'Un numero, un sogno', Don Mazzi e i 40 anni di Fondazione Exodus: "Io più un padre che un prete" (FOTO)
Dal 3 al 6 ottobre si è svolto all’interno degli spazi del Camping Bella Italia di Peschiera del Garda il 34° Capitolo Exodus di don Antonio Mazzi, il raduno nazionale della Fondazione, che quest’anno festeggia i suoi 40 anni di attività, a cui è ispirato anche il titolo dell’evento: “40: Un Numero, Un Sogno”. All'evento è stata presente anche la redazione di Picchio News, nella persona del suo direttore Guido Picchio.
Il Capitolo Exodus 2024 si è aperto ufficialmente giovedì 3 ottobre alle ore 11.30 con la conferenza stampa di presentazione, che si è tenuta nella Sala Ottocento del Relais Corte Cavalli a Ponti sul Mincio. Ad accogliere e dare il benvenuto a don Antonio Mazzi, ai suoi ragazzi ed educatori e a tutti gli tanti ospiti presenti, l’Amministratore Delegato Camping Bella Italia, Federico Delaini, che si è dichiarato “molto contento ed emozionato per questo incontro e questa amicizia che si rinnova”.
In conferenza erano presenti Massimo Zuccotti, responsabile Eventi Esterni Gardaland, Federico Caricato, consigliere Politiche Giovanili Comune Peschiera del Garda, Sonia Brescacin, consigliere regionale Veneto, i referenti responsabili delle varie Aree di Attività di Exodus e tanti altri ospiti del mondo delle istituzioni, associazioni, imprenditoria locali, e Amici della Fondazione.
Cos’è il Capitolo di Exodus e perché il titolo: “40, un numero, un sogno”: “Una volta all’anno raduno tutti i miei ragazzi, educatori, volontari, collaboratori, sparsi in molte regioni d’Italia e nel mondo, per una quattro giorni di verifica, di festa, di condivisione, di riprogrammazione. È anche l’occasione per stare tutti insieme e guardarci negli occhi, per questo mi piace invitare anche gli amici. Questo è il Capitolo di Exodus” – ha affermato don Antonio Mazzi, presidente di Fondazione Exodus.
"40, Un Numero, Un Sogno" è il titolo del 34° Capitolo di Exodus ed è una occasione speciale, perché ci permette di festeggiare il 40esimo anno di attività della Fondazione nello stesso luogo in cui si è svolta la prima edizione".
“Il Capitolo è il nostro evento più significativo – ha continuato don Mazzi, presidente di Fondazione Exodus – il cuore del progetto, in cui i ragazzi sono i veri protagonisti. Offre, nel modo più semplice, l'identità dell'intera avventura di Exodus. E quest’anno lo sarà in modo particolare: festeggiamo i nostri 40 anni. Quaranta per noi non è solo un numero: 40 sono gli anni in cui il popolo ebraico attraversando il deserto ha cercato la sua libertà. A voi auguro di impiegare meno anni per raggiungerla. È importante ricordare che la nostra vita è la ricerca della libertà, e non della liberazione. La libertà potrebbe essere la quarta virtù teologale”.
“E poi il sogno – ha continuato - “perché desidero che i miei ragazzi tornino a sognare, credano che è ancora possibile sognare. Sono un caratteriale. E mi sono sempre sentito più un padre, che un prete. Anche perché io i preti li odiavo. E se sono a 95 anni ancora in mezzo ai ragazzi per 24 ore al giorno è perché stare con questi ragazzi è una bellezza”.
I Capitoli hanno sempre vissuto di due momenti: uno interno, riguardante la vita del gruppo, in cui confluiscono la fatica di un anno di strada, le aspettative maturate, i desideri. L’altro momento è pubblico e intende essere una presa di posizione aperta sui temi ritenuti più urgenti che riguardano in modo diretto il campo di azione in cui la Fondazione lavora da quarant’anni.
Il Capitolo 2024 si è svolto dal 3 al 6 ottobre, una quattro giorni fitta di appuntamenti che hanno visto i giovani protagonisti di esperienze e incontri significativi. Ad aprire l’evento nella tendostruttura allestita all’interno degli spazi del Camping Bella Italia, don Antonio Mazzi, che ha letto il primo Decalogo, scritto e consegnato ai ragazzi ed educatori della prima carovana: “È il primo decalogo di Exodus, l’ho scritto 40 anni fa e ha ancora tutte le caratteristiche dell’educazione più moderna e più efficace”. Poi ha letto e commentato il Decalogo di Exodus dei prossimi 40 anni.
