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"Macerata Racconta": Lipperini e Pakarov presentano i loro libri ambientati nelle Marche tra miti e realtà

"Macerata Racconta": Lipperini e Pakarov presentano i loro libri ambientati nelle Marche tra miti e realtà

Penultima giornata di eventi per "Macerata Racconta" che nel corso di questo sabato vedrà salire sul palco anche Daria Bignardi e Serena Dandini. Ad aprire la giornata l'appuntamento di questa mattina con Loredana Lipperini e Luca Pakarov andato in scena alla Galleria Antichi Forni e con protagonista il territorio Maceratese, tra terremoto e leggende.

"Nome non ha" e "Cesco e il Grande Tossico" i volumi presentati e che hanno permesso agli autori una interazione costante con il numeroso pubblico presente in sala. Due storie ambientate nel territorio marchigiano, tra Serravalle del Chienti e Macerata. La prima ha come tema quello della Sibilla, donna carnale e dèa allo stesso tempo; la seconda una narrazione più contemporanea e dal sapore post industriale.

"Nome non ha" narra di tre ragazze che arrivano nel piccolo borgo marchigiano ed entrano nella chiesa di Santa Lucia. Qui trovano nella sagrestia le Sibille dipinte dall'artista Simone De Magistris di Caldarola (opera realmente presente all'interno della cappella e riemersa grazie ad un restauro successivo al terremoto del '97). Viola, donna controcorrente e fuori moda, accoglie le ragazze e chiama sette amici, ognuno dei quali è detentore di una storia della Sibilla, dalla leggenda del Lago di Pilato fino a quella delle Gole dell'Infernaccio.

"I sette amici sono persone vere, reali, con cui sono in contatto dal periodo successivo al sisma del 2016, cercando di non far dimenticare al di fuori delle Marche quello che ha significato il terremoto per questi territori - ha spiegato la Lipperini. - "Per me raccontare della Sibilla significa parlare dello spopolamento di questa regione, ma anche trattare dei piccoli luoghi."

Il libro di Pakarov narra invece la storia di Cesco, Garbo e il loro spacciatore (il Grande Tossico). Siamo nei primi anni 2000 e la città di Macerata sta cambiando, si sta cementificando e industrializzando, e le fabbriche producono sempre più oggetti che la gente accumula. Filo conduttore di tutto il racconto sono sempre l'eroina, i tentativi di "ripulirsi", le dosi tagliate male, quelle regalate, quelle cercate come rimedio allo scorrere inesauribile del tempo.

"Volevo creare un ambiente claustrofobico dovuto all'ammasso di cose senza emozione - ha puntualizzato l'autore, spiegando l'inizio del romanzo in cui una lunga lista di oggetti fa sentire il protagonista asfissiato. - La mia intenzione è mostrare la lotta interiore che i protagonisti vivono e come trovano nella droga la loro panacea. Ma la voce narrativa non esprime mai un giudizio sull'uso di sostanze stupefacenti." Appuntamento a domani con l'ultima giornata del festival e la dozzina finalista del "Premio Strega 2022".

 

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