Macerata e i cantieri come Penelope e la tela: in vista delle elezioni chi saprà tessere le trame migliori?
Vedere le foto di Matteo Ricci e del platoon Pd in bici tour 'Ricucire le Marche' suggerisce un'ardita sportiva similitudine. Lanciare - questo è il busillis - una volata a 14 mesi dal traguardo quando a settembre prossimo c'è da scalare un GPM (una Montagna chiamata Regione) non appare del tutto comprensibile.
"Meglio parlarne a novembre con maggiore lumen quando saranno chiare molte cose e sopratutto si conoscerà l'ordine di arrivo a quel GPM" mi dice confidenzialmente un assessore. L'indicazione è naturalmente rivolta alle magliette e ai numeri di partenza a giugno 2026: il mese cioè del voto per il rinnovo del consiglio comunale di Macerata.
Che intanto, se San Gimignano è delle cento torri, si puo' definire 'dei cento cantieri'. Erano 103 a gennaio scorso, dei quali 30 ingessando il centro storico. In crescita costante ma non del tutto ordinata come le margherite dell'incipiente primavera. Questo - sia chiaro - è un bene.
Epperò questi cantieri non dovrebbero essere come talvolta altrettante 'fabbriche di San Pietro'. Considerata la scarsezza storica delle vie di scorrimento e d'ingresso/uscita (3) di una città che appare come castello inaccessibile, imprendibile come Costantinopoli nel 1453. In attesa 'provvidenziale' (stavolta) di un novello Mehmet II.
Puo' capitare - nel frattempo e di volta in volta - che possa rimanere aperta una sola arteria nell'asfittica circolazione maceratese. La critica popolare da molti mesi ormai è puntata sulla via/tratturo d'ingresso da Villa Potenza ingolfato da lavori-tartaruga. Che ora finalmente appaiono sul punto di terminare ma mai definitivamente.
Seppure a Macerata nessuno disfi alcunché (si tratta in realta' di tempi ed intervalli lunghetti) il neopenepolismo resta così all'odg e nel quotidiano cahiers de doleances. Si lamentano tradizionalmente i commercianti; si lamentano cittadini ed automobilisti per la fila senza soluzione di continuità verso il centro in via dei Velini ad ogni ora e tempo.
Le lamentele - giunte a Picchio News - vanno in direzione pure del numero delle multe, ritenuto eccessivo in centro storico ed immediati dintorni. Non così, forse, altre zone semicentrali? La domanda la poniamo all'ottimo comandante Doria alle prese con una situazione della viabilità da troppo straordinaria con un organico ordinario.
A giugno 2026 quale sindaco e quale amministrazione erediteranno dunque quale quadro? Sarà ancora Sandro Parcaroli in quota Lega (fu Matteo Salvini a convincerlo con una telefonata come rivelò chi scrive) oppure un candidato espresso da Fratelli d'Italia come Fabio Pistarelli, capo gabinetto di Francesco Acquaroli.
Qui appare d'oro la raccomandazione assessorile di cui sopra: attendere l'autunno inoltrato. L'avv. Pistarelli, 15 anni fa, mancò di un nulla (126 voti) l'elezione a primo cittadino. Un ruolo cui terrebbe di nuovo la prima donna sindaco di Macerata, Anna Menghi. La quale sul 'fuoco amico' che l'estromise a fine millennio medita da sempre di pubblicare un libro bianco - lo scriveremo, Anna, lo scriveremo.
In questo caso il nodo gordiano maceratese si scioglierebbe prima di settembre, essendo la Menghi consigliera regionale subentrata a Filippo Saltamartini fondatore - sia detto per inciso - insieme con Pistarelli e Giorgio Luzi dell'associazione culturale 'Gli Scudi'. Nel nodo gordiano c'e' anche Francesca D'Alessandro, attuale vicesindaco che alcuni analisti vorrebbero anch'essa (ma lei smentisce!) nell'affollato andirivieni Macerata-Ancona e ritorno.
E il centrosinistra? Continuano il 'peripato' degli alleati allo studio di Romano Mari, già sindaco di Colmurano e presidente del Consiglio di Macerata, ora alla guida dell'Ordine provinciale dei Medici. C'è tempo, tuttavia: chi vivrà vedrà.
Post Scriptum - Si sono dati sabato scorso convegno, convocati dal Rotary Club cittadino al cineteatro Spirito Santo a Tolentino parlando (tanto) di passato e pure di futuro Adriano Ciaffi, Mario Cavallaro, Mirella Emiliozzi, Luciano Magnalbo', Pietro Marcolini, Tullio Patassini e Guido Castelli. A coordinare il dibattito Francesco Massi, già enfant prodige dc, ora segretario comunale a Macerata. Bei tempi? No, soltanto come questi. Parola di chi li ha vissuti e non ne ha nostalgia.
Commenti