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Economia

Settore calzaturiero, Ciccola e Ricciatti: "La politica deve frequentare posti che producono il made in Italy"

Settore calzaturiero, Ciccola e Ricciatti: "La politica deve frequentare posti che producono il made in Italy"

La soluzione per rilanciare i marchi italiani nel mondo, partendo dal riconoscimento del Made in Italy, è soltanto quella di lavorare in squadra. Lo rimarcano all'unisono Enrico Ciccola, presidente dei calzaturieri di Confindustria Centro Adriatico, e Lara Ricciatti, deputata uscente e candidata alla Camera per la lista Liberi e Uguali. 

“È un'operazione a costo zero ma fondamentale per l'occupazione e per le aziende italiane - commenta Ciccola -. Sono sempre stato disponibile a lavorare insieme a chi si è dimostrato più sensibile alla difficile situazione del nostro distretto calzaturiero. Ho fatto il possibile per portarlo a tutte le forze politiche e dentro Confindustria, dicendo in tutte le sedi che in Europa la questione del Made in non è negoziabile e che dobbiamo trovare il modo come sistema Italia (e intendo Confindustria, istituzioni, imprese e lavoratori) di farci valere a Bruxelles. Non ci sono motivi per ostacolare questa nostra richiesta e per non rendere obbligatori i regolamenti esistenti, da utilizzare quando facciamo export in Cina e negli Stati Uniti. Il Made in Italy è il marchio più contraffatto al mondo e questo è facilmente documentabile”.

“Condivido completamente le parole di Enrico Ciccola - sottolinea Lara Ricciatti -: la politica deve frequentare i posti che producono Made in Italy, deve ascoltare le richieste di chi, partendo dal piccolo, fa grande l'Italia nel mondo. Per cui, per me e per la lista Liberi e Uguali, è un onore fare politica in questo modo accanto a queste aziende e a questi imprenditori. Raccolgo, quindi, la richiesta del presidente Ciccola affinché politica, istituzioni, associazioni di categoria, imprese, sindacati e lavoratori continuino a muoversi in squadra per ottenere finalmente il Made in”.

“Quello che abbiamo realizzato nelle Marche - conclude Ciccola - è un vero e proprio accordo di scopo, una collaborazione tra Confindustria, Cna, Confartigianato, Cgil, Cisl e Uil, insieme ai sindaci del territorio. E questa forza deve dilagare in Italia nei diversi settori manifatturieri che hanno lo stesso problema e che, insieme, impegnano 1 milione di posti di lavoro”.

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