Pieve Torina, nella nuova scuola un convegno per celebrare la Giornata della Memoria
Si è svolto a Pieve Torina, presso la nuova scuola primaria, il convegno sulla Giornata della Memoria intitolato "Quale Memoria". Erano presenti al convegno la dott.ssa Daniela Tisi direttore della Rete Museale dei Sibillini ", il dottor Giuseppe Morgese co-autore del libro "Una Regione ed i suoi campi", il vescovo di Camerino S.E. Mons Francesco Giovanni Brugnaro ed il Sindaco di Pieve Torina Alessandro Gentilucci. Presenti anche gli studenti della scuola con i loro insegnanti ed il preside Maurizio Cavallaro.
Il convegno è stato introdotto dal Prof. Maurizio Petrocchi dell'Università di Macerata, sostenendo che il 27 gennaio è un giorno molto importante per chi studia la storia, perché si tratta di un momento che ci ricorda cosa è successo in quella determinata data. Il prof Petrocchi ha passato la parola al Sindaco Gentilucci il quale ha detto che il convegno sulla Giornata della Memoria è il primo che si svolge sulla nuova scuola di Pieve Torina e si inserisce in un secondo ciclo di interventi riguardo il nuovo istituto scolastico del Paese. Il Preside Maurizio Cavallaro ha detto che la nuova scuola è la comunità dei ragazzi e che si è piu liberi e sereni di svolgere e vivere le attività scolastiche, inoltre ha invitato i suoi studenti a riflettere se come avrebbero vissuto a Pieve Torina durante il periodo della leggi razziali.
Il Prof Petrocchi ha ringraziato gli ospiti per la loro presenza al primo convegno svoltosi nella nuova scuola di Pieve Torina e ha voluto raccontare una storia di un ragazzo di 19 anni che finite le scuole superiori decise di arruolarsi. Questo ragazzo non sapeva cosa fosse la disciplina e della vita militare, così iniziò l'addestramento e la prima cosa che gli venne ordinata fu quella di rifarsi il letto. Il letto doveva rifarlo bene altrimenti in caso contrario il ragazzo sarebbe rimasto chiuso in caserma dopo le attività addestrative.
"Per fare le grandi - racconta - cose occorre fare bene le piccole cose e così questo soldato conobbe molte persone straordinarie che avevano sacrificato la loro vita per il paese. Queste persone gli spiegavano che la vita è molto difficile e che è difficile cambiarla ma nello stesso tempo occorre cercare un qualcosa che motivi la propria vita, che ci permetta di essere positivi già dal primo mattino. Il soldatino nella propria squadra aveva imparato a lavorare in gruppo dove una persona si sostiene con l'altro, ma gli capitò pure di incontrare persone che gli consigliavano solo di pensare a se stesso. Molte persone davano fiducia a questo soldatino perché vedevano in lui potenzialità e questo ragazzo ne fu molto grato ricambiando con fiducia e opportunità. Questa cosa dovrebbe valere nella vita di tutti i giorni incontrando persone ed amici che lo sostengano nel cammino della vita. Anche questo soldatino sbattè il muso contro dei no, gli insuccessi ed i successi non dipendono dalla sorte ma soprattutto da noi. Secondo Petrocchi è importante anche saper affrontare le ingiustizie come hanno fatto nel passato Nelson Mandela, Gesù Cristo, Gandhi e anche il soldatino del racconto osava per vincere cioè metteva alla prova i suoi limiti. Questo soldatino incontrò pure delle persone malvagie ma non si fece rovinare i suoi sogni e il Prof Petrocchi ha incitato gli studenti presenti a credere nei propri sogni con coraggio senza farsi condizionare da nessuno. Quando Hitler invase l'Europa l'unica Nazione a reagire fu l'Inghilterra di Winston Churchill uomo di grande coraggio che ha tenuto testa al Fuhrer nonostante i disastri subiti dal territorio anglosassone".
