Lo "Strega" a Macerata: successo di pubblico per la cinquina finalista (FOTO e VIDEO)
Nella suggestiva cornice del Cinema Italia si è svolto l'attesissimo incontro per Macerata Racconta con la cinquina finalista del premio Strega 2021. E' la prima volta in dieci anni di vita che la manifestazione ospita il premio che è organizzato dalla fondazione Bellonci (presente tra gli altri il direttore della fondazione Stefano Petrocchi).
Nella settimana che precede la proclamazione del vincitore, i cinque candidati hanno raccontato i retroscena e la genesi delle loro opere. Presenti in sala oltre alla moderatrice Loredana Lipperini, Donatella di Pietrantonio ("Borgo sud") e Andrea Bajani ("Il libro delle case"), mentre in collegamento c'erano Giulia Caminito ("L'acqua del lago non è mai dolce") Emanuele Trevi ("Due vite") ed Edith Bruck ("Il pane perduto").
Edith Bruck
"Ho scritto per un momento di amnesia, l'ho fatto per ricordare la mia storia", ha detto l'autrice di origine ungherese. La sua storia è quella di una bambina nata in una famiglia povera e numerosa di origine ebraica che si trova a vivere il dramma della seconda guerra mondiale, della povertà e del difficile ricongiungimento familiare.
Ma la scrittura, si sa, può essere arma di emancipazione e di rivalsa. Catapultata a Napoli quella bambina diventa grande e si ritrova a vivere delle proprie idee espresse in una lingua, l'italiano, che diventa strumento di rivalsa per eccellenza: "la mia lingua era in me radicata dolorosamente, mi ricordava gli insulti, le calunnie, il dolore, l'italiano per me è la lingua della libertà" spiega l'autrice "A Napoli ho trovato un luogo ideale per dedicarmi alla scrittura, ho trovato quell'accoglienza e umanità che non era dettata dal mero interesse verso una giovane donna, ma che era vero spirito umanitario, verà volontà di ascolto".
Giulia Caminito
"Volevo provare a utilizzare alcune cose della mia vita per costruire le figure del mio romanzo" ha detto la più giovane tra i finalisti, "alla fine mi sono imbattuta nella storia di una donna che ha lottato per ventotto anni per ottenere una casa popolare. Parlando con lei ho trovato il contesto ideale per ambientare la mia storia".
La storia è stavolta quella di una figlia, Gaia, che si trova a vivere addosso le aspettative che la generazione precedente ha riposto su di lei, ma Gaia sa che la sua lotta non porterà a nulla, sa che lei dovrà sgomitare più degli altri per ottenere probabilmente di meno. Questo è un romanzo dunque sul "confilitto intergenerazionale, su quello tra povertà e ricchezza, e sul rapporto madre-figlia" chiosa l'autrice.
Emanuele Trevi
A proposito del rimpianto come motore della scrittura, ha spiegato Trevi, "io non sono un nostalgico, per me conta il divenire ma il più grande rimpianto è che mentre viviamo le cose non ci rendiamo conto della grandezza umana di chi ci sta di fronte, altrimenti vivremmo in uno stato di perpetua meraviglia che non possiamo permetterci" e a proposito del tempo, che fa da sfondo, alla vicenda dei suoi protagonisti, due scrittori Rocco Carbone e Pia Pera, veri amici dell'autore e prematuramente scomparsi, uniti da un intenso legame di amicizia "noi cerchiamo di rappresentarcelo" spiega Trevi "ma solo i filosofi ne parlano, i luoghi sono le immagini del tempo. Solo dentro lo spazio riesco a percepire il tempo, a capire cos'è nel suo fluire incessante".
Andrea Bajani
Come si intuisce dal titolo "Il libro delle Case", protagonisti del libro, sono gli appartamenti, i luoghi e le case; non tanto i personaggi, ma il loro habitat. La storia di uomo, chiamato genericamente "Io" (dove il pronome diventa nome proprio) si delinea attraverso la descrizione delle case che occupa.
"Mi interessava descrivere" dice Andrea Bajani "non in tono nostalgico ma di commozione le diverse parti che abitano in noi e che inevitabilmente lasciamo indietro", ogni casa infatti "custodisce delle parti della nostra vita che hanno pari diritto di cittadinanza, anche se sembrano incoerenti con il resto della nostra vita. Parti che nel momento in cui le abbiamo vissute ci sembravano poter durare per sempre. La letteratura allora deve far questo, non ricomporre (o ridurre potremmo dire) il tutto ad 'unità, ma al contrario tenere insieme frammenti che devono restare differenti"
Donatella di Pietrantonio
"Si dice sempre che il tema ricorrente dei miei romanzi sia la maternità, io trovo invece sia il rapporto di sorellanza" ha spiegato la Di Pietrantonio. Questo interesse nasce da una mancanza reale di sorelle nella vita dell'autrice non adeguatamente colmata dai rapporti d'amicizia.
"Per quanto possano essere forti questi rapporti non sono mai indissolubili come quelli di sorellanza i quali, oltretutto, sono anche rapporti molto complessi. Mi divertivo a spiare la sorellanza delle mie amiche, le vedevo azzuffarsi violentemente per poi altrettanto lestamente fare pace. Adriana, (la sorella che appare in Borgo sud) è allora quello sguardo terzo che riesce a svelare la crisi del matrimonio della sorella"
Appuntamento dunque l'otto luglio quando, a Roma, verrà decretato il vincitore del Premio Strega 2021.
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