Pollenza, "Un borgo da favola": successo per lo spettacolo benefico in favore della Aisla Marche
Può il lupo cattivo della celebre favola (esemplificazione del male assoluto) essere sponsor e testimonial per una giusta causa? Certo che può esserlo seppure a teatro, protagonista di uno spettacolo a favore dell'Aisla- l'associazione delle famiglie dei malati di Sla: 6.000 in Italia,1.500 nuovi pazienti ogni anno.
L'evento, indimenticabile, al 'Verdi' di Pollenza si ripeterà tuttavia al 'Dell'Aquila' di Fermo domenica 7 aprile confidando gli organizzatori che si ripetano il gran successo e il sold out pollentino. Al quale, a fianco del Gruppo teatrale 'Giovanni Ginobili' di Petriolo -una Compagnia dal profilo decisamente professionale- hanno contribuito il Comune di Pollenza, sindaco Mauro Romoli (senza spese l'utilizzo del 'Verdi'), il G.S. Juvenilia e grandemente l"Aisla che nelle scorse settimane ha costituito la delegazione marchigiana, ha annunciato dal palco Giulio Pantanetti 'motore non immobile' dell'associazione e del "movimento' legato a questo. Il riferimento è ai bravissimi medici dell'ospedale di Macerata che si prodigano nella lotta alla Sla: dal dottor Emanuele Iacobone, factotum di questa illuminata task force, alla dottoressa Cristina Petrelli superstar della 'Ginobili' e del reparto di Neurologia.
"Dobbiamo tanto ai suoi aghi ed aghetti" ha detto il dottor Diego Gattari, direttore di Anestesia e Rianimazione, in relazione pure al ruolo di neurofisiologo (vedi elettromiografie) della dottoressa. Che sulla scena è la fantastica madre di Cappuccetto Rosso (la deliziosa e bravissima primogenita di Cristina che firma pure le coreografie) nella riscrittura della celebre favola.
Dove in scena appaiono un sindaco pacioccone alle prese con la sua rielezione, un segretario comunale un po' meno, una first lady impicciona ma esilarante e una bella locandiera al centro dei desideri di tutti. La regia della piece 'Un Borgo da favola' è del valoroso Emilio Lisi (degno figlio del grande Giandomenico) e di Marta Miliozzi. Da vedere e (ri)vedere a Fermo.
Commenti