Nella vita, ha concluso Petrocchi ai suoi studenti, ci saranno momenti belli e momenti brutti ma l'importante è affrontarli a testa alta come il soldatino del racconto da lui citato e soprattutto schierarsi sempre con i più deboli
La Dott.ssa Tisi ha spiegato poi il valore della memoria e del suo significato nella Comunità. Il museo è un luogo di conservazione dove teniamo opere o beni importanti ma sono anche luoghi che raccontano la nostra memoria e che ci fanno capire chi siamo. La memoria è un valore per affrontare in maniera migliore il presente ed il futuro. La Dott.ssa Tisi ha detto agli studenti è molto importante essere consapevoli della proria identità territoriale e soprattutto avere un luogo come punto di riferimento. Gli spazi culturali vanno resi vivi e partecipi dentro la comunità ed è un modo per riprendere le nostre radici e soprattutto difenderle durante l'età adulta. Il museo è l'epicentro della memoria
Il dottor Morgese ha voluto far sentire la sua vicinanza agli studenti della scuola di Pieve Torina per le ferite visibili causate dal terremoto ma soprattutto quelle invisibili e che rimarranno indelebili per tutto il resto della loro vita. Parlando di ferite indelebili il Dott Morgese ha fatto l'esempio di Whatsapp facendo riferimento alla spunta della conferma di lettura. Nel caso che la spunta non venisse mai letta al giorno d'oggi è qualcosa di terribile perché ci si sente isolati. Gli Ebrei negli anni '40 avevano le loro relazioni, i loro affetti e le loro amicizie e che poi sono scomparse per opera di leggi e persone che arbitrariamente hanno deciso per gli altri. Fare memoria significa conservare dei simboli che ci aiutano a ricordare ed a affrontare la vita, fare dei pellegrinaggi presso i luoghi dove sono avvenuti i misfatti causati dalle leggi razziali e toccare con mano che in quel luogo c'è stata una sofferenza. Queste esperienze, pur negative, non vanno rimosse altrimenti non si potrà mai capire quello che succederà in seguito e che si potrà ripetere. Non bisogna accontentarsi di quello che ci viene detto ma bisogna approfondire sempre.
Il Vescovo di Camerino Brugnaro ha ricordato che la seconda guerra mondiale è stata una guerra di tanti contro pochissimi solo perché avevano un certo nome e cognome. Governanti e gente comune costrinsero altri a venir meno al diritto di vivere solo perché erano ebrei di nascita. Il Regno D'Italia cadè nell'inganno delle leggi razziali e procedette con la deportazione e l'eliminazione degli ebrei, le leggi razziali imponevano l'obbligo di denuncia ai cittadini se venivano a conoscenza della presenza di ebrei nelle città o nei propri quartieri. L'egoismo non è solo l'io ma anche l'egoismo dei popoli e delle culture, si fa memoria affinché non si ripeta più quello che è successo più di 70 anni fa altrimenti rischia di ripetersi. Il cuore dell'uomo purtroppo può cadere nella trappola della radice dell'egoismo e per questo è un dovere fare memoria. La storia è un modo per ricordare molto di più di quello che già ricordiamo, inoltre la memoria si affida alla storia. La storia è il luogo della memoria di tutti ed il vescovo ha fatto l'esempio dei soldati americani quando misero piedi nei campi di sterminio e videro tutto con i loro occhi. Questi militari statunitensi affidarono le foto di quei luoghi con le relative documentazioni alla storia. Il Vescovo ha concluso il suo intervento dicendo agli studenti che il bene costa sempre.
Il sindaco Alessandro Gentilucci ha confermato che il museo è la nostra memoria. Facendo l'esempio della scuola demolita ha detto che se ci scriviamo qualcosa come in un diario si riesce a cristalizzare un evento vissuto altrimenti rischia di essere documentato. Il Sindaco ha sostenuto che guardare solo la propria pancia non permette di guardare al futuro ma il terremoto ha insegnato la coesione e che i cittadini si sono dati una mano. Gli Italiani del resto della penisola non hanno abbandonato Pieve Torina e tutte queste cose andrebbero scritte per non dimenticarle. I donatori che hanno regalato la nuova scuola vanno ricordati e perché questo ci permetterà di affrontare le difficoltà che verranno e le persone che avranno bisogno come abbiamo bisogno noi. Il Sindaco Gentilucci ha concluso il suo intervento dicendo agli alunni che la cultura è un modo indispensabile per coltivare i propri sogni e far rinascere una comunità.
Il parroco di Pieve Torina Don Nello Tranzocchi infiene si è augurato che venga ricostruita la vita insieme e ha parlato della parrocchia e della Chiesa accanto alla scuola. Quei luoghi ci sono ma se non ci si mette piede è come se fossero inesistenti e si è augurato che la comunità possa rientrarci il prima possibile. La parrocchia, ha sostenuto Don Nello, riprenderà vita nella nuova sede provvisoria e che questo ci indica che non è il momento di star seduti ma andare avanti.
Commenti