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"La terra tremano festival", domenica 15 penultimo appuntamento tra le Sae di Pieve Torina

"La terra tremano festival", domenica 15 penultimo appuntamento tra le Sae di Pieve Torina

"La Terra Tremano Festival" arriva a una delle ultime date, tra le più attese: domenica 15 settembre è Pieve Torina, uno dei Comuni delle Marche più colpiti dal terremoto del 2016, a fare da scenario allo spettacolo di Giorgio Felicetti. La manifestazione sta segnando in maniera indelebile l’immaginario e la memoria orale di tutto il territorio sismico. Ogni giornata del festival rimane nella memoria delle popolazioni, che partecipano in gran numero alle rappresentazioni. Anche a Camporotondo, sabato scorso, si è vissuta un’altra giornata non dimenticabile. Come tutte le altre finora. Il miracolo benefico della catarsi si è ripetuto. 

“Dopo Visso, cioè dopo aver realizzato lo spettacolo sopra le macerie della splendida e straziante piazza in zona rossa, cosa potevo aspettarmi ancora? Potevo aspettarmi un calo di tensione mia e di attenzione da parte del pubblico. E invece, dopo Visso, c’è stato quel container-chiesa di Monte Cavallo, lacrime tra crocifissi e madonne scure, c’è stata tutta Ussita, dentro al ristorante La Mezza Luna, con le bocche serrate dove di solito è lo stomaco a godere - le parole di Giorgio Felicetti -. C’è stata tutta quella gente rifugiata lì dentro a dei luoghi che odorano di tutto fuorchè di teatro, a coprirsi da un autunno già attivo, che sui Sibillini l’autunno arriva quando vuole lui. E c’è stato sabato scorso Camporotondo, in una palestra in cemento, unica struttura solida, e figlia di un altro terremoto, quello del ’97, spazio di accoglienza nell’immediato dopo-sisma, per accogliere i tanti che hanno sfidato il maltempo, e vinto il desiderio di rimanere rintanati a casa, che tanto per non vale più la pena uscire di casa. Ho provato a immaginare la vita post-sisma dentro quella palestra: i lettini, le brandine, i giochi di società per gli anziani, le tombole di Natale, la ginnastica per i bambini. Dovevo nel racconto ridare tutta questa vita. E l’abbraccio di tutti è stato, come sempre, totale. Ogni volta è una scoperta profonda, per chi è lì proteso nell’ascolto, davanti a me, ma è un’esperienza che cambia anche me, nell’intimo.” 

C’è stato tra il numeroso pubblico, un gruppo di ragazzi europei, polacchi, inglesi, portoghesi, francesi, a Camporotondo per un campus. Porteranno con sé questa storia degli Appennini, per diffonderla nei loro Paesi d’origine. Come tutti i presenti, molto commosse le rappresentanti dell’Amministrazione Comunale, Daniela Tarullo e Katiuscia Nardi, che sulla loro pelle hanno vissuto il terremoto. Particolarmente toccante la testimonianza di uno spettatore, Michele, che così commenta su FB: “Caro Giorgio Felicetti, noi ti diciamo grazie! Noi che l’abbiamo vissuta tutta, dal momento in cui per noi il mondo come lo conoscevamo è finito, dopo le "botte", l’evacuazione, gli alberghi, il ritorno, le roulotte, l’attesa delle SAE, il volersi ostinare a credere a una parvenza di normalità. E poi il lavoro che non c è più. Il non sapere se la tua casa è A-B-C-D-E, non sapere dove mettere quel poco da salvare dopo la sentenza: “demolizione”. Ecco tutto questo è sotto gli occhi da ormai 3 anni, quotidianamente, eppure ci si abitua, e non ci fai quasi più caso. Perché la ferita non si chiuderà, ma impari a conviverci, non senti più nemmeno tanto dolore. Lo sopporti, ormai fa parte della vita stessa, e corri il rischio di assuefarti, perché la vita va avanti: i figli, le scadenze, la burocrazia, la quotidianità, non c'è più tempo per ricordarsi che siamo stati al centro di un cambiamento biblico. Finché non arriva qualcuno da un palcoscenico a ricordartelo, e lo fa con semplicità e allo stesso tempo con veemenza, con dolcezza, ma forza, e ti rimette davanti tutto. Facendoti sanguinare la ferita e risentire un dolore che non sentivi da tempo, troppo tempo, perchè quella ferita si cerca di evitarla. Io ti ringrazio. Mi sbilancio a dire: a nome di tutti, che se oggi quella ferita è tornata a sanguinare e fa ancora male, è perché siamo ancora vivi! GRAZIE ANCORA.”

Ma il viaggio de "La terra tremano" deve continuare, domenica 15 settembre, alle ore 18, arriva a Pieve Torina. In un luogo fortemente simbolico: la nuova zona SAE, in località Le Piane: “Abbiamo realizzato lo spettacolo nei luoghi più impensati: rifugi di montagna, ristoranti, piazze antiche e bellissime, piazze devastate, ma per Pieve Torina che si sta rialzando, abbiamo pensato allo spazio che più rappresenta il presente delle popolazioni terremotate, quel “non luogo”, in mezzo alle SAE”. Sono le stesse Soluzioni Abitative d’Emergenza, protagoniste nello spettacolo di un episodio particolarmente toccante. “Ora che questo giro dentro la memoria del cratere sismico sta per terminare (gran finale domenica 22 settembre a San Ginesio), ci sembra opportuno fare tappa nel luogo che è il presente delle famiglie rimaste a vivere qui. Un presente che speriamo non eterno. Da qui, dalle SAE di Pieve Torina, immagineremo uno sguardo futuro sul destino di questi uomini, di queste donne, di questi bambini rimasti qui, nella loro terra”.

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