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Politica Ancona

La corsa di Meloni parte da Ancona: "Pronta a governare per liberare l'Italia dalla sinistra"

La corsa di Meloni parte da Ancona: "Pronta a governare per liberare l'Italia dalla sinistra"

"Ho voluto cominciare la campagna elettorale da qui non a caso, per ricordare che, a differenza di quello che si dice molto spesso sui media, abbiamo già dimostrato in territori come la regione Marche che la classe dirigente di Fratelli d'Italia è perfettamente in grado di dare le risposte che la sinistra non ha trovato per decenni".

Così Giorgia Meloni ha esordito nel suo comizio in piazza Roma, ad Ancona, con il quale ha aperto - proprio dalle Marche - la campagna elettorale di Fratelli d'Italia in vista delle elezioni di domenica 25 settembre. 

La leader di FdI è stata introdotta sul palco dal presidente della regione Francesco Acquaroli, definito "uno dei migliori" anche a seguito della scelta, operata dalla sua Giunta, di investire sulla "ventilazione meccanica controllata nelle aule che ha abbattuto il rischio da covid dell’82,5%" mentre "gli altri pensavano a comprare i banchi a rotelle". 

Il discorso di Meloni si concentra fin dalle prime battute sul forte senso patriottico che contraddistingue il suo partito, quel paradigma identitario e nazionalista che vuole difendere i cari vecchi valori del Bel Paese.

Tutto in contrapposizione – e opposizione, almeno al momento - di quella sinistra che non riesce a far altro che proporsi come la non-destra: “Non ci facciamo intimorire, ricattare o comprare e per questo facciamo loro paura. Temono di perdere il sistema di potere di che si sono costruiti negli anni e che, ora che non hanno più risposte, è l’unica cosa che gli resta”.

Tanti i punti programmatici e temi toccati dalla presidente nell’ora di comizio, tutti accomunati da un fil rouge linguistico e ideologico chiaro: presa di distanza dai metodi dell’amministrazione giallo-rossa e riappropriazione della sovranità e delle istanze di scelta in materia internazionale

Confermata la forte contrarietà al reddito di cittadinanza: "Si è detto che io odio i poveri, ma non è così. Non credo che sia la soluzione, proprio perché voglio combattere la povertà. Voglio che la gente sia libera e che non dipenda dallo Stato. Uno Stato giusto non mette sullo stesso piano dell'assistenza chi può lavorare e chi non può farlo. Nei sistemi giusti l'assistenza si fa nei confronti di chi non può lavorare, per gli altri la vera sfida è proprio quella del mondo del lavoro".

"Dobbiamo mettere le persone nelle condizioni di assumere, di lavorare, di crescere. Penso che aiuterebbe un sistema di tassazione che dica alle imprese: 'più assumi e meno paghi' - precisa la leader romana -. Allo stesso modo bisogna abbattere il costo del lavoro, il salario minimo è solo uno specchietto per le allodole". "Perché i salari sono bassi in Italia? Perché la tassazione media è al 47,7%, se vuoi alzare il salario bisogna abbattere la tassazione", spiega. 

In merito al clamore provocato dal recente video sul "diritto allo sport" e le tanto citate "devianze giovanili", la Meloni si difende: "Temo che Letta non conosca il significato della parola - dice -. Ma figuratevi se io, che obesa sono stata, possa considerare l'obeso come un deviato. Voglio, però, cercare di aiutare chi ha disturbi di tipo alimentare. A me cosa ha salvato? Lo sport. Lo stato deve interessarsi ai giovani, loro sono la prima fila. Abbiamo tolto loro tutto durante il covid, in un’età in cui questo impatta male".

"Siamo pronti a gestire dignitosamente il fenomeno dell'immigrazione illegale - afferma ancora -. Il tema dei profughi e il tema degli immigrati sono diversi e vanno affrontati come tali. Il debole in fuga dalla guerra non può essere confuso indistintamente con il migrante che, pur se in pieno diritto, è solamente in cerca di condizioni migliori. Se dall'Africa arrivano solo uomini, forse non stanno scappando dalla guerra. Lo dico da anni. Come abbiamo visto in Ucraina, dalle nazioni in guerra provengono in gran parte donne e bambini perché gli uomini restano a combattere". 

La soluzione per Meloni è, quindi, "impedire le partenze, aprire in Africa degli hotspot e valutare chi abbia i diritti a partire e chi no, e poi distribuire i profughi che ne abbiano diritto in tutti i 27 paesi europei dell'Unione". In questo senso c'è una dura critica nei confronti della gestione del ministro Lamorgese, definita come "incarnazione di Caronte". "L’immigrazione è uno strumento nelle mani delle grandi concentrazioni economiche per tenere bassi gli stipendi. Questa non è integrazione, è sfruttamento”, dichiara. 

Meloni sostiene anche che l’Italia avrebbe "allungato troppo le catene di approvvigionamento, rinunciando progressivamente al controllo delle proprie risorse" e demandando agli altri: “Al momento della crisi non eravamo padroni (termine usato troppe volte per essere un caso, ndr) di niente e ora ci troviamo in piena crisi energetica. Trovo assurdo - aggiunge - andare a comprare il gas in Algeria quando già ci sarebbe in Italia, nelle piattaforme dell’Adriatico. Quelle piattaforme sono ancora ferme per un mero ecologismo ideologico che sapeva solo dire di no a tutto”. 

Dal punto di vista economico, Meloni parla di 'piani d’investimento' mirati a difendere le eccellenze del territorio e punta "sull’economia blu per rientrare nel mercato internazionale". In questo senso propone l'istituzione di un Ministero del Mare. 

Si continua con l’elogio della “Qualità e del marchio, elementi distintivi per l’Italia nel mondo. Non dobbiamo assolutamente svendere quei marchi ma difenderli, proteggere queste ricchezze. Ritengo necessario investire nella formazione d’eccellenza per i giovani questo campo, non esiste in Italia una scuola d’alto livello che insegni il valore, l’arte che ci sono dietro”.

Il passaggio finale viene dedicato ai motivi che l'hanno portata a condividere sui suoi social il video dello stupro nei confronti di una donna ucraina avvenuto in pieno centro a Piacenza: "L'ho fatto per chiedere giustizia - afferma -, l'ho pubblicato perché non si vedeva nulla e poteva aiutare ad accendere i riflettori. Ora è partita un'indagine nei miei confronti, come se fossi stata io la fonte della notizia. Mi dispiace se la cosa può aver leso ulteriormente la vittima, ma perché la domanda la fate a me e non alla stampa che ha pubblicato il video?".

Poi l'attacco: "Il video dell'omicidio di Alika fu reiteratamente pubblicato senza essere oscurato, ma faceva comodo alla sinistra. Perché in quel caso non sono partite indagini? È un po' spaventoso quando ti rendi conto che in questo Paese non tutti hanno lo stesso trattamento, la mia personale battaglia in questa Nazione è rivendicare che tutti i cittadini abbiano gli stessi diritti, a prescindere dalla tessera di partito che hanno in tasca". L'evento si chiude con la salita sul palco di tutti i candidati marchigiani in corsa alle prossime elezioni del 25 settembre e l'inno di Mameli che risuona in filodiffusione nella piazza anconetana. 

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