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Cultura Montecosaro

Montecosaro, al via il decimo appuntamento con la rassegna "Non a voce sola"

Montecosaro, al via il decimo appuntamento con la rassegna "Non a voce sola"

"Non a Voce Sola", rassegna di letteratura, poesia, filosofia, musica ed arti del panorama marchigiano, giunge al suo decimo appuntamento dell’edizione 2018, fermandosi stavolta nel più genuino entroterra marchigiano, presso la città di Montecosaro. La tappa prende vita e favella presentando le sue ospiti d’eccezione, ovvero la pluripremiata giornalista Giuliana Sgrena, che il 20 settembre accenderà il dibattito con il pubblico sull’onda del fil rouge scelto quest’anno, ovvero l’Ordine Simbolico della Madre, con la presentazione alle ore 21,15, presso il meraviglioso Teatro delle Logge, di un reportage sul mondo femminile nei paesi della primavera araba, dal provocatorio titolo "Dio odia le donne" e la scrittrice Lucrezia Sarnari che presenterà il suo ultimo romanzo, dedicato alla sorellanza femminile, dal titolo "Dieci cose che avevo dimenticato".

Nata a Masera, in Piemonte, nel 1948, Giuliana Sgrena è una giornalista, scrittrice e politica italiana. Incomincia nel 1988 una collaborazione storica con il giornale Il Manifesto, che dura fino ad oggi, per il quale si è spesso occupata di reportage in zone di guerra come Algeria, Somalia ed Afghanistan, soprattutto indagando sulla condizione delle donne all'interno dell'Islam regnante il questi stati. Nel 2003, proprio per questo suo lavoro giornalistico pieno di qualità ad abnegazione, è stata insignita dal presidente Ciampi del titolo di Cavaliere al merito dell’ordine della Repubblica. Nel 2005 è in Iraq per scrivere un reportage sulla sanguinosa guerra che vi si consuma. Il 4 febbraio incorre in un violento sequestro a Baghdad da parte di un commando armato dell’Organizzazione per la Jihad islamica; verrà liberata dopo un mese di prigionia, il 4 marzo, e dopo aver mostrato alle televisioni arabe e internazionali le foto di deduncia che essa stessa aveva scattato ai bambini iracheni colpiti dalle cluster-bomb statunitensi. Questo atto giornalistico fatto sotto ricatto non rimarrà però senza conseguenze. Durante il trasferimento all’aeroporto per il rimpatrio in Italia, infatti, una raffica di quattrocento colpi viene sparata dai soldati statunitensi all’auto del SISMI che sta trasportando la Sgrena, provocando il grave ferimento della stessa e l’accidentale morte del funzionario dei servizi segreti italiani Nicola Calipari che le aveva eroicamente fatto scudo con il proprio corpo.

Dopo momenti difficili e una lunga convalescenza, Giuliana Sgrena ha deciso di riprendere l’attività giornalistica nelle zone di guerra, tornando a scrivere della vita, dei meriti e dei soprusi delle donne islamiche, soprattutto quelle coinvolte negli attualissimi movimenti politici e di pensiero della primavera araba. Difatti la rivoluzione per la libertà dei paesi arabi, che aveva trovato le donne cofondatrici e cofautrici delle singole rivoluzioni nazionali tramite associazioni e collettivi politici, sembra però essere stata soppiantata da una attività parallela della parte estremista dell’islam, che ha completamente passato sotto silenzio l’operosità delle donne arabe e negato loro il riconoscimento di un posto d’onore nella politica dei paesi che esse stesse hanno collaborato a portare verso la libertà e l’indipendenza politica. A Non a Voce Sola Giuliana Sgrena presenta questo e molti altri inviti alla riflessione nel suo ultimo reportage sull'argomento, dal titolo Dio odia le donne. 

