o quel che di loro resta) abbiano espressamente rinunciato al loro ruolo preferendo quello di comitato elettorale occasionale. Dicono che le ideologie sono superate, come lo sono i concetti di destra e sinistra. Fossi un pedante professore di storia replicherei che la Repubblica di Weimar è nata in questo brodo di coltura, ma siccome sono solo uno che registra solo i fatti di cronaca mi limito a dire che senza ideologia e senza partiti ben organizzati si va solo incontro a penosi trasformismi o a subire, inermi, l’arrembaggio di qualche pirata.
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