Ieri sera Philosofarte di Montegranaro, più di quaranta anni di vita dedicata specialmente alle arti visive ma non solo, ha ospitato una master class di Maurizio Boldrini, direttore del Minimo Teatro di Macerata, quasi quaranta anni di resistenza, di sorpresa, di invenzione teatrale, completamente fuori dai circuiti ufficiali.
Tema del laboratorio intensivo: “Per recitare i Canti di Leopardi”.
Dalle 14.30 alle 21.00 è successo un mirabile esempio del dopo Carmelo Bene, che conforta e sconforta al tempo stesso.
Conforta perché testimonia che c’è ancora almeno una persona che conosce profondamente le dinamiche dell’arte più alta ed è capace di trasmetterle ad altre persone. Sconforta perché ciò che è successo ieri sera, importantissimo a livello didattico, meraviglioso a livello interpretativo non sarà recensito dal Corriere della Sera o da Repubblica, non verrà portato alla Scala di Milano, ma resta immortalato nell'anima dei partecipanti: Barbara Mancini, Mirella Zengarini, Luigina Filumeni, Federico Boldrini, Chiara Marresi, Martina Del Bianco, Marco Frontalini, Martina Biselli, Federica Marconi.
Morta, completamente morta la critica teatrale, la vita giornalistica è fatta da grandi giornalisti che testimoniano attraverso piccole grandi voci locali, piccole perché circoscritte nel territorio, grandi perché sono le uniche voci vive, autentiche, colte, e niente a che fare con la prezzolata, morta, fittizia pseudocritica teatrale e spettacolare delle testate maggiori, zombie della comunicazione. Il dopo Carmelo Bene è, come è giusto che sia, completamente diverso da Carmelo Bene, eppure derivato da Carmelo Bene.
E’ una realtà che opera in microcosmi e capace di aprire orizzonti inesplorati, è una realtà trascurata non solo dalle istituzioni nazionali ma anche da quelle locali, eppure capace di varcare i confini nazionali e diventare materiale di riferimento in importantissimi contesti internazionali, i libri di Boldrini sono studiati da Dublino a L' Avana, da Barcellona a Tokio.
Il dopo Carmelo Bene è il “borgo” , che per necessità vitale opera di “microchirurgia” culturale in modo talmente forte e profondo da divenire riferimento a livello mondiale, scavalcando completamente la latitanza dei canali ufficiali che invece dovrebbero promuovere la conoscenza.
Ma il laboratorio tenuto da Boldrini? Omissis. O uno c’era o inutile descrivere l’indescrivibile. Solo una telegrafica ma esaustiva testimonianza di una delle allieve, Martina Del Bianco: "Ah, i pianti su le 'ricordanze' di Leopardi. A dispetto di quanto si possa evincere dal mio stato depressivo, ci sono poche persone capaci di farmi piangere, e Maurizio Boldrini è una di queste. Stasera si è battuto da solo, per talmente tanti motivi inauditi che un post su fb non renderebbe giustizia. Una "gita" senza prezzo in una casa d'eccezione, ospitale, professionale e bellissima come pochi, la Philosofarte di Montegranaro. Grazie di e per tutto, specialmente per averci fatto essere tutti la Nerina ritrovata dopo più di due secoli".
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