Lucrezia Sarnari invece vive un tipo di resistenza intellettuale contro i pregiudizi simbolici e non sul mondo femminile incentrati nella vita quotidiana. Nata nelle Marche, la Sarnari vive da tempo immemorabile a Perugia. E’ giornalista freelance per diverse testate e festival, e dirige l’irriverente blog Ceraunavodka.it in cui racconta la sua esperienza di giornalista, mamma e blogger, cercando di sfatare ogni simbologia e immagine preconfezionata sulla donna e mamma perfetta. A Non a Voce Sola vuole raccontare proprio la sua crescita intellettuale grazie al lavoro di blogger a "C’era una Vodka: ora c’è solo una mamma che ha bisogno di un drink", e della sua riflessione sull’imperfezione del mondo dei simboli a nostra disposizione per definire la nuova generazione del femminile tramite un romanzo, dal titolo "Dieci cose che avevo dimenticato", incentrato sul rapporto tra due sorelle, che nelle loro difficoltà di affermazione personale, scoprono nuovi significati di sé nel proprio rapporto, che possono far nascere due nuove loro, identiche, eppure completamente nuove, consapevoli di essere donne dall'inizio alla fine dei tempi.

La direttrice artistica della rassegna, Oriana Salvucci, ha così definito la personalità delle sue ospiti, l’anima fiammeggiante della Sgrena, e l’introversa resistenza di Lucrezia Sarnari: "Ringrazio le nostre ospiti, le ringrazio per la loro presenza e per non essere dimentiche del loro essere donne. Sono tempi controversi, complessi, confusi dove non si ha spesso la coscienza che di fronte alle ingiustizie non si può essere neutrali. Una ingiustizia o la si combatte o la si sostiene. Non vi sono vie di mezzo. Vi è un'emergenza in Italia che ha fatto strage di donne: il femminicidio. Ogni due giorni muore una donna, ogni giorno vengono stuprate una o più donne. Le nostre classi politiche non la considerano una emergenza da mettere nell'agenda, la morte di una donna sembra essere considerata un male necessario. In questo stato delle cose il libro di Giuliana Sgrena getta una luce sulla cultura e sulle culture che rendono possibile la violenza degli uomini. In un mondo e con un dio fatto ad immagine e somiglianza dell'uomo, la donna non può che essere pensata in funzione dell'uomo, in funzione del suo piacere, della sua felicità, del suo godimento, non come essere autonomo ed indipendente portatore di diritti e desideri propri. Le religioni forniscono l'alibi, il sistema simbolico di supporto alla subalternità e alla sottomissione delle donne. E' ancora scandaloso pensare alla donna come un essere libero e portatore di diritti. Non è una questione oziosa, le donne rischiano la vita affermando la loro libertà. Una libertà che hanno per natura e non per concessione, una libertà che contempla il diritto a scegliersi un proprio destino ed ad inseguire un desiderio che sia il proprio e non quello stabilito dalle antiche e innaturali regole del patriarcato. Quindi grazie a Giuliana Sgrena, simbolo della potenza del femminile, grazie al suo studio attento delle fonti e delle religioni. Abbiamo l'illusione di pensare che i grandi cambiamenti partano dalla consapevolezza e crediamo che i suoi libri aiutino tutti noi, donne e uomini, alla coscienza e scienza dei problemi. L'altra nostra ospite, Lucrezia Sarnari, è una scrittrice di raro talento e nel suo romanzo narra con apparente semplicità il mondo complesso delle relazioni femminili, la centralità delle emozioni, dei sentimenti nella vita delle donne. La storia delle due sorelle diventa l'archetipo di una sorellanza in cui ambuedue le protagoniste si trovano a cercare un desiderio che sia il proprio attraverso gli odori, i sapori dell'infanzia. La pasticceria della nonna diventa l'incrocio di destini differenti e lo stesso finale aperto del libro non fa che enfatizzare una possibilità di libertà e felicità che per le donne è ancora una difficile conquista".

 

 

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