La giornata si è conclusa con una performance canora dei ragazzi, che si sono alternati sul palco esibendosi con un brano, che ogni sede Exodus ha scelto per presentarsi e raccontarsi agli altri, accompagnati live dalla cover band, Frassi and The Boomers.
La seconda giornata è stata dedicata alla verifica del percorso educativo fatto e alla programmazione, “la rotta da seguire per il prossimo anno”, con un lavoro di gruppo e individuale, gestito dagli educatori Exodus. La sera, una veglia guidata dai ragazzi della Sede Exodus di Assisi ha tratto ispirazione da “La Storia Infinita” ed è culminata nella Santa Messa, concelebrata da don Mazzi, Padre Massimiliano Parrella, Superiore dell’Opera don Calabria, don Miguel Tofful, Casante uscente, e Don Felice Riva.
La terza giornata è stata dedicata alla creatività, in linea con il metodo educativo Exodus. Accompagnati da maestri d’arte i ragazzi hanno potuto sperimentare e cimentarsi in tante diverse attività artistiche, dal teatro alle percussioni, dal laboratorio di riciclo, di creazione di maschere, fino alla composizione e incisione di un brano musicale rap, scritto e prodotto dai ragazzi.
La giornata si è conclusa con lo spettacolo animato dai ragazzi, dal titolo "Ogni albero racchiude una storia”, ispirato al percorso di formazione che hanno svolto durante l’anno, basati sul libro di Jean Giono: “L’uomo che piantava gli alberi”.
Ogni Casa di Exodus ha trovato un modo personale di attualizzare il racconto, rendendola aderente alla storia dei ragazzi, fatta di cadute, errori, paure, sofferenze, ma anche tanta speranza, voglia di sognare, di ricominciare, di vedere il proprio albero rinascere e dare nuovi frutti.
Molto sentito il breve momento di Gianmarco Mazzi, sottosegretario di Stato al Ministero della Cultura, che nella serata di sabato 5 ottobre è intervenuto al Capitolo, raccontando dell’incontro e della lunga amicizia che lo lega a Don Antonio e a Exodus.
Nella giornata conclusiva, domenica 6 ottobre, si è svolto l’incontro-dialogo di don Antonio con la giornalista inviata del Tg5, Gabriella Simoni: “Arrivata a Milano, ero molto giovane ma avevo l’obiettivo chiaro di voler diventare una giornalista, ha ricordato. Avevo capito che dovevo raccontare le storie che gli altri non raccontavano. Scopro così che esiste questa realtà, Exodus, che aveva un’unità mobile che girava per la Stazione Centrale di Milano. Quindi, vado a trovare questo prete, don Antonio, e gli propongo di fare un servizio su questa esperienza. Girai per giorni con una telecamera nascosta parlando con gli uomini e le donne che popolavano quella piazza. E arrivai in redazione raccontando le storie della notte di Milano, cosa che poi ho continuato a fare tutta la vita. Poi sono partita per l’estero, in vari teatri di guerra, e in ogni posto in cui sono andata mi portavo dietro questa esperienza, e tutte le volte che ritornavo, andavo da lui”.
E ha continuato: “Per me è stato un inizio e un modo diverso per entrare nel mondo che io volevo raccontare. Da allora sono stati tanti i momenti, le occasioni, gli incontri che mi hanno portata a conoscere, incontrare, raccontare, realtà difficili in tanti contesti in Italia e nel mondo. C’è una cosa in particolare che ho imparato da lui: ho imparato ad aspettare, ad ascoltare. Mi ha insegnato che tu non puoi andare a chiedere in modo diretto a una persona di raccontarti della sua storia, del suo cambiamento, ma bisogna imparare ad aspettare. E quindi, da allora, che io sia in Ucraina, in Iraq o nel boschetto di Rogoredo, io mi siedo e aspetto. Perché c’è sempre qualcuno che ha bisogno, ha bisogno di noi, perché in questo mondo quello che manca davvero è la capacità di ascolto”.
“L’evento è stato possibile grazie anche al sostegno di aziende - Camping Bella Italia, Progetti del Cuore e Gardaland - che ci hanno permesso in questi anni e ci permettono anche in questa occasione, di proseguire il nostro lavoro quotidiano accanto a tanti ragazzi fragili e alle loro famiglie. Sono realtà che credono ancora nel valore della solidarietà. Grazie a loro per aver permesso a tanti ragazzi di vivere un momento così intenso di festa e formazione – ha concluso don Mazzi -, perché l’educazione è un sogno condiviso”